GRAN BRETAGNA

Nonostante Johnson,
la Brexit è ancora lontana

 

Ad oltre tre anni da referendum del 23 giugno 2016 per portare la Gran Bretagna fuori dall’Europa ancora non si sa se la Brexit, già rinviata ed ora prevista per il 31 ottobre, avverrà e con quali modalità.

Dopo le dimissioni di Theresa May e l’investitura di Boris Johnson a premier tocca a quest’ultimo provare a scrive la parola fine su una storia che per certi versi sta assumendo i contorni di una farsa.

Pur sotto attacco dalle opposizioni e da una parte del suo stesso partito oggi il premier ha ottenuto una vittoria politica: i giudici dell’Alta Corte britannica hanno infatti definito legale la sospensione del Parlamento britannico per 5 settimane a partire dalla prossima. Tra due settimane però dovrebbe pronunciarsi la Corte Suprema che potrebbe riaprire la Camera.

Negli ultimi giorni intanto è tornata a farsi strada l’ipotesi di nuove elezioni politiche, con il primo ministro che vorrebbe si tenessero nella prima metà di ottobre, anche se le opposizioni pur favorevoli alle urne vorrebbero prima fosse certificato un nuovo rinvio di almeno duo o tre mesi per trovare finalmente un accordo con l’Unione europea.

Da segnale anche la posizione del Partito popolare scozzese (Snp), la cui leader Nicola Surgeon, punta a sfruttare pienamente il marasma politico che domina a Londra per massimizzare i consensi e convocare nel 2020 un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia quindi chiedere l’adesione all’Unione europea che vorrebbe andare al voto il prima possibile.

Il rischio di un’uscita senza accordo però rimane alto anche perché solo la Ue potrebbe concedere a Londra un’ulteriore dilazione della Brexit, ma diversi paesi sono contrari. Su tutti la Francia, anche ieri, giovedì 5, il ministro per gli Affari europei, Amélie de Montchalin, ha ribadito la contrarietà di Parigi ad uno slittamento che «non risolverebbe il problema» ventilando la possibilità che il presidente francese Emmanuel Macron possa porre il veto su un’eventuale decisione di posporre la Brexit.

Se la Ue rischia di complicare i piani di Johnson anche all’interno del suo stesso paese potrebbe trovare più di una difficoltà a far passare la propria linea.

L’appuntamento è ora fissato per lunedì 9 in vista del voto per una seconda mozione per lo scioglimento della Camera dei Comuni ed andare appunto al voto; la mozione può passare solo con un’ampia maggioranza, attualmente non preventivabile.

E in tutto questo caos i giorni passano ed ancora non si capisce bene se e quando il Regno Unito darà seguito alla volontà popolare e lascerà l’Unione europea.

Fabrizio Di Ernesto

Nella foto: il premier britannico Boris Johnson

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