LETTERA APERTA AD UNA CONTESTATRICE

«Il palco ti è stato offerto
ma non hai colto l’occasione»

L'anonima contestatrice nentre legge il suo comunicato agli Stati generali della natalità

 

È successo qualcosa di inedito sul palco degli Stati generali della natalità. E non ci riferiamo alla contestazione e nemmeno ai fischi o alla censura verso il Ministro Eugenia Roccella (una ripetizione di quanto già successo lo scorso anno al Salone del libro di Torino).

Il ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella contesta agli Stati generali della natalitàLa novità è stata la possibilità offerta ai contestatori di esprimersi senza problemi sul palco, di dire la loro. E di farlo ancor prima degli interventi programmati.

La parola è stata data ad una loro esponente che, però, non è riuscita a fare altro che ripetere slogan da un comunicato (ci si scusi il termine) etero compilato.

Nonostante questo, la contestazione è continuata, costringendo il Ministro a terminare il suo intervento.

L’occasione è troppo ghiotta per non approfittare e abbozzare una risposta, pur nella difficoltà di recepire un’esposizione che ha intervallato urla ad uso intermittente del microfono.

Lettera aperta ad un’anonima contestatrice

Contestazioni al ministro Eugenia Roccella agli Stati Generali della Natalità

Cara Miss X, non hai voluto dire il tuo nome, ma penso si possa concludere oggettivamente che sei una donna, anche perché hai urlato in precedenza «il corpo è mio e decido io» con riferimento all’aborto e, quindi, lo posso presumere.

Capisco che già questo incipit potrebbe mettere in difficoltà, d’altronde il termine cis patriarcato richiama una platea lessicale in cui è inclusa la possibilità di diverse percezioni del proprio corpo, svincolate dal dato di natura che assegna alle donne la gestazione.

Mi soffermo ancora sul termine famiglia cis patriarcale perché nella mia ignoranza credo che si riferisca all’orientamento comune eterosessuale e alla famiglia naturale tra un uomo e una donna. Così, mi fa pensare che si escluda il patriarcato, che so, nella relazione tra due uomini.

In realtà la disposizione biologica naturale dell’uomo e della donna che, nell’unicità della loro relazione, dall’individualità riescono a formare una società, è l’unica garanzia del riconoscimento della parità e del valore necessario e indispensabile dell’uno e dell’altra, senza pretese di superiorità o, peggio, esclusività.

Tale modello archetipico, quindi, più che avversato dovrebbe essere valorizzato, anche per assecondare le pretese, forse troppo unilaterali, da te (perdonami il tu) esposte.

Una superiorità morale «auto concessa»

Hai messo veramente tanta carne al fuoco, se ho capito bene hai pure messo in mezzo il trio mazziniano Dio-Patria-Famiglia per ostentare una retriva connotazione al convegno, anzi per dargli il bollino (in virtù di una superiorità morale auto concessa) di «fascista», cadendo nel solito luogo comune che non conosce l’origine di alcune massime: «La famiglia è la patria del cuore», o questa «Ciò che la patria è per l’umanità, la famiglia lo è per la patria», oppure questa «La Famiglia è concetto di Dio, non vostro. Potenza umana non può sopprimerla».

A proposito, hai anche toccato un tema importante di spiccata sensibilità umanitaria: l’olocausto dei bambini in guerra.

Non ti sei spinta nel fare nomi e cognomi, e neanche serve perché il discorso è generale, ma, ti chiedo: senza riconoscere l’alterità più prossima, quella di un essere umano all’interno di un altro essere umano (questa è l’unicità del femminile), dipendente da questo in tutto e per tutto, come possiamo riconoscere quella di altri popoli più o meno lontani, in cui la vita dell’infanzia dipende da un altro popolo, o meglio dal suo Governo, che controlla gli accessi, i beni, l’energia, gli approvvigionamenti?

Ma poi l’accesso all’aborto non vale per gli immigrati anche quelli non bianchi? Perché la natalità non dovrebbe riguardare anche loro?

Davvero si pensa che, almeno nel loro caso, oltre a ragioni culturali di vergogna e inferiorità percepita, non ci siano ragioni economiche nella scelta di non procedere oltre con la gravidanza?

A proposito, davvero si crede che non ci siano condizionamenti nella nostra società occidentale? Oppure ignoriamo l’ultima statistica che certifica l’ostacolo della maternità nella parità (di opportunità) lavorativa e salariale delle donne (una battaglia per ogni femminista)? Sappiamo che 1 donna su 5 perde il lavoro a seguito di maternità?

La predisposizione alla censura

Ebbene, dispiace che non hai voluto dire il tuo nome, dovresti sempre considerarti una persona e cercare di esprimerti individualmente, magari senza slogan (che se uno vuole sentirli va allo stadio, esperienza più edificante) opportunità che non hai colto, purtroppo.

Dispiace soprattutto l’esercizio della censura, ancor più grave in quanto esercitato nei confronti dei rappresentanti istituzionali. La democrazia non dovrebbe mai essere scontata e la costruiamo noi stessi nell’esercizio della nostra socialità, nel confronto reale (senza bolle social), senza aspettare di farcela calare dall’alto.

Riguardo il rispetto delle Istituzioni, anche se non si condivide l’orientamento, ci rappresentano comunque, e il lasciar esprimere i nostri rappresentanti è utile e necessario, anche per eventuale critica.

Peraltro lo sgarbo è stato fatto anche all’organizzatore dell’evento, un evento di cui non si sono capiti nemmeno i presupposti (e garbatamente è stato fatto notare).

Per un confronto senza preconcetti

Un’ultima considerazione, cerchiamo di far prevalere il confronto che consenta di far comprendere le ragioni dell’altro, cercando di superare preconcetti sterili.

La libertà della donna, per esempio, non presuppone che la scelta di sopprimere un essere umano in nascere sia equivalente rispetto a quella di continuare la gravidanza.

Ancora, alimentare il supporto sociale (nonché psicologico) per far fronte a tutte le difficoltà che possono trovarsi di fronte alla promozione della vita, (promozione che sembri volere in altri ambiti), non può essere criminalizzata.

Ci vogliono motivazioni forti e la conoscenza della realtà di ciò che si ha di fronte per compiere delle scelte così radicali. Dare la possibilità di percepire la vitalità di un altro essere umano, distinto da sè stessi, impedisce poi anche quella falsificazione che è l’oggettivificazione, in forma di protesi o appendice, del nascituro.

Ma sei sicura di essere pronta a metterti in gioco attraverso un vero confronto su questi temi perdendo quella rassicurante omologazione a suon di slogan?

Armando Mantuano

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