Si tratterebbe di un contagio dovuto ad un errore umano: un tecnico di un laboratorio cinese che studia armi batteriologiche si sarebbe infettato involontariamente. Da lì, il contagio.
Altro che coronavirus da pipistrelli e serpenti. E le vittime non sarebbero affatto 41, ma già diverse migliaia in tutto il territorio cinese circostante la città di Wuahn.
A riferirlo un ex ufficiale dell’intelligence militare israeliana, Dany Shoham, esperto di guerra batteriologica, che ha rivelato che a Wuhan c’è un laboratorio collegato al programma segreto di armi chimiche finanziato da Pechino.
La notizia inquietante, come sta ormai rimbalzando nelle agenzie internazionali, è la conferma che questo è l’unico laboratorio al mondo situato su terreno continentale. Gli altri, presumibilmente anche statunitensi e americani, si trovano ubicati su isole proprio per evitare disastri dovuti a fughe batteriologiche involontarie.
Il dato più allarmante diramato a seguito della confessione di Shoham, è che le città paralizzate sono già tredici e parte della Grande Muraglia risulta invalicabile per motivi di sicurezza, con quarantena di 56 milioni di persone, tra cui anche diversi italiani.
La stessa velocissima costruzione di un ospedale sul posto farebbe presupporre una situazione gravissima, non certamente sotto controllo. E la facilità di spostamento delle persone, al giorno d’oggi, crea una sottile linea di congiunzione fra tutti i paesi del globo, non risparmiando davvero nessuno dal pericolo di una nuova, seppur non voluta, mortale guerra batteriologica.
Carmine D’Urso