CESARE BATTISTI

Il mancato regalo
del Brasile all’Italia

 

Ancora una volta le aspettative italiane di assicurare l’ex terrorista rosso Cesare Battisti alla giustizia appaiono svanire. Ora che il Brasile si era finalmente deciso ad estradarlo, il militante dei Proletari armati per il Comunismo ha ormai fatto perdere le tracce.

Condannato per quattro omicidi commessi negli anni Ottanta, dopo molti gli anni trascorsi in una dorata latitanza in Francia, quando la sinistra radicale chic d’oltralpe non era più in grado di proteggerlo, Battisti era stato «affidato» alla tutela del governo brasiliano guidato dal Partido dos Trabalhadores (Pt) di Inácio Lula da Silva.

Nel 2009 la richiesta di estradizione avanzata dal governo italiano era stata accolta dal Supremo Tribunale Federale (Stf), ma l’ultima parola spettava al presidente della Repubblica. E come ultimo atto del suo secondo mandato, un momento prima di lasciare l’incarico alla delfina Dilma Roussef, il presidente Lula negò l’estradizione. Trascorsi sei anni la Roussef venne deposta per impeachment e sostituita dal vice Michel Temer. L’esponente del Mdb, partito alleato del Pt, si era guardato bene dal modificare la scelta di Lula. Fino al 14 dicembre di quest’anno.

Diciasette giorni prima della scadenza del mandato e con il nuovo presidente eletto Jair Bolsonaro, in carica dall’1 gennaio 2019, che aveva annunciato fin dalla campagna elettorale l’immediata estradizione di Barristi, come regalo all’Italia, Temer ha cambiato idea e ha dato via libera al presidente del Supremo Tribunale Federale Luiz Fux a procedere con l’estradizione del pluriomicida italiano.

Forse con questa mossa, lo scialbo, non ricandidato e non rimpianto Temer, ha pensato di rubare la scena al suo successore, ma l’ex terrorista aveva già mangiato la foglia, rendendosi irreperibile.

La Polizia Federale (Pf) brasiliana si è recata nel suo ultimo domicilio conosciuto nella cittadina di Cananéia, nello Stato di San Paolo, ma non ha naturalmente trovato traccia di Battisti. I funzionari della polizia italiana volati in Brasile sono così rimasti con le mani in mano.

Il Direttore generale della Pf Rogério Galloro ha riferito di aver fatto eseguire 32 operazioni di polizia per tentare di acciuffare il fuggitivo, di aver fatto interrogare l’ex moglie e gli amici di Battisti e di aver diffuso un identikit contenente 20 possibili travestimenti con i quali il latitante potrebbe essersi camuffato. Incalzato dalla stampa Galloro è infine sbottato, ricordando che la Polizia Federale ha arrestato Battisti ben tre volte, ma ogni volta è stata costretta a rilasciarlo.

Così il primo gennaio Bolsonaro sarà presidente ma difficilmente riuscirà a fare all’Italia l’annunciato regalo.

Vincenzo Fratta

 

Nella foto sopra i tre presidenti del Brasile protagonisti del «tira e molla» sull’estradizione del pluriomicida italiano: Jair Bolosonaro, Michel Temer e Inácio Lula da Silva. In copertina: otto dei venti identikit di Cesare Battisti realizzati dalla Polizia Federale brasiliana.

 

Lascia un commento