FRANCIA

Il Franco Fca, la moneta
coloniale di Macron

 

L’attrito tra Italia e Francia è forte. L’accusa del Governo italiano alla Francia di sfruttare ancora in qualche modo le sue ex-colonie colpisce nel tenero, dove fa male, i nostri cugini d’oltralpe. L’Africa è ancora terra di conquista, senza dubbio. Tutti pescano, soprattutto non solo figurativamente, in quel ricchissimo mare. Tutti fanno affari con i paesi africani, ora, per esempio la fa da padrone il neo-colonialismo cinese. Molti stati europei e non solo vengono a patti con governi e dittatori africani che troppo spesso vengono foraggiati, finanziati e mantenuti al comando per ragioni di comodo e di puro tornaconto.

Il ruolo della compagnie minerarie. Un significativo esempio è rappresentato da miriadi di compagnie minerarie che partono da varie parti del mondo, anche dalla lontana Australia ma dalla Cina, dalla Federazione Russa, dall’India, per cercare minerali e materie prime. L’oro è in Mali, in Ghana ed in Burkina Faso.

In un caso una primaria azienda australiana è riuscita, corrompendo i militari al governo, a far allontanare, da un vasto territorio, spalleggiati dall’esercito regolare, oltre diecimila cercatori che praticamente a mani nude, oramai da anni, scavavano pozzi profondi anche 60 metri e larghi poco più di 80 centimetri. Questi disperati si calavano da anni alla ricerca del prezioso minerale. La scusa è stata che questa azienda ha ottenuto i permessi alla perforazione e che questi cercatori svolgevano abusivamente il loro mestiere. Poi è stato anche detto che siano stati allontanati per il loro bene. In quei pozzi spesso morivano ricoperti dai detriti o bruciati dal cherosene usato per incendiare i pozzi al fine di sfaldare la roccia.

Questo è solo un esempio di quanto può essere delicata la situazione e quanto siano senza scrupoli, ancora oggi, aziende e intere nazioni che considerano terra di conquista l’intero continente africano. L’importante è estrarre e portar via materie prime lasciando poco o nulla ai locali ma devastando un territorio sempre più deturpato ed impoverito. Da qui il processo migratorio che conosciamo. Popoli senza speranza si accalcano lungo le sponde del mediterraneo nella speranza di sfuggire da una situazione senza speranza. Almeno sin quando le cose andranno avanti così come vanno adesso.

Il Franco delle colonie d’Africa. La Francia, potenza coloniale di prim’ordine, ha da sempre drenato, in buona compagnia di tanti altri stati europei, risorse da questo continente e soprattutto dalle sue 16 colonie. Il Franco Fca (Franco delle Colonie d’Africa) è un retaggio dell’era coloniale. Un mezzo inventato per mantenere il controllo e per far pagare i debiti coloniali «contratti» con l’ex colonizzatore. Negli ultimi 50 anni, in 26 paesi africani si sono verificati 67 colpi di stato, il 61% nei 16 paesi francofoni.

La Francia ha senza dubbio grandi responsabilità, almeno in quei paesi. Alla fine degli anni 50 e 60 del secolo scorso, molte colonie iniziarono il processo di distacco dalla Francia. I francesi, che non potevano opporsi, però minacciarono, se allontanati, di demolire e distruggere tutte le infrastrutture costruite nel periodo coloniale o, in alternativa, chiesero cifre esorbitanti quale indennizzo per gli investimenti effettuati dal colonizzatore.

La storia dell’affrancamento del Togo è sicuramente d’aiuto per la comprensione dell’interesse francese per l’Africa. Sylvanus Olympio, il primo presidente eletto della Repubblica del Togo, un piccolo paese in Africa occidentale, trovò una soluzione a metà strada con i francesi. Non voleva che il suo paese continuasse ad essere un dominio francese, perciò rifiutò di siglare il patto di continuazione della colonizzazione proposto da De Gaule, tuttavia si accordò per pagare un debito annuale alla Francia per i cosiddetti benefici ottenuti dal Togo grazie alla colonizzazione francese. Era l’unica condizione affinché i francesi non distruggessero tutto.

Il ricatto del «debito coloniale». Tuttavia, l’ammontare chiesto dalla Francia era talmente elevato che il rimborso del cosiddetto «debito coloniale» si aggirava al 40% del debito del paese nel 1963. La situazione finanziaria del neo indipendente Togo era veramente instabile, così per risolvere la situazione, Olympio decise di uscire dalla moneta coloniale francese, il franco Fca e iniziò le procedure per il conio di una moneta propria del suo paese. Il 13 gennaio 1963, tre giorni dopo aver iniziato a stampare la moneta nazionale, uno squadrone di soldati appoggiati dalla Francia uccise il primo presidente eletto della neo indipendente Africa. Olympio fu ucciso da un ex sergente della Legione Straniera di nome Etienne Gnassingbe che, si dice, ricevette un compenso di $612 dalla locale ambasciata francese per il lavoro di assassino. Il sogno di Olympio era quello di costruire un Paese indipendente e autosufficiente.

Altra storia emblematica quella del Mali. Il 30 giugno 1962, Modiba Keita, il primo presidente della Repubblica del Mali, decise di uscire dalla moneta coloniale francese Fca allora imposta anche a loro assieme ad altri 12 stati africani neo indipendenti. Per il presidente maliano, che era incline ad un’economia socialista, era chiaro che il patto di continuazione della colonizzazione con la Francia era un fardello stroppo pesante per lo sviluppo del paese. Il 19 novembre 1968, proprio come Olympio, Keita fu vittima di un colpo di stato guidato da un altro ex soldato della Legione Straniera francese, il luogotenente Moussa Traoré.

