ECUADOR

Gli indigeni la spuntano
e il governo fa marcia indietro

 

Dopo più di dieci giorni di proteste, iniziate lo scorso primo ottobre, che hanno causato 8 morti, 1500 feriti ed oltre 1300 arresti, in Ecuador il governo del presidente Lenin Moreno ha deciso di revocare un decreto che stabiliva l’azzeramento dei sussidi al combustibile premiando così gli indigeni che per primi erano scesi in piazza seguiti poi da studenti e lavoratori.

Non appena il primo mandatario ha ufficializzato la sua decisione per le strade di Quito, da cui il governo era stato costretto ad allontanarsi, è esplosa la gioia della popolazione e dei membri della Confederazione delle nazionalità indigene in Ecuador (Conaie). Nelle proteste aveva svolto un ruolo di guida anche l’ex presidente Rafael Correa, attualmente in Belgio perché accusato di corruzione.

Le proteste erano nate dopo che il governo, per ottenere un prestito da 4,2 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale (Fmi), aveva imposto al governo di Moreno misure ultraliberiste tra cui appunto l’azzeramento dei sussidi sui combustibili e tagli allo stato sociale.

L’accordo tra le parti è stato facilitato dall’intermediazione dell’Onu e della chiesa cattolica locale che avevano duramente criticato l’eccessivo ricorso alla violenza fatto dalle forze di sicurezza per sedare le proteste.

La base di partenze per trovare un accordo da cui le parti inizieranno a lavorare già da oggi prevede da parte del presidente Moreno la revoca del decreto 883 e dall’altra la definizione consensuale di una qualche misura capace di contribuire al risanamento dei conti pubblici. Intano però è stato revocato lo Stato d’emergenza ed il coprifuoco e la sospensione immediata delle manifestazioni.

Il bilancio delle proteste, come già detto sopra, parla di diversi morti e numerosi feriti ed arresti, tra questi figurerebbero anche 57 cittadini stranieri. Dei circa 1500 feriti, circa un terzo ha richiesto cure mediche.

Fabrizio Di Ernesto

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