LA RIFLESSIONE

Tre facce della violenza
contro le donne

A Roma e nella lontana India, 3 facce della violenza contro le donne

 

L’omicidio di Neha. Il 28 luglio Neha Baswan, di soli 17 anni, ha trovato la morte nello stato dell’Uttar Pradesh, nel nord dell’India dopo un orrendo pestaggio da parte di chi doveva amarla e proteggerla incondizionatamente: la sua famiglia.

A Roma e nella lontana India, 3 facce della violenza contro le donneMa questa non è una violenza che si è consumata solo ai danni di Neha è una violenza che ingloba anche sua madre vittima anch’essa di retaggi culturali che devono essere assolutamente sradicati dalla nostra società.

È una violenza che colpisce tutte le donne che ogni giorno devono affrontare piccole o grandi battaglie nei luoghi di lavoro, a casa con i propri mariti e con i figli violenze che non trovano il coraggio di esternare e denunciare o che magari è troppo tardi per farlo e che vivono nella solitudine quotidiana.

Invece solo esternando, scrivendo comunicando e non nascondendo come fosse una vergogna come se ci sentissimo anche in colpa ma di cosa del fatto di essere nate donne che possiamo pensare di rendere libere le generazioni future.

Quale è stata la colpa di Neha? Quella di amare la vita e di voler indossare dei semplici abiti occidentali un jeans ed una maglietta anziché il tradizionale Sari.

La violenza e le botte alla moglie

Il 28 luglio a Roma il marito ghanese di 29 anni ha violentato e picchiato più volte la moglie italiana di 54 anni.

Ancora una volta una discriminazione quella non solo di essere donna ma anche di avere 25 anni più del coniuge, umiliata da colui che aveva promesso di amarla, disprezzata anche sull’età come se anche questa fosse una colpa.

Purtroppo in questa società dove siamo tutti come in una vetrina a mostrare quanto siamo intelligenti belli giovani ricchi e quant’altro.

Così le donne si scontrano con una realtà che non sa accogliere, che tende a schiacciare a renderle sempre più deboli e sopraffatte dalla quotidianità fino ad arrendersi ed accontentarci di uomini che non le meritano.

Morte sul balcone di casa

Un ultimo grido in questa torrida estate romana, un ultimo tentativo per salvarsi dalle mani del suo aguzzino, è stato lanciato il 29 luglio da Monica Lorenza Mejia Vallejo, una colombiana di 44 anni.

Nonostante le chiamate di emergenza per lei non c’è stato nulla da fare. È stata uccisa sul balcone di casa dove si era trascinata, già ferita, in cerca di aiuto.

Un’altra morte assurda inferta da un compagno, Gonzalez Arbelaez un connazionale di 68 anni, magari al suo fianco da diversi anni. Un uomo che avrebbe dovuto comprenderla, amarla, proteggerla è stato capace di cotanta ferocia.

Ma perché tutto questo? Magari per un futile motivo scoppiato per un banale litigio sulle incombenze quotidiane di una vita che oltre a trascinarsi le difficoltà e la fatica che siamo costretti giornalmente a compiere si trascina il disagio mentale di persone che non sono in grado di accogliere di accettare l’altro.

Forse tutto questo si poteva evitare se nella nostra società invece di affannarci tutti quanti nel raggiungimento di obietti legati al denaro ci avvicinassimo di più ed imparassimo ad ascoltare l’altro senza troppe critiche ma solo con l’intenzione di esserci.

Daniela Antimiani

 

 

 

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