PIANETA CARCERE

Con «The Cagers»
il basket rompe le sbarre

 

E’ partito da Trieste il progetto The Cagers con l’obiettivo di formare una squadra di livello professionale selezionando i detenuti all’interno delle carceri italiane. Uno staff tecnico di altissima qualità selezionerà gli aspiranti e ne curerà la preparazione tecnica.

The Cagers. James Naismith (1861-1939) inventore della PallacanestroIn principio erano i «cagers». James Naismith aveva pensato un nuovo gioco con due canestri, una palla, cinque giocatori in campo per parte. E fu basketball. I giornalisti dell’epoca, per facilità, chiamarono gli atleti cagers. Il motivo? Le sfide erano disputate in una gabbia, in inglese cage.

Il motivo era chiaro. Il professore canadese di educazione fisica, che insegnava alla International Training School di Springfield Ymca, nel Massachussets, aveva immaginato qualcosa di diverso dal football, a cui tutti potessero partecipare non in base alla forza o alla stazza ma grazie all’abilità di infilare una palla in un cesto a 10 piedi dal pavimento.

Con l’andare del tempo però il gioco divenne molto duro, tanto che i giocatori indossavano protezioni per difendersi dai colpi. La pallacanestro venne così chiamata, in maniera gergale, the Cage Game ovvero il Gioco della Gabbia.

Le «gabbie» degli albori della Pallacanestro

The Cagers. Le gabbie all'interno delle quale si svolgevano in origine le partire di pallacanestroIl motivo è semplice: le partite si disputavano all’interno di alte recinzioni. Lo scopo era quello di proteggere gli sportivi dal lancio di oggetti da parte del pubblico, molto più vicino al campo rispetto ad altri sport: volavano bottiglie, monete, sedie, di tutto insomma.

Ma si voleva anche difendere il pubblico dai giocatori, che erano già molto più grandi e grossi rispetto alla media. E non avevano alcuna remora ad abbandonare la prestazione sportiva per rispondere alle provocazioni della gente.

Di tempo da allora ne è passato e, nella vita di tutti i giorni, le gabbie esistono ancora. Possono avere, tra tante, le sembianze di un carcere. Dove dentro le mura si sconta il debito verso la società. E proprio all’interno di quelle mura, con il sostegno del Ministero della Giustizia e del Ministero per lo Sport e i Giovani che ne hanno apprezzato la grande valenza sociale, è entrata la pallacanestro con il progetto The Cagers.

La nascita di The Cagers

I componenti dello stafff tecnico del progetto The Cagers. Da sinistra: Donato Avenia, Dederica Zudetich e Stefano AttruiaÈ stato formato uno staff tecnico di altissima qualità, composto da campioni con un passato eccellente come Federica Zudetich, Stefano Attruia e Donato Avenia, i tre tecnici chiamati a visionare e selezionare i futuri Cagers, con Francesca Zara che si occuperà della preparazione atletica.

Hanno iniziato a girare le carceri italiane alla ricerca di detenuti/giocatori in grado di fare la squadra, come si dice in gergo, con delle selezioni che hanno proposto loro tante storie diverse. I giocatori selezionati saranno trasferiti nel penitenziario di Trieste dove si alleneranno per un anno come una squadra professionistica.

Tutti gli istituti di pena hanno ricevuto una comunicazione per aprire le porte a questo nuovo progetto inclusivo, di alto spessore sociale che sta coprendo l’Italia, da Nord a Sud, passando per le isole.

In vista di ricevere la visita dei selezionatori sono cominciati gli allenamenti degli aspiranti giocatori nelle carceri che hanno già aderito aderiscono al progetto: Piazza Armerina, Caltagirone, Enna, San Cataldo, Vibo Valenzia, Augusta, Catania, Napoli, Volterra, Gorgona, Civitavecchia.

Uno sport che esalta la coesione di gruppo

Il progetto 'The Cagers' mira a formare una squadra di detenuti in grado di giocare a pallacanestro a livello professionaleCosa porta con sé il basket all’interno delle carceri del progetto The Cagers? Non solo una ventata di libertà, ma soprattutto il rispetto delle regole che è alla base del suo esistere. La pallacanestro è uno sport dove il Noi, inteso come coesione del gruppo, deve sempre prevalere sull’Io.

Non c’è spazio per personalismi ed egoismo. Un aiuto in difesa o un assist in attacco esaltano la forza del gruppo dando slancio alle ambizioni di tutti che con i sogni possono viaggiare insieme per aprire prospettive inaspettate.

Ecco allora la voglia di riscatto di fronte ad una sconfitta, i nuovi obiettivi da centrare, le possibilità, una volta riapertesi le porte sulla vita di ogni giorno, di reinserirsi nel tessuto sociale come uomini nuovi.

Sarà Trieste la sede scelta per questa avventura dei Cagers. Lì ci si allenerà come una squadra professionistica per togliere ruggine dalle articolazioni, dare forza ai muscoli, iniziare a prendere confidenza con la palla ed i fondamentali. Obiettivo: costruire, passo dopo passo, una squadra. Giochi a due, a tre, a quattro, e via fino al cinque contro cinque.

Portare la palla oltre il muro

«Nasce proprio a Trieste — racconta l’ex playmaker Stefano Attruia — questa idea di veder rimbalzare una palla da basket dentro alle carceri italiane.

Ero in visita per incontrare i detenuti, dentro la casa circondariale della città. Sento una voce che mi chiama: Stefano. Mi giro e incontro un volto inaspettato con gli occhi di sempre, gli occhi di quando eravamo bambini.

Ed eccoci qui dentro le mura della Casa Circondariale di Trieste a tuffarci nei ricordi della nostra pallacanestro, le prime partite e i primi ritiri di preparazione in montagna.

Il nostro abbraccio muove una sensazione: portare la palla oltre il muro per avvicinare questo contesto alla comunità sociale è una naturale conseguenza.

Quello che possiamo fare noi allenatori, dentro e al di là del muro, è metterci al servizio degli altri portando tutto l’amore che abbiamo per questo sport».

Le adesioni dei direttori delle carceri

«È un’idea che siamo riusciti a far diventare realtà —spiega Stefano Attruia — grazie all’impegno e al prezioso contributo del direttore del carcere di Trieste Graziano Pujia ed alla disponibilità dei tanti direttori degli altri istituti di pena che hanno aderito al progetto».

Tante storie si intrecciano in questa squadra che si sta costruendo, tutte diverse. Andranno a mischiarsi ad altre di un gruppo che, tappa dopo tappa, verrà ultimato con altri innesti. È intanto frenetico il ritmo delle selezioni, con lo staff impegnatissimo a vincere scetticismo, timidezze ed a cercare un nuovo talento nascosto tra chi l’esistenza oggi la vive dietro alle sbarre.

L’interesse sul progetto cresce di giorno in giorno. The Cagers diverterà anche un doc-movie, diretto da Andrés Rafael Zabala e prodotto da Pantera Film. La vita ed il percorso affrontato dai protagonisti della squadra al di là del muro, verrà così ripreso dalle telecamere di una troupe cinematografica.

Con il patrocinio del Ministero della Giustizia e del Ministero per lo Sport e i Giovani si pensa già a organizzare progetti simili dedicati ad altre discipline sportive.

Marco Scauro

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