ERITREA

Asmara dichiarata
patrimonio dell’Umanità

 

Durante la sessione dell’Unesco in corso a Cracovia, la capitale dell’Eritrea Asmara è stata dichiarata patrimonio dell’umanità. La «Città modernista dell’Africa» diviene così il primo sito Unesco nel Paese del Corno d’Africa. Per l’ingegner Medhanie Teklemariam, responsabile dell’Asmara Heritage Project, il prestigioso riconoscimento internazionale «è un grande risultato per gli eritrei in particolare e per il continente africano in generale, perché riduce la sottorappresentanza del patrimonio moderno dell’Africa nell’elenco del Patrimonio mondiale».

Ad Asmara convivono infatti varie forme d’architettura: dal modernismo e dal razionalismo italiani novecenteschi, allo stile più turchesco ed orientaleggiante ottocentesco, passando per tutto quello che c’è nel mezzo. Certe infrastrutture ed opere, come il Fiat Tagliero o il Cinema Impero, sono note in tutto il mondo, perfettamente conservate, e a buon diritto meritano la considerazione dell’Unesco.

Primo centro di colonizzazione italiano in Africa, Asmara era considerata da Mussolini la «Piccola Roma», centro amministrativo della sua Africa Orientale Italiana. Nell’ex colonia italiana, tutt’oggi punteggiata da insegne nella nostra lingua, gli architetti dell’epoca fascista riportarono lo stile razionalista del Ventennio reinterpretandolo liberamente. Sono nati così edifici come la stazione di servizio Fiat Tagliero, inno al futurismo con la sua forma d’aeroplano e le due ali autoportanti, i cinema Impero e Roma in stile art deco.

La ex Capitale coloniale non solo è sopravvissuta ai 30 anni di guerra civile (1961-1991) di indipendenza dall’Etiopia, nei quali ad esempio è andata distrutta Massaua, ma in qualche modo ha saputo ergersi a simbolo di un passato in qualche modo migliore del periodo che è seguito. Al punto che, una volta conquistata la libertà, con una struttura urbana sostanzialmente intatta, al netto dell’incuria e dell’omessa manutenzione, il governo eritreo ha subito pensato a salvaguardare il centro storico e al contempo a vietare nuove costruzioni. Nei primi anni Duemila, arriva il primo accordo con la Banca Mondiale per la conservazione dei beni culturali e già nel 2005 la richiesta di accesso alla tentative list dell’Unesco per i circa 4.300 edifici contenuti in 380 ettari di area urbana. Nel 2016 la domanda formale, con annesso dossier alla preparazione del quale ha fortemente contribuito l’ambasciata italiana locale, con le traduzioni dei documenti storici.

Vincenzo Fratta

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