RUSSIA

Natalia Fileva e la lunga scia
di morti eccellenti

 

In Russia, se sei un giornalista o peggio un «biznesman», come i russi chiamano gli uomini d’affari, difficilmente muori di vecchiaia. Questa volta è toccata a Natalia Fileva, morta in un incidente aereo, una delle donne più ricche della federazione russa. La Fileva era la comproprietaria della Siberian Airlines. Cinquantacinquenne, dinamica e dal fiuto per gli affari alla maniera russa, aveva il pacchetto di controllo della seconda compagnia aerea russa. È stranamente morta nello schianto del suo aereo mentre si preparava ad atterrare all’aeroporto di Egelsbach, vicino a Francoforte. Nell’incidente sono morti anche il pilota e un altro passeggero. L’aereo proveniente da Cannes, in Francia, quando è scomparso dai radar.

Non si conoscono le cause del disastro aereo ma le autorità russe e quelle tedesche, oltre agli organismi di controllo dei velivoli hanno aperto altrettante inchieste. Natalia Fileva lascia un patrimonio stimato di oltre 600 milioni di dollari. Comproprietaria della Siberia Airlines, nota anche come S7, la più grande compagnia aerea russa dopo Aeroflot: con i suoi 96 aerei collega con voli domestici 181 città in 26 Paesi. Recentemente si era avvicinata ai trasporti aerospaziali. Ma la Fileva aveva fatto crescere la S7 rapidamente e sempre ostacolata in ogni modo da una parte dell’establishment istituzionale interno.

La lunga scia di sangue parte da molto più lontano ma giusto per iniziare da qualche parte, cominciamo con l’agosto 2002: un deputato della Duma russa, Vladimir Golovlev, liberale, viene trovato morto ammazzato di fronte alla sua casa di Mosca. Prima di lui era toccato ad altri sei politici di rilievo, fra cui, nel 1998, la liberale Galina Starovoitova, strenua oppositrice della guerra in Cecenia.

Nell’aprile 2003, assassinato un altro deputato liberale della Duma, Sergej Jushenkov, colpito da numerosi proiettili al petto, davanti a casa sua. Jushenkov apparteneva allo stesso partito, Russia Liberale, di Golovlev. Sostenitore di riforme di libero mercato, Jushenkov era in trattativa per un finanziamento di Boris Berezhovskij, magnate russo, oppositore del gruppo di potere di Vladimir Putin.

Era luglio del 2003 quando muore in ospedale, di una malattia sconosciuta, il deputato liberale, nonché giornalista investigativo, Yuri Shchekochikhin. Aveva pubblicato un libro sugli informatori del Kgb ai tempi dell’Urss. Prima di ammalarsi improvvisamente, era in procinto di partire per gli Stati Uniti per incontrarsi con agenti dell’Fbi. Oppositore di Vladimir Putin e del partito dei «siloviki» (ex ufficiali dei servizi segreti).

Nell’autunno dello stesso anno, ad Ottobre, un personaggio viene risparmiato, il miliardario Michail Khodorkovskij, fondatore e presidente della compagnia petrolifera Yukos, oppositore di Putin e mecenate dell’opposizione liberale, viene improvvisamente arrestato in un aeroporto siberiano con un’operazione delle teste di cuoio. Rimarrà in carcere per dieci anni, dopo un processo di dubbia regolarità. La sua compagnia petrolifera viene smembrata e assorbita dallo Stato. Si ventila abbia pagato per avere salva la sua vita ed accettare la prigionia.

Nel luglio 2004 tocca al giornalista Paul Klebnikov, direttore dell’edizione russa della rivista Forbes, viene assassinato con quattro colpi di pistola di fronte alla sua redazione, a Mosca. Aveva appena aperto l’edizione russa del suo giornale di alta finanza, con servizi che denunciavano la corruzione del sistema.

Invece nell’ottobre del 2006: viene assassinata, a colpi di pistola, Anna Politkovskaja, liberale, molto critica nei confronti di Putin, autrice di numerosi reportage sulle atrocità commesse dai russi nella guerra in Cecenia portando prove circa le atrocità commesse anche ad alti livelli e coperte dal leader pro-russo Ramzan Khadirov e dallo stesso Vladimir Putin.

