ISRAELE

Il Mossad dietro l’accordo
con gli Emirati Arabi Uniti

Israele Emirati Arabi Uniti, il lavoro del Mossad dietro l'accordo

 

L’accordo tra Israele Emirati Arabi Uniti per la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi continua ad offrire interessanti spunti. Sembra infatti emergere un ruolo di primo piano svolto dal Mossad, il servizio segreto di Tel Aviv nell’accordo.

L'accordo Israele Emirati Arabi Uniti con la regia della Casa BiancaAd ufficializzarlo il premier sionista Benyamin Netanyhu che ha pubblicamente ringraziato il capo del Mossad, Yossi Cohen, per «l’assistenza» prestata per arrivare all’intesa che ha portato al terzo Trattato di pace – come ha detto il primo ministro – con un paese arabo, dopo Egitto e Giordania.

Non è un mistero che Cohen abbia più volte segretamente visitato negli ultimi tempi Abu Dhabi con l’obiettivo di arrivare alla normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi e che sia stato lui l’uomo di punta israeliano per costruire l’accordo.

La cooperazione tra i due paesi nella lotta al coronavirus sembra essere stata il volano di quella successiva, visto che nel testo dell’accordo – reso noto dalla Casa Bianca regista dell’operazione – è espressamente scritto che Israele ed Emirati «allargheranno e accelereranno la cooperazione per le cure e per lo sviluppo di un vaccino».

I media hanno ricordato come sia stato proprio il Mossad ad aver organizzato l’invio di rifornimenti medici agli Emirati dopo lo scoppio della pandemia. L’intesa poi elenca con estrema precisione i campi di azione sui quali saranno gli accordi bilaterali tra Israele ed Emirati e tra questi c’è quello molto sensibile della «sicurezza».

Entrato in carica come capo del Mossad a fine 2015 con l’obiettivo, disse, di «fornire al paese una buona intelligence in maniera tranquilla, umile e sicura» Yossi Cohen in questi anni è stato una sorta di pendolare discreto con i paesi arabi incontrando spesso rappresentanti degli Emirati, dell’Arabia Saudita, del Qatar come anche quelli di Giordania ed Egitto.

L’obiettivo palese ora è che all’accordo con Abu Dhabi seguano presto altre nazioni, a partire dall’Oman per proseguire con il Bahrein, senza dimenticare il regno saudita.

L’accordo ha acuito ancora di più le posizioni tra mondo sunnita e mondo sciita con il primo che sembra ormai aver abbandonato quasi definitivamente la questione palestinese.

La presa di posizione di Erdogan 

L’unica voce di dissenso nel mondo sunnita all’accordo Israele Emirati Arabi Uniti è infatti stata quella del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che da un lato punta ad accreditarsi come riferimento del mondo sunnita ma dall’altro ha da tempo ripreso i rapporti con Israele dopo l’episodio della Freedom flottilia del 2010.

In merito all’accordo l’uomo forte di Ankara ha infatti sottolineato: «Ho dato istruzioni al nostro ministro degli Esteri. Gli ho detto che potremmo sospendere le relazioni diplomatiche con il governo di Abu Dhabi o richiamare il nostro ambasciatore», per il Sultano l’accordo rappresenta «una deleteria frattura nel fronte arabo-islamico a discapito della causa palestinese».

Contro l’accordo Israele Emirati Arabi Uniti, oltre ai palestinesi, si è scagliato tutto il mondo sciita, Iran, Hezbollah ed Hamas; non a caso tutti invisi agli Usa e non troppo amati nemmeno nel resto del mondo islamico.

Per il mondo sciita infatti accordi di questo tipo sono impensabili poiché significano riconoscere l’esistenza dello stato ebraico ed il suo diritto ad esistere e difendersi ed il tradimento della causa palestinese.

Fabrizio Di Ernesto

 

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