Giulia Tramontano era scomparsa domenica 28 maggio, a denunciare il fatto era stato proprio il fidanzato. Erano quindi iniziate indagini e ricerche, fino alla svolta di ieri sera, quando l’uomo ha confessato di averla uccisa e di averne occultato il corpo.
L’ennesimo femminicidio. L’ennesima volta in cui la donna, custode della vita e diventata troppo impegnativa, viene trattata come se fosse una cosa di cui disfarsi.
La giovane, originaria della provincia di Napoli, viveva da 5 anni a Senago, in provincia di Milano, con il fidanzato. L’ultimo contatto con la famiglia era stato sabato scorso.
Giulia aveva scoperto che il suo fidanzato aveva un’altra relazione, poche ore prima della scomparsa. La ragazza lo aveva confidato alla sorella, alla madre e anche a un’amica: «Sono turbata, vado a dormire», il testo dell’ultimo messaggio dal suo telefono.
Poi soltanto il silenzio con il cellulare senza segnale. La famiglia aveva pensato in un primo momento che la 29enne si fosse allontanata per lo choc di quella scoperta. Ma con il passare delle ore la fuga volontaria era parsa sempre meno probabile.
Le ultime ore di Giulia Tramontano
Giulia aveva scoperto che in quella doppia vita aveva un’altra donna, una collega, di origini inglesi. Sabato c’è stato un incontro fra le due donne.
Si erano incontrate proprio all’Armani bar di Milano. Ci doveva essere anche lui, ma le ha lasciate sole e le due, parlando, hanno ricostruito quanto fatto dal barman: mesi di inganni e bugie, di doppia vita e di violenze psicologiche.
Alla collega aveva detto che con Giulia era tutto finito e le aveva anche mostrato un falso test de Dna per dimostrare che il bambino non era suo.
Aveva scoperto che anche lei era stata incinta: ma quel bimbo non era mai nato. Era stato abortito, forse proprio su richiesta di Alessandro. Che aveva cercato di nascondere tutto, aveva raccontato alla collega amante di quella fidanzata ufficiale rompiscatole, paranoica, addirittura con qualche problema mentale.
Cose che si dicono, per coprire tutto. O frasi studiate ad hoc, pensando magari a una futura uscita di scena proprio della compagna ufficiale?
Un «duplice» omicidio premeditato
Dalle indagini sono emerse ricerche sul web effettuate da Alessandro poche ore prima della morte, ricerche su come disfarsi del corpo. Diversi sono stati i tentativi, fino all’ultimo fallito di dare alle fiamme il corpo della povera futura mamma.
L’omicida aveva un bambino di sei anni, nato dalla relazione con una ex dalla quale si era separato e con la quale era rimasto in buoni rapporti. Quel bimbo faceva parte delle loro vite, Giulia lo conosceva e lo frequentava, lo aveva accettato come si accetta la vecchia vita di chi si ama: la si prende così com’è e se ne diventa partecipi.
Il procuratore aggiunto di Milano, Letizia Mannella, nella conferenza stampa a Milano ha annunciato a tutte le donne: «Mai andare all’incontro della spiegazione», incontro che per Giulia è stato fatale.
Insieme a Giulia l’uccisione del bambino
Il sostituto procuratore Alessia Menegazzo e l’aggiunto Letizia Mannella hanno chiesto il fermo di Alessandro Impagnatiello per le accuse di omicidio volontario premeditato, aggravato dai futili motivi, dalla crudeltà e dal rapporto di relazione con la vittima.
L’uomo è accusato anche di occultamento di cadavere e di provocata interruzione di gravidanza contro la volontà della madre, anziché di un duplice omicidio, dal momento che il bambino di Giulia, nonostante fosse al settimo mese di vita e potesse anche vivere in autonomia, era ancora attaccato alla placenta.
Un vuoto di tutela per quella vita, troppo ingombrante, spenta insieme a sua madre, da un padre che forse non si rendeva conto di esserlo.
Erica Di Santo