SU VOGHERA E IL G8 DEL 2001

Eccesso. Non di legittima difesa,
ma di irresponsabile idiozia

Sui fatti di Voghera e sulle rievocazioni del G8 di Genova

Sul fatto di sangue di Voghera si discute e si continuerà a discutere, con contrapposte motivazioni dalla discutibile «pulizia» intellettuale.

Sui fatti di Voghera e sulle rievocazioni del G8 di GenovaDi fronte alla morte, la strumentalizzazione, da qualunque parte provenga, certifica l’ipocrisia miserevole di chi assolve e condanna a prescindere, come se gli atti di causa fossero già scritti. Su alcuni punti, però, non dovrebbero esserci spazi di discussione.

La morte violenta è sempre una tragedia, indipendentemente dalle circostanze e dalle responsabilità. Usarla per fini politici è spregevole, soprattutto quando si estremizzano gli effetti.

La vittima – senza che questo sia assolutamente un’attenuante per chi ha usato (involontariamente?!?) l’arma – non era certamente un soggetto raccomandabile. I suoi trascorsi la descrivono come persona dai chiari profili delinquenziali: minacce, resistenza a pubblico ufficiale, spaccio, evasione, guida in stato di ebbrezza e senza patente, falso, porto di armi atte a offendere.

Soggetto che, in un paese normale, doveva sì essere integrato, ma anche messo in condizione di non nuocere. Con gli strumenti, però, che la solo la legge può prevedere, e non con le armi.

Youns El Boussetaoui aveva accumulato provvedimenti di espulsione dal territorio europeo e italiano e, in questo caso, le accuse di razzismo sono inascoltabili.

I delinquenti non hanno nazionalità o etnie particolari: non è questione di colore della pelle, ma di oscurità dell’anima.

Tuttavia, ferma restando la bassezza morale della vittima, non devono mancare né pietà per la sua morte né compassione per il dolore dei familiari.

Resta, dall’altra parte, gravissima e indifendibile, l’idiozia irresponsabile di chi, con dinamiche da chiarire, ha sparato. Non si gira armati e con il colpo in canna per le strade e nei locali. Lo devono fare solo le forze dell’ordine.

Il fatto che Massimo Adriatici, ex poliziotto e assessore alla sicurezza del Comune di Voghera, possa non avere intenzionalmente ucciso non significa alcunché. Né rileva che sia un ex poliziotto. Dismessa la divisa, un cittadino «normale», seppure in possesso di porto d’armi, se esce di casa con la pistola ne mette in preventivo l’utilizzo, con tutto quello che può conseguirne.

È questo il punto sul quale riflettere: il confine fra lo Stato di diritto (sul lassismo, l’eccessiva indulgenza verso i criminali e l’offesa alla memoria di chi ne è stato vittima si potrebbe scrivere un capitolo …) e il Far West deve essere invalicabile.

L’articolo 4 della legge n.110/1975 non è interpretabile: non possono essere portate armi «… fuori della propria abitazione o delle appartenenze di essa».

La memoria corta delle violenze al G8 del 2001

Il resto è spazzatura ideologica, esattamente uguale a quella di chi continua a considerare – visto che anche di questo si è parlato – Carlo Giuliani un martire e non, piuttosto, un teppista, unico colpevole e responsabile della sua tragica fine (Genova, G8, 2001).

Il dolore per la morte di un figlio è uno strazio che nessuno dovrebbe provare; tuttavia, se avessi avuto un figlio che, a volto coperto e brandendo un estintore contro un Carabiniere, potenzialmente poteva diventare un assassino, qualche domanda me la sarei posta.

E così avrebbero dovuto fare tutti coloro che hanno – giustamente – condannato i criminali eccessi di una parte delle forze dell’ordine, salvo essere ipocritamente indulgenti verso Carlo Giuliani che, invece, merita solo pietà unita al biasimo per la sua condotta scellerata.

La pretesa di attribuire la patente di «bravo ragazzo» a Carlo Giuliani, con le debite proporzioni, ricorda assai quella di contrabbandare per «compagni che hanno sbagliato» i criminali sanguinari, quali erano le Brigate Rosse che, in compagnia degli altrettanti spregevoli terroristi neri, hanno contribuito ad annebbiare moltissimi cervelli già geneticamente predisposti al corto circuito ideologico.

Alessandro Pratesi

 

 

Lascia un commento