LA GUERRA DEI DAZI

Da Washington due settimane
di proroga a Pechino

 

Non aumenteranno più l’1 ma il 15 ottobre le tariffe a carico di merci d’importazione cinese dal valore complessivo di 250 miliardi di dollari. La proroga è stata annunciata ieri, 11 settembre, dal presidente Usa Donald Trump che ha parlato di «gesto di buona volontà» giunto in risposta ad una richiesta avanzata dal vicepresidente cinese Liu He. Probabilmente la scelta serve anche a rendere più armoniosi i negoziati tra i due paesi previsti per l’inizio di ottobre. I nuovi aumenti dovrebbero portare i dazi su alcune importazioni cinesi dal 25 al 30%.

Il governo cinese da parte sua ha diffuso i primi elenchi delle merci statunitensi esenti per un anno da questo nuovo aumento. Tra questi prodotti farmaceutici antitumorali, erba medica, farina di pesce, pesticidi, alcuni lubrificanti e alcuni ingredienti per l’alimentazione animale.

I dazi imposti dall’inquilino della Casa Bianca stanno ovviamente avendo ripercussioni sulle economie di entrambi i paesi. L’export e l’import della Cina verso gli Stati Uniti ad agosto sono infatti crollati del 16% e del 22,4% su base annua, pur generando un surplus di 26,95 miliardi di dollari (31,05 miliardi ad agosto 2018).

Il paradosso dei dazi è più marcato nei primi 8 mesi dell’anno: il saldo di Pechino con Washington è positivo195,45 miliardi (+0,4% export e -4,6% import) e fa addirittura meglio dei 192,64 miliardi dello stesso periodo del 2018.

Secondo l’Institute of International Finance (Iff), Pechino si è giovata delle restrizioni imposte da Washington avvicinandosi all’Europa e alle altre economiche asiatiche.

Secondo l’agenzia di rating Moody’s la politica di Trump nei confronti della Cina sta penalizzando gli Usa che hanno già perso 300mila posti e rischiano di perderne fino a 900mila entro la fine del prossimo anno se questo trend dovesse proseguire.

Secondo Moody’s Analytics, la guerra dei dazi scatenata da Trump ha già messo in difficoltà numerose aziende a causa degli aumenti e la mancata creazione di posti di lavoro. I settori maggiormente colpiti sono il manifatturiero, lo stoccaggio, la distribuzione e il retail.

Fabrizio Di Ernesto

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