Gli omicidi e i colpi di Stato. Insomma la Francia, in quel periodo, usò ripetutamente diversi ex legionari stranieri per guidare colpi di stato e tentare di arginare la tendenza anticoloniale. Qualche altro esempio: il 1 gennaio 1966, Jean-Bédel Bokassa, un ex soldato francese della legione straniera, guidò un colpo di stato contro David Dacko, il primo presidente della Repubblica Centrafricana. Il 3 gennaio 1966, Maurice Yaméogo, il primo presidente della Repubblica dell’Alto Volta, oggi Burkina Faso, fu vittima di un colpo di stato condotto da Aboubacar Sangoulé Lamizana, un ex legionario francese che combatté con i francesi in Indonesia e Algeria contro le indipendenze di quei paesi. Il 26 ottobre 1972, Mathieu Kérékou che era una guardia del corpo del presidente Hubert Maga, il primo presidente della Repubblica del Benin, guidò un colpo di stato contro il presidente, dopo aver frequentato le scuole militari francesi dal 1968 al 1970.

Scie di sangue hanno fondato e mantenuto il franco Cfa. Ma, per capire bene, vediamone la storia. La moneta che significava all’origine, nel 1945, Franco delle Colonie Francesi d’Africa, abbreviato Fcfa, è oggi diventato acronimo di Comunità Finanziaria Africana. Giusto per capirci: sono due valute distinte in due circuiti monetari diversi ma che costituiscono la cosiddetta «zona franco».

Le zone del Franco. Hanno adottato il franco Cfa i paesi dell’impero coloniale francese (con eccezione dalla Guinea Equatoriale, ex-colonia spagnola, e la Guinea-Bissau, ex-colonia portoghese).Una parte di questi stati (Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo) sono riuniti nell’Unione economica e monetaria ovest-africana (Uemoa), mentre i restanti (Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Gabon, Guinea Equatoriale e Ciad) sono riuniti nella Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale (Cemac). Sono associate al franco Cfa anche le Isole Comore, nell’Oceano Indiano, dentro la cosiddetta «zona franco» (franco comorano).

Il Franco delle Colonie Francesi (Cfa), fu creato contemporaneamente al Franco Cfp, Franco delle Colonie Francesi del Pacifico, poi diventato Cambio Franco Pacifico, il 26 dicembre 1945, al momento della ratifica, da parte della Francia, degli accordi di Bretton Woods.

Divide et impera. Il Franco Cfa oggi è sia il franco della Comunità Finanziaria dell’Africa (Xof) nel caso dell’Uemoa, che il franco della Cooperazione Finanziaria dell’Africa Centrale (Xaf) per il Cemac. I francesi, imparata la lezione dai loro colonizzatori romani 2000 anni prima, che dicevano «divide et impera», hanno creato, al momento di smobilitare le colonie, due sistemi economici completamente separati e con competenze territoriali divise. Infatti è indicativo che esistano due nomi diversi: la prima zona ha come istituto di emissione la Banque centrale des États de l’Afrique de l’Ouest (Bceao), la seconda la Banque des États de l’Afrique centrale (Beac) ed ovviamente le due valute non sono intercambiabili.

La zona d’influenza del Franco Cfa è variabile ed e cambiata nel corso del tempo visto che l’adesione è, almeno in via teorica, volontaria e non vincolante. Come abbiamo visto sopra, infatti, alcuni stati hanno optato per l’uscita dall’area a fine di dotarsi di una propria moneta. Altri stati, invece, hanno deciso di aderirvi pur non essendo ex colonie francesi. Emblematico è il caso del Mali che, dopo aver optato per l’uscita dall’area nel 1962, ha poi deciso di rientrarvi nel 1984. Altri paesi hanno scelto, negli anni settanta, di passare all’uso del franco francese e, di conseguenza, oggi sono nel circuito dell’Euro.

Il ruolo della Banca di Francia. Gli accordi che vincolano i due istituti centrali che emettono il franco Cfa con le autorità francesi sono identici fra loro e prevedono le seguenti clausole: cambio fissato alla divisa europea; piena convertibilità delle valute con l’euro garantita dal Tesoro francese; fondo comune di riserva di moneta estera a cui partecipano tutti i paesi del Cfa che però ha un costo per i partecipanti e rappresenta un bell’introito per le casse francesi. Almeno il 65% delle posizioni in riserva sono infatti depositate presso il Tesoro francese, a garanzia del cambio monetario; in cambio per la convertibilità è prevista la partecipazione delle autorità francesi nella definizione della politica monetaria della zona Cfa. Il franco Cfa ha sempre mantenuto la parità rispetto al franco francese; dopo l’introduzione dell’euro, il valore del franco Cfa è stato agganciato alla nuova valuta; è comunque la Banca di Francia e non la Banca centrale europea che continua a garantire la convertibilità del franco Cfa.

Le nostalgie coloniali. Insomma forse Macron non ha proprio la coscienza pulita quando si parla d’Africa. È vero storicamente lo stesso anche per Spagna, Portogallo, Gran Bretagna e Germania. Ma è ovvio che i francesi ancora sono attivamente coinvolti nel sistema economico e finanziario che regola il Continente nero. Un capitolo a parte andrebbe riservato ai sudditi di Sua Maestà Elisabetta II. Ancora guadagnano dal sistema denominato Commonwealth: 53 nazioni, tra cui la stessa Australia (sotto forma di protettorato) ancora sotto la Regina. Ma questa è un’altra storia…

Lino Rialti

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