PALERMO

Stop alla violenza
contro i camici bianchi

 

«Il servizio sanitario pubblico è un valore sociale e chi non lo merita deve perdere ogni beneficio, compresa l’assistenza gratuita. Siamo di fronte a una ‘carneficina’ incontrollata senza precedenti e le istituzioni non possono più stare a guardare senza mettere in campo risposte stringenti. Il fenomeno è talmente grave che non bastano più sanzioni, tribunali e costituzioni di parte civile, servono provvedimenti forti e immediati. Medici e personale sanitario sono diventati ormai una preda da prima linea su cui riversare l’isteria più pericolosa causata da un sentimento profondo di disagio sociale diffuso in Sicilia, come in tutto il Paese». Parole del presidente dell’Ordine dei medici Toti Amato durante il sit-in «Stop alla violenza», organizzato dai medici di Palermo.

«Le cause sono tante – spiega il presidente dell’Ordine –, ma niente può giustificare l’escalation di questo fenomeno. Attese sfibranti nelle aree d’emergenza che frustano pazienti e chi li accompagna personale ridotto al minimo nei momenti di attività più intensa; accesso senza alcuna restrizione negli ospedali; medici e personale sanitario non adeguatamente formati nel riconoscere tempestivamente comportamenti aggressivi in moda da poterli controllare; aree assistenziali, come i presidi territoriali, spesso isolati e poco illuminati. Queste sono solo le cause ‘strutturali’ che stanno scatenando una violenza senza precedenti. E poi ci sono gli emuli le menti più fragili su cui web e cattiva informazione hanno gioco facile, aizzando una rabbia pericolosa e facendo dimenticare che gli ospedali sono luoghi di cura e di guarigione e non di prodigi soprannaturali».

Si stima secondo fonti Inail, che nel 2018 vi sia stata una media di tre episodi di violenza al giorno, che vanno dalle percosse fino ai tentativi di stupro.

Chi è vittima di un episodio di aggressione, di qualunque natura esso sia, apre purtroppo in chi lo subisce, una ferita che resterà indelebile, un ricordo vissuto con angoscia, un irreversibile senso di precarietà nei rapporti umani.

Chi svolge con passione e dedizione il proprio lavoro, soprattutto in luoghi strategici come i reparti di emergenza, o sul territorio, non può essere lasciato alla mercé di quanti ritengono che la violenza sia giustificata dalla pretesa di essere curati.

Intervenga seriamente lo Stato con pugno duro e misure di sicurezza certe, perché se è possibile sprecare denaro pubblico come fatto in questi anni, ci si concentri nel garantire fondi al comparto sicurezza attraverso investimenti sugli uomini ed equipaggiamenti, a creare presidi territoriali in punti ospedalieri e non in sperdute zone abbandonate, a far presidiare i luoghi di emergenza in modo costante e creare lunghi di lavoro idonei.

Sicurezza sul lavoro, se ne parla tanto, ma in effetti non si giunge mai a nulla.

E ricordiamo anche che purtroppo c’è chi ha pagato con la propria vita!

Alla fine uno stato incapace di dare risposta in materia di sicurezza e riorganizzazione sul tema Sanità, ha fatto sì che montasse la rabbia del malato contro colui che invece si prodiga a tutela della sua salute. È una questione di civiltà!

Gaetano Di Terlizzi

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