BOLIVIA

Morales costretto a lasciare,
vuoto di potere a La Paz

 

Non si placano le tensioni in Bolivia dopo le dimissioni del presidente Evo Morales e l’asilo concessogli dal Messico, con il primo mandatario statunitense Donald Trump che ha parlato di «momento significativo per la democrazia».

A seguito delle dimissioni di Morales sono scoppiati disordini nella notte a La Paz e nella vicina El Alto

Negli ultimi giorni la capitale La Paz e la città di El Alto sono state al centro di ripetuti scontri, con atti di vandalismo e di violenza da parte di gruppi di militanti di entrambe le fazioni in conflitto, che hanno incendiato edifici e veicoli privati e pubblici, saccheggiando negozi e supermercati.

Un gruppo di uomini incappucciati ha anche occupato l’ambasciata del Venezuela, il cui presidente Nicolas Maduro ha sempre sostenuto Morales che da parte sua non mai riconosciuto il golpista Juan Guaidò.

Le dimissioni del presidente che aveva vinto per la quarta volta le elezioni, sebbene la costituzione varata da lui fissasse il limite in tre mandati, crea ora un pericoloso vuoto di potere nel paese tanto che lo stesso Morales ha chiesto ai suoi principali oppositori, Carlos Mesa e Luis Fernando Camacho, di «assumersi la responsabilità di pacificare il Paese e garantire la stabilità politica e la convivenza pacifica del nostro popolo», salvo definirli via twitter «cospiratori, razzisti e golpisti».

Attualmente la Bolivia è un paese di fatto «decapitato» dal momento che oltre a Morales si sono dimessi anche il suo vice Alvaro Garcia Linera, i presidenti di Senato e Camera e il primo vicepresidente della Camera Alta.

Tecnicamente, inoltre, le dimissioni del capo dello Stato saranno effettive solo quando ci sarà una loro approvazione da parte del Parlamento, ma per il momento non è calendarizzata nessuna riunione. Opportuno poi ricordare che il partito di Morales, il Movimento al socialismo (Mas) ha il controllo dei due terzi sia del Senato (25 membri su 36) sia della Camera (88 su 130), e quindi potrebbe bloccare tutti i lavori e mantenere di fatto Morales alla presidenza.

A livello internazionale, c’è grande la preoccupazione per gli eventi con numerosi appelli alla moderazione e al rispetto della Costituzione rivolti alle parti in conflitto da parte di Onu, Osa, Unione europea e Cina. Alcuni paesi tra cui Russia, Messico, Uruguay, Venezuela e Cuba e vari organismi internazionali, su tutti l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America (Alba) non hanno esitato a definire un «colpo di Stato» l’obbligo di rinuncia imposto a Morales con il contributo decisivo dei militari.

Fabrizio Di Ernesto

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