AMBIENTE

La lobby del Glifosato
vince ancora

 

Il Glifosato sarà utilizzato per altri cinque anni. La commissione Ue ha votato a favore del rinnovo dell’autorizzazione del potente e pericoloso erbicida. Quindi, per un altro quinquennio continueremo a ritrovarcelo nei cibi e nelle bevande. La Germania ha ceduto alle lusinghe delle lobby e ha dato parere favorevole e così ha spostato gli equilibri portando l’ago della bilancia verso i favorevoli che sono stati 18 paesi, 9 contrari, 1 astenuto. L’Italia e la Francia hanno tenuto con fermezza il punto ma sono rimaste in minoranza. Il commissario Ue alla salute Vytenis Andriukaitis ha espresso soddisfazione per la coesione dimostrata quando si è trattato di «condividere ed accettare la responsabilità collettiva nel processo decisionale».

Dall’altra parte gli ambientalisti ed i membri della coalizione europea Stop Glyphosate hanno manifestato ed espresso il disappunto e la rabbia per questa decisione pericolosa che ignora evidenze scientifiche e privilegia interessi economici a discapito della salvaguardia della salute umana e di tutto l’ecosistema. Il Glifosato, l’erbicida sistemico totale più diffuso al mondo, è stato al centro di molti studi clinici ed epidemiologici che ne hanno mostrato la tossicità ed una «probabile cancerogenicità».

Prima del voto, le posizioni di molti Stati membri non erano definite e, l’ipotesi ritenuta più probabile, era di autorizzare l’uso della sostanza chimica solo per altri tre anni e con l’aggiunta di forti limitazioni. L’Italia e la Francia capeggiavano la fronda dei contrari ed intransigenti. La Germania sembrava propendere per le posizioni italiane e francesi. Così ci si era illusi che il gruppo dei contrari sarebbe stato rafforzato dal peso del voto tedesco. L’Italia, come ha affermato dal Ministro per le Politiche Alimentari e Forestali Maurizio Martina, ha votato contro il rinnovo «perché siamo convinti che l’utilizzo di questa sostanza vada limitato. L’Italia già adotta disciplinari produttivi che limitano l’uso del glifosato a soglie inferiori del 25% rispetto a quelle definite in Europa al fine di portare il nostro Paese all’utilizzo zero del glifosato entro il 2020».

Insomma si poteva trovare una soluzione rapida di uscita dal glifosato, che salvaguardasse la salute e la sicurezza. Chi si è da sempre battuto per il rinnovo sono quasi tutti i paesi dell’Est. Il Parlamento europeo, ad ottobre, aveva già approvato una raccomandazione con la quale si esortava ad applicare il limite dei tre anni per l’uso che includeva il tempo necessario all’eliminazione delle scorte. Il Glifosato era stato inserito dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul Cancro (Iarc) tra i prodotti considerati «probabilmente cancerogeni» e l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc) ha certificato che «In laboratorio il Glifosato provoca danni genetici e stress ossidativo», tanto da considerarlo trai «possibili cancerogeni».

Lino Rialti

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