Un’altro morto in ospedale nel novembre 2006, a Londra termina la sua esistenza l’ex agente segreto Alexander Litvinenko. La diagnosi è: sindrome acuta da radiazioni, il famoso polonio 210 versato nel tea.

Poi tocca, nel gennaio 2009, ad Anastasia Baburova e ad Stanislav Markelov. La Baburova era una giornalista investigativa, Markelov l’avvocato del giornale, entrambi uccisi per le strade di Mosca per la loro attività di denuncia dei crimini commessi durante la guerra cecena.

La legge del contrappasso è toccata a luglio 2009 a Natalia Estemirova, giornalista che indagava sulle sparizioni sospette di dissidenti, viene infatti rapita e assassinata a Grozny, capitale della Cecenia.

Pochi mesi dopo, era novembre, muore in carcere, Sergei Magnitskij, funzionario dell’azienda americana Firestone Duncan. Aveva avuto il coraggio di denunciare la tremenda corruzione delle aziende di Stato. Morto, senza aver avuto un processo, ufficialmente per arresto cardiaco.

Nel marzo 2013 muore il miliardario Boris Berezhovskij viene ritrovato senza vita nella sua casa di Londra. Berezovskij, si sarebbe ufficialmente suicidato. Era un magnate tra i più ricchi e potenti della Russia, ex professore di matematica, aveva iniziato la sua carriera comprando e vendendo auto dismesse dallo Stato, arrivando ad acquisire un importante canale televisivo e partecipazioni in moltissime società energetiche.

Saltiamo diversi anni e tanti morti ed arriviamo al 16 aprile 2018 Maksim Borodin, giornalista russo si sarebbe suicidato, gettandosi dal balcone di casa, mentre conduceva un’inchiesta sulla corruzione legata al Cremlino. Il 2 agosto 2018 è toccato ad altri tre giornalisti, Orkhan Dzhemal, Aleksandr Rastorguev e Kirill Radchenko che indagavano sulla corruzione e sui problemi legati ai foreign fighters russi in Nigeria. Vladimir Kara-Murza dal 3 aprile è ricoverato, in fin di vita, per avvelenamento da sostanze radioattive come l’ex spia russa, oppositore di Putin, Litvinenko.

Questa lista sarebbe molto più lunga. La parola chiave che lega tutte queste morti è Kgb, anche se il Kgb ha terminato di esistere il 6 novembre 1991. Questa data è quella del decreto presidenziale di cessazione delle operazioni di questa importante agenzia federale di organizzazione dei Servizi Segreti e della Polizia Segreta. Infatti poco prima il Kgb aveva tentato un colpo di stato ai danni del Presidente Michail Gorbačëv nel tentativo di fermare la famosa Perestroika.

Gorbačëv scoprì appena in tempo i piani del Kgb e lo chiuse. Ma le strutture interne ed etere restarono e si trasformarono nelle più snelle e moderne Fsb per l’interno e Svr per l’estero. Vladimir Putin è stato direttore del sevizio Fsb fino al 1999 quando Boris El’cin, detto l’Orso, allora Capo di Stato, lo chiamò a ricoprire la carica di Primo Ministro della Federazione russa.

Con le dimissioni dell’Orso, Putin dapprima ebbe un’incarico pro-tempore e poi partecipò alle elezioni, che vinse per due mandati che la norma allora prevedeva come durata massima. Putin allora affidò il potere, mettendo in moto la sua macchina organizzativa, ad un suo fedelissimo, Dimitrij Medvedev. Medvedev, raggiunto il potere nomino Primo Ministro. Giusto il tempo per cambiare la norma sulla durata massima degli incarichi e sulle eleggibilità e ce lo ritroviamo ancora in sella, fino ad oggi.

Ci vuole fegato per fare il giornalista a Mosca o pensare di fare affari con i russi. Si va bene, si rischia di diventare ricchi ma a volte ci si rimette in salute. Queste sono le prove.

Lino Rialti

Nelle foto di copertina i resti dell’aereo caduto il 1 aprile 2019 sulla quale viaggiava Natalia Fileva. In altro la Fileva, comproprietaria della Siberian Airlines.
Al centro: una ragazza depone fiori sul luogo in cui nell’ottobre del 2006 fu assassinata la giornalista Anna Politkovskaja.
Sopra: l’ex spia russa Alexander Litvinenko, attende la morte nel suo letto d’ospedale, dopo l’avvelenamento da polonio radioattivo.

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