FRANCIA

Il macronismo inizia
già a marcire

 

Il macronismo inizia a marcire: così ha sentenziato Jean-Luc Melenchon, leader di France Insoumise (Francia Indomita), la sinistra radicale francese. Infatti per Emanuel Macron, bello, giovane, rampante, brillante ultimo inquilino dell’Eliseo, è iniziata una rapida parabola discendente che lo ha portato al di sotto del 31% di gradimento nei sondaggi tra i suoi concittadini. Peggio addirittura del suo predecessore Francois Hollande, spinto dal suo partito, quello socialista, alle dimissioni.

Solo un anno fa nessuno avrebbe potuto immaginare questo tracollo da brivido. Con la sua comunicativa diretta, la sua eleganza, il parlare forbito aveva affascinato quasi tutte le donne di Francia, tra le quali persino una sua ex insegnante, l’attuale compagna e molte gli avevano dato il voto. La vittoria di luglio della squadra francese ai mondiali sembrava coronare questa fulgida carriera tutta in ascesa. Ma tant’è: a volte troppa coerenza non paga soprattutto se ci si presenta spocchiosi si fa presto a cadere in disgrazia. E i francesi sono esperti, oggi ti acclamano e domani ti ghigliottinano, da sempre!

In molti si sono accorti che le cose non vanno attorno a Macron: lo testimonia il continuo susseguirsi di cambi di poltrone nei ministeri. Il Ministro dell’Ambiente Nicolas Hulot si è dimesso senza preavviso annunciando alla stampa di «essersi sentito solo» nella politica alla lotta al cambiamento climatico, suo cavallo di battaglia. Il successore è stato trovato dopo un rimpasto di governo in Francois de Rugy. Poco dopo è toccato al Ministro dello Sport, Laura Flessel a rassegnare le dimissioni per non meglio precisate «ragioni personali». È stata sostituita dalla famosa nuotatrice Roxana Marcineanu, origine rumene, medagliata a Sydney nel 2000. Subito dopo è toccato al portavoce del presidente Bruno Roger-Petit gettare la spugna e dimettersi. La motivazione data in pasto alla stampa è stato un generico «bisogno di ampia ristrutturazione della comunicazione dell’Eliseo». Insomma il tipico agnello sacrificale da sgozzare sperando che le cose vadano presto meglio.

Forse le scelte tempistiche ed il programma politico non gli hanno portato bene… Ha infatti pressoché mantenuto fede al programma sbandierato in campagna elettorale. Una serie di riforme: quella sul lavoro con la spinta privatistica della gestione della cosa pubblica e della pubblica amministrazione e la revisione del sistema ferroviario. Le due cose insieme hanno generato scontento in milioni di suoi elettori e causato manifestazioni in 150 città oltre ad un blocco ferroviario per 36 giorni (fortunatamente non consecutivi ma di 2 giorni ogni 5) che ha paralizzato la Francia durante la scorsa primavera. I sindacati rimproverano inoltre a Macron di non aver fatto nulla nei 17 mesi di insediamento riguardo la disoccupazione che, seppur ad un invidiabile 9%, è praticamente rimasta invariata dall’inizio del suo mandato (un misero -0,3%).

Ha poi abbassato le tasse, ma lo ha fatto per i redditi minimi e per quelli molto alti, scontentando anche lì i suoi elettori che appartengono al ceto medio. Gli ambienti finanziari, poi, sono scontenti del ridimensionamento delle previsioni di crescita. Dal preventivato +1,9 ad un +1,7%. Macron aveva annunciato per il prossimo autunno tagli per 14.000 unità alla pubblica amministrazione ed una stretta al sistema pensionistico, probabilmente anche questo non ha giovato alla sua popolarità.

Il mondo ambientalista francese è poi rimasto orfano dopo le dimissioni di Hulot. Questo aveva predisposto un piano di profonda rivoluzione energetica che avrebbe portato, grazie alla differenziazione delle forti di approvvigionamento (privilegiando le rinnovabili), al dimezzamento della produzione di energia elettrica dal nucleare entro il 2035.

Emanuel Macron, è dunque un uomo sempre più solo al comando. Dovrebbe far venire i brividi questa sensazione di vuoto spinto che ha attorno. Comunque, grazie al sistema elettorale francese, il presidente ha i numeri per governare e per resistere alle bordate dell’opposizione (è sopravvissuto a due voti di sfiducia) e delle piazze (centinaia di migliaia di francesi hanno manifestato contro di lui per oltre un mese).

Ci siamo già scordati il caso scandaloso di una sua guardia del corpo privata fotografata mentre pestava un manifestante, forse i francesi hanno una memoria migliore.

Lino Rialti

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