VENEZUELA

L’Onu chiede di evitare
il riaccendersi della violenza

Crisi venezuelana. Due dei mercenari arrestati dopo lo sbarco a La Guaira

 

Torna la paura di scontri e guerra civile in Venezuela dopo che le autorità locali hanno denunciato un tentativo di invasione marittima che sarebbe avvenuto domenica 3 maggio. A tal proposito oggi il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha messo in guardia dal rischio del riaccendersi della violenza nella crisi venezuelana.

Crisi venezuelana. Militari delle forze speciali venezuelane a La GuairaPur ammettendo di avere solo notizie in tal senso riportate dalla stampa di Caracas, il Palazzo di Vetro ha ribadito la propria contrarietà ad ogni possibile esclation di violenza nel paese indiolatino, già in preda ad una crisi economica e sociale che si trascina da oltre tre anni e che da oltre un anno vede un presidente eletto Nicolas Maduro ed uno autoproclamatosi Juan Guaidò darsi battaglia.

Stephane Dujarric, portavoce di Gueterres ha sottolineato: «Riteniamo che il modo per risolvere la crisi sia il dialogo politico e il pieno rispetto dei diritti umani».

Il presunto attacco via mare è stato denunciato da Nestor Revelor che ha parlato di «terroristi in arrivo dalla Colombia, a seguito del quale almeno otto persone armate sono morte in uno scontro con le forze di sicurezza venezuelane».

Da parte sua il presidente Nucolas Maduro, indebolito dalla vittoria in elezioni boicottate dalle opposizioni, ha riferito che le forze armate bolivariane hanno arrestato 13 «terroristi», inclusi due cittadini statunitensi descritti come «mercenari».

Gli arrestati sono accusati di aver partecipato a un presunto tentativo di «invasione marittima» orchestrato dai governi di Colombia e Stati Uniti.

L’inquilino di Palazzo Miraflores ha anche aggiunto che i due cittadini americani durante l’interrogatori successivo al fermo avrebbero confermato di lavorare per la Silvercop, una società statunitense che si occupa di sicurezza.

Fabrizio Di Ernesto

 

L’ANTEFATTO
Una taglia Usa sul presidente Maduro del 30 marzo 2020

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