RIO DE JANEIRO

I delfini Boto Cinza
decimati da un’epidemia

 

Dalla metà di dicembre nelle acque della baia di Sepetiba, una zona costiera una settantina di chilometri a sud-ovest di Rio de Janeiro, si sta verificando una grave moria di una specie di delfino, chiamato in Brasile Boto Cinza.

La specie coinvolta è la sotalia marina (Sotalia guianensis), un cetaceo odontocete poco conosciuto dalle nostri parti e non solo. Le morti sarebbero più di cento e l’ipotesi più probabile è che si tratti di una epidemia virale o batterica, che sta mettendo in pericolo l’intera popolazione.

Si stima infatti che nelle acque della baia brasiliana ne sopravvivano soltanto 800 esemplari (erano 2.500 venti anni fa), ciò significa che ne è scomparso più del 10 percento in un mese. «Non avevamo mai visto una cosa del genere, è una tragedia», ha sottolineato Leonardo Flach, biologo e coordinatore dell’Istituto Boto Cinza di Mangaratiba, che sta conducendo le idagini. «Ogni giorno troviamo quattro o cinque carcasse di delfino. Un giorno troviamo maschi adulti e il giorno dopo femmine e cuccioli, la maggior parte sono magri e con lesioni cutanee profonde», ha aggiunto con rammarico lo studioso.

Poiché questi cetacei conducono una vita gregaria, le epidemie possono diffondersi rapidamente e produrre una vera e propria strage, esattamente come sta avvenendo adesso. Una situazione simile si è registrata anche con le megattere nell’Oceano Atlantico, anche se con numeri inferiori. Gli studiosi, che stanno analizzando in laboratorio le ossa, i tessuti e il sangue dei delfini morti per individuare l’agente patogeno responsabile, si augurano che la situazione faccia classificare la sotalia marina come specie minacciata di estinzione, così da poter intervenire con misure di tutela e protezione mirate. Se la moria proseguirà, sostiene Flach, si potrebbe persino pensare a un trasferimento degli esemplari sopravvissuti. Le sotalie marine sono delfini oceanici, ma non disprezzano le acque salmastre e le acque dolci, che risalgono passando attraverso gli estuari.

Vincenzo Fratta

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