LA MORTE DI ALTERO MATTEOLI

Scontro frontale
sulla via Aurelia

 

Il senatore ed ex ministro Altero Matteoli, 77 anni, è morto nel pomeriggio di oggi in un incidente stradale sulla via Aurelia nei pressi di Capalbio.

Si è trattato di uno scontro frontale, violentissimo, tra la sua Bmw e un suv Nissan, con due persone a bordo, rimaste entrambe ferite. Secondo una prima ricostruzione, una delle auto avrebbe invaso la carreggiata opposta, in un punto in cui l’Aurelia ha due corsie. L’incidente è avvenuto in un tratto pericoloso, pieno di incroci a raso. Matteoli era tra quelli che si erano battuti per la realizzazione del completamento dell’autostrada Tirrenica. Era stato lui, come ministro, a inaugurare il primo tratto tra Rosignano e Cecina, rimasto però incompleto.

Cresciuto nel Msi, poi Alleanza Nazione e Pdl. Dopo lo scioglimento della compagine unitaria Mattioli era rimasto in Forza Italia. «Oddio è morto Matteoli!», così ha esclamato il capogruppo di Fi Renato Brunetta nell’apprendere la notizia mentre era impegnato nella commissione parlamentare delle banche di oggi. Dopo l’annuncio, i parlamentari presenti sono rimasti in silenzio per diversi secondi. «È una notizia molto triste, era un grande amico di tutti noi, ma dobbiamo andare avanti» ha poi detto il presidente della commissione Casini.

Un ricordo appassionato dell’antico militante del Movimento Sociale Italiano lo ha scritto sul Secolo d’Italia Mario Landolfi. «Un destino beffardo – scrive in un passaggio del suo ricordo – ha voluto che la morte lo cogliesse nei pressi di Capalbio, la meta preferita della sinistra da salotto. Forse non sarà mai accaduto, ma subito viene da pensare a chissà quante volte negli anni lontani della sua militanza missina, dura e disperata come poteva esserlo solo nelle contrade toscane, Altero Matteoli abbia citato quel posto per imbastirci scontri e polemiche. Forse non sarà mai accaduto, ma ci piace immaginarlo ugualmente perché lo sappiamo fin troppo bene che dietro quel corpo senza vita se ne sta andando un altro pezzo di storia della destra italiana. E dobbiamo farcene una ragione in quest’ora di sconforto e dolore. Sì, dolore. Un dolore familiare solo a chi è cresciuto in una comunità politica costretta a coltivare un orgoglio feroce, pari solo alla discriminazione che lo attizzava».

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