LE ACQUE DI ROMA

Il 70 per cento
viene dal Peschiera

A causa della prolungata siccità, complice le eccessive perdite dalle condutture idriche, Roma rischia di restare senz’acqua. L’allarme è scattato dopo il provvedimento della Regione Lazio per interrompere i prelievi di acqua da Bracciano. Il lago, comunque, non è che una delle diverse fonti di approvvigionamento idrico della Capitale.

A Roma arrivano ogni anno 500 milioni di metri cubi di acqua per dissetare, far lavare e, più in generale, tenere in vita 3,7 milioni di persone. L’approvvigionamento idrico, gestito da Acea, viene per l’85% da sorgenti, per il 12% da pozzi e per il 3% da fonti superficiali come Bracciano.

L’agenzia di stampa Agi, con un servizio a firma Giorgia Ariosto, fornisce la mappa idrica che alimenta la città. Le grandi sorgenti sono sei: Peschiera, Capore, Acqua Marcia, Acquoria, Salone Vergine e Simbrivio. I principali pozzi sono quattro: Finocchio, Torre Angela, Pantano Borghese e Laurentino.

L’Acquedotto Peschiera-Capore. Il settanta per cento dell’acqua immessa quotidianamente nelle rete di distribuzione della Capitale, pari a circa 1,4 milioni di metri cubi, proviene dall’acquedotto del Peschiera-Capore, che recapita a Roma le sorgenti del Peschiera e della Capore, miscelate tra loro nel centro idrico di Salisano. Il percorso dell’acquedotto del Peschiera fino a Roma è lungo 90 Km di cui 78 in galleria. L’acqua, di ottima qualità chimica e di eccezionale purezza, impiega circa 17 ore per arrivare fino a Roma. Il primo tratto di circa 26 km, realizzato in galleria, termina in una centrale idroelettrica di circa 25 MW ubicata nei pressi di Salisano, dove viene sfruttato un salto di 240 m per produrre energia elettrica rinnovabile.

Nella centrale di Salisano confluiscono anche le acque dell’Acquedotto Capore, utilizzate anch’esse per produrre energia elettrica con un salto di 80 m. Complessivamente nel 2015 sono stati prodotti circa 180 GWh di energia elettrica, pari al fabbisogno annuo di 50.000 famiglie tipo. Le sorgenti Capore scaturiscono in un tratto di fondo valle del fiume Farfa, nel comune di Frasso Sabino.

Da Salisano, a valle della centrale idroelettrica parte il tronco inferiore del Peschiera-Capore, che si dirama in due parti lungo il Tevere: il tronco destro e quello sinistro. Il destro, lungo 59 km, è stato completato nel 1957 e termina nella vasca di carico di Ottavia. Il tronco sinistro è lungo 33 km, di cui 28 in galleria, fino alla vasca di carico di Collelungo, dove le acque proseguono a pressione fino allo smistamento di Monte Carnale, da cui partono due adduttrici, una per il centro idrico terminale di Cecchina e l’altra per quello di Torrenova. In linea con la tradizione iniziata in epoca Romana, anche il Peschiera termina con una fontana di mostra dell’acquedotto, realizzata nel 1949 a piazzale degli Eroi

Gli Acquedotti Aniene, Marcio, Appio-Alessandrino, Vergine. Gli altri acquedotti che alimentano la città di Roma sono l’acquedotto Marcio, proveniente dalla valle dell’Aniene (con portata variabile da 3,5 a 5,8 metri cubi al secondo in relazione all’andamento idrogeologico delle sorgenti), cui si affiancano due acquedotti minori detti Appio-Alessandrino e Nuovo Acquedotto Vergine, alimentati da sorgenti e pozzi situati nel comune di Roma (portata 2 metri cubi al secondo).

L’Acquedotto di Bracciano. Il lago di Bracciano costituisce una fonte di risorse strategiche e di compenso stagionale da cui Acea può prelevare 1.100 litri al secondo medi, fino a un massimo di 5.000 litri al secondo in condizioni eccezionali. Si tratta di un sistema molto delicato e sensibile in quanto, in mancanza di grandi fiumi che immettono acqua nel bacino, il ricambio avviene prevalentemente dalle acque piovane e dalle sorgenti. Se non piove il sistema entra rapidamente in crisi.

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