LE ELEZIONI IN IRAN

Nelle urne vince l’astensione,
seguono i conservatori

Iran: manifesti elettorali per le elezioni politiche del 26.2.2020

 

Astensione, questo il vero vincitore delle elezioni parlamentari in Iran che hanno visto rimanere a casa circa il 60% degli aventi diritto. Mai nella Repubblica islamica si era registrato un tasso di votanti così basso.

Iran: donne in fila al seggio per le elezioni politiche del 26.2.2020Diversi i motivi che spiegano i motivi di questi numeri: in primis la paura per il corona virus, nel paese già registrati una decina di morti tanto che le autorità avevano invitato i votanti a portarsi le penne da casa e a non mettere il dito nell’inchiostro per registrare la loro presenza alle urne.

C’è poi la crisi politica che ha colpito il paese nei mesi scorsi che ha dato vita a numerose proteste di piazza ed alla riposta ferma da parte delle autorità; l’abbattimento da parte della contraerea iraniana in gennaio del Boeing ucraino con a bordo 145 persone nel momento di massimo scontro politico e diplomatico con Washington, ed infine la crisi economica causata dalle sanzioni Usa, ma non solo, che ha prodotto un forte aumento nel prezzo della benzina.

Ad avvantaggiarsi della scarsa affluenza, come da copione, i conservatori e fondamentalisti dell’Usulagaran che hanno conquistato oltre 2/3 dei seggi disponibili, secondo i dati diffusi dal governo di Teheran 221 su 290, un dato destinato ad aumentare con i 14 ballottaggi in programma il prossimo 17 aprile. Grandi sconfitti i riformisti che hanno conquistato appena 16 seggi mentre gli indipendenti 34.

A livello personale grande successo per Mohammad Bagher Qalibaf, ex generale dei Pasdaran ed ex sindaco della capitale; secondo gli analisti la sua affermazione è solo il preludio alla corsa verso la presidenza del Parlamento prima e a quella della Repubblica come successore di Hassan Rohani, il cui mandato scadrà il prossimo anno.

Commentando i risultati la Guida suprema Ali Khamenei, ha accusato i media stranieri di avere influito sul livello di partecipazione con una campagna per scoraggiare gli elettori dal recarsi alle urne, usando anche la paura per il coronavirus. «Gli stranieri – ha affermato – hanno messo in atto una massiccia propaganda negativa attraverso vari modi per minare la partecipazione popolare e solo due giorni prima delle elezioni i loro media hanno cercato di convincere la gente a non votare con il pretesto della diffusione di un virus».

Per l’Iran si apre ora un anno molto complicato in vista delle presidenziali del 2021, con un Parlamento in mano ai riformisti ed un governo moderatamente riformista, il paese rischia uno stallo politico che potrebbe isolare ancora di più Teheran a livello internazionale con il conflitto tra Turchia e Siria che potrebbe obbligare la Repubblica islamica ad un ulteriore sforzo economico e militare in questo momento difficile da supportare per le casse degli ayatollah.

Fabrizio Di Ernesto

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