LA SOLIDARIETÀ DOPO L’ALLUVIONE

Perché abbiamo tutti
la Romagna nel cuore

L'alluvione in Romagna ha scatenato la solidarietà degli Italiani

 

Tutti amano la Romagna, la Romagna ama tutti. Sono queste le radici dell’infinita solidarietà dimostrata dagli italiani in questi giorni d’alluvione. Da ogni regione d’Italia sono arrivati volontari, pronti a mettere a disposizione le loro forze e il cuore, di questa amatissima regione.

Emilia-Romagna. Dopo il disastroso alluvione si ripuliscono le spiagge degli stabilimenti balneariAl di là dei luoghi comuni, tipo mare, sole, e cordialità, c’è un motivo per cui tutti siamo legati a questa zona del nostro paese. È una storia di riscatto, fatta di sacrifici, investimenti e tanto coraggio.

Già dai primi anni Cinquanta la riviera adriatica era considerata come un posto di vacanza e relax. Fu grazie all’intuizione di alcuni imprenditori del luogo (ma in realtà erano semplici famiglie contadine) che cominciarono a nascere delle pensioncine, che offrivano un posto letto, buon cibo, pulizia e tanta simpatia.

Piano piano la cosa prese piede e le antiche famiglie contadine cominciarono a trasformarsi in piccoli imprenditori.

Negli anni Sessanta, grazie anche al boom economico arrivarono gli Italiani. A frotte. L’Italia nazional-popolare scoprì le vacanze, il «proletarissimo» ballo liscio delle orchestrine, la tintarella.

Fu un vero e proprio cambiamento epocale e sociale. Operai, impiegati, studenti, finalmente scoprirono la leggerezza di un posto al sole.

Negli anni Settanta l’arrivo degli stranieri

Volontari all'opera dopo l'alluvione che ha colpito la RomagnaNegli anni Settanta calarono gli stranieri. Tedeschi, Olandesi, Svedesi, attratti dal cambio monetario favorevole ma anche dalla cucina locale. Per i popoli del nord, semplicemente un’illustre ma meravigliosa sconosciuta.

E arrivarono gli (stupendi) anni Ottanta. La Riviera Romagnola seppe reinventarsi e oltre alle famiglie cominciò ad attrarre anche i giovani. La costa fu disseminata di discoteche. Bellissime!

«La Baia Imperiale» il «Cocoricò» il «Peter Pan», dove tra una canzone di Donna Summer e un’altra dei Boney M i giovani ballavano fino all’alba. Che tempi!

Alle sei un bombolone in un bar di Riccione e poi a dormire fino all’ora di pranzo. Si faceva colazione con un piatto di pesce alla griglia e del buon vino locale.

Gli anni Novanta videro la consacrazione della Romagna come terra di vacanze a livello internazionale, fino ad arrivare ad oggi.

Tutti piangiamo la disastrosa alluvione

È innegabile che la stragrande maggioranza degli italiani, almeno una volta, siano stati in vacanza in quei posti. Almeno una volta si sono vezzeggiati nelle specialità gastronomiche locali, almeno una volta hanno conosciuto il meraviglioso carattere della popolazione, sempre allegra e spiritosa, ma anche sempre in movimento per migliorare l’offerta turistica.

Oggi tutti piangiamo per la disastrosa alluvione. Ma in fondo tutti abbiamo qualcosa che ci lega a quella terra. E quando senti il nome di quelle località investite dalla marea d’acqua non puoi fare a meno di ricollocarle ad una parte della vita passata, magari con più leggerezza e divertimento.

Per questo il disastro della Romagna ci colpisce tutti. È una sorta di trauma collettivo che però ha scatenato la voglia di rinascita. E i volontari accorsi da tutte le regioni d’Italia ne sono la dimostrazione.

Possiamo chiamarli «Angeli del fango», ragazzi giovani e meno giovani, uniti dalla voglia di dare una mano a chi ha dato loro tanta accoglienza e spensieratezza. Un affetto incrollabile che certamente contribuirà alla rinascita. Questo è garantito!

Massimiliano Burri

 

 

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