CAMBIAMENTI CLIMATICI

Tra ondate di calore
e acquazzoni improvvisi

 

Stiamo vivendo l’estate più calda di sempre. Ondate di calore africano si susseguono senza tregua soprattutto al centro-sud Italia. Infatti ne sta finendo una e subito ce n’è in agguato una nuova. E così questa nuova fiammata africana prevista per il prossimo weekend è alle porte e si parla di picchi vicino ai 40 gradi.

Al nord della penisola arriveranno temporali e grandinate soprattutto a ridosso delle Alpi e sul principio della dorsale appenninica. Poi l’instabilità dovrebbe prevalere su tutto il centro nord con temporali, specie al centro-nord con una momentanea riduzione delle temperature.

Questo è il quadro fornito in un bollettino da Edoardo Ferrara di 3bmeteo.com, che spiega: «Nei prossimi giorni l’anticiclone africano avrà un nuovo sussulto con una seconda ondata di calore diretta verso l’Italia. Non sarà intensa e duratura come quella di fine giugno, almeno al Centronord, tuttavia sarà comunque significativa. Entro il weekend si potranno infatti raggiungere punte di 38-40 gradi sulle aree interne del Sud, fino a 36-38 gradi su quelle del Centro, 33-35 gradi al Nord con picchi anche superiori sull’Emilia Romagna. Qualche grado in meno lungo le coste ma con afa alle stelle, stante la maggiore presenza di umidità». Senza escludere qualche improvviso temporale di calore pomeridiano su Alpi, Appennino, sporadicamente anche su Prealpi e pianure prospicienti del Nord.

Insomma dobbiamo prepararci a combattere col caldo ma anche con forti piogge improvvise e localizzate e grandinate, soprattutto nel settentrione. Consultando i bollettini meteo, giorno per giorno, poi non sembra che ci siano problemi.

È caldo perché è estate. Ma non è così. Proprio per nulla. Certo, a volerla vedere non troppo in maniera pessimistica, poi, non stiamo così tanto male, infatti c’è chi sta peggio: in varie parti del mondo si stanno verificando ondate di calore insopportabili, fino a 50 gradi centigradi in alcune zone centrali dell’India. Sono infatti morte per il caldo oltre cento persone in quest’estate indiana da record. Ed il trend prevede un peggioramento nei prossimi anni, tanto da rendere varie zone del pianeta non più abitabili.

In India le ondate di calore, fino a qualche anno fa, si manifestavano tra marzo e luglio e diminuivano con l’arrivano le piogge monsoniche. Ma negli ultimi anni questi periodi caldi sono diventati più intensi, più frequenti e più lunghi. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), l’India è tra i paesi che dovrebbero essere maggiormente colpiti dagli effetti della crisi climatica. Intere regioni si spopoleranno ed inizieranno migrazioni bibliche.

Gli esperti del Massachusetts Institute of Technology hanno statuito che, anche se riuscissimo a ridurre le emissioni di carbonio, limitando il previsto aumento delle temperature medie globali, parti dell’India comunque diventeranno così calde che metteranno alla prova i limiti della sopravvivenza umana.

Ma l’India, non è sola in questa situazione critica: molti luoghi in tutto il mondo hanno subito ondate di calore quest’anno, incluse parti di Spagna, Cina, Nepal e Zimbabwe. I ricercatori del Mit hanno esaminato due scenari presentati dall’Ipcc: il primo è che le temperature superficiali medie globali saliranno di 4,5 gradi Celsius entro la fine del secolo.

Il secondo è la previsione più ottimistica di un aumento medio di 2,25 gradi Celsius. Entrambi superano l’obiettivo dell’Accordo di Parigi per mantenere l’aumento della temperatura media globale al 2100 a meno di 2 gradi Celsius.

Prendendo per buona la previsione più ottimistica, i ricercatori hanno scoperto che nessuna parte dell’Asia meridionale avrebbe superato i limiti di sopravvivenza entro il 2100. Tuttavia, la storia cambia se si osserva lo scenario più probabile, che presuppone che le emissioni globali continuino sul loro percorso attuale.

Insomma dobbiamo muoverci, è già tardi, ci avremmo dovuto pensare tra la fine degli anni 50 e l’inizio dei 60, già allora alcuni scienziati italiani assieme a quelli britannici ed americani avevano previsto lo scenario attuale. Avevano messo in guardia i governi di tutto il modo occidentale ma rimasero inascoltati. Ora non possiamo più farlo, ancora possiamo limitare i danni.

Dobbiamo fare pressione sui governi affinché progettino ed attuino significative e stringenti politiche per la riduzione della produzione dei gas serra. Non possiamo dare la precedenza all’economia, se poi non riusciremo a goderne i frutti. È in gioco la sopravvivenza nostra e dei nostri figli.

Decarbonizzazione, stop alla deforestazione, energie rinnovabili, mobilità a zero emissioni, riduzione degli allevamenti: questi i campi da battere e dove puntare anche investimenti e dove ri-tarare l’economia globale. Ma dobbiamo fare presto, non c’è più tempo da perdere.

Lino Rialti

Nella foto in alto: esondazione del fiume Seveso a Milano

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