AGRIGENTO

Migranti in rivolta
contro la quarantena

 

 

Migranti in rivolta martedì 6 ottobre nel centro di accoglienza di viale Cannatello ad Agrigento. Il Villaggio Mosè, questo il nome della struttura, ospita una settantina di migranti che devono osservare il periodo di isolamento fiduciario necessario a scongiurare il diffondersi dei contagi da Covid-19.

Migranti in rivolta. La fuga nei campi dell'agrigentino
Sempre nell’Agrigentino lo scorso 28 settembre si era verificata la fuga di una ventina di migranti dal centro di accoglienza «Villa Sikania» di Siculiana. I fuggitivi erano riusciti ad allontanarsi dalla struttura facendo perdere le proprie tracce nelle campagne circostanti. La fuga è stata immortalata da alcuni video postati sui social. Da allora «Villa Sikania», dove già in passato si erano verificate altre fughe, è presidiata da 44 uomini delle forze dell’ordine e militari dell’esercito.

Come è successo in molti altri centri in diverse parti d’Italia, ai migranti non piace osservare la quarantena e così hanno tentato di allontanarsi, rompendo i vetri e calandosi con delle lenzuola dal primo piano della struttura.

Durante le fasi della fuga alcuni fuggitivi sono rimasti feriti e per due di essi è stato necessario il trasporto in ambulanza all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. Sei migranti sono riusciti a dileguarsi facendo perdere le loro tracce. Gli altri sono stati fermati e riportati indietro dal personale interforze in tenuta antisommossa.

Sul posto si è anche reso necessario l’intervento di due squadre di vigili del fuoco per un principio di incendio causato dai migranti una volta riportati nel centro.

La testimonianza di una residente

Lelia Licausi, responsabile di uno studio veterinario che si trova nella stessa palazzina del centro di accoglienza, ha raccontato al blog «Comunicare24» che la rivolta è scoppiata quando i migranti hanno saputo che a causa della presenza fra di loro di alcuni soggetti ancora positivi al Covid-19 sarebbero dovuti rimanere nel centro.

«Sono quattro mesi – spiega la Licausi – che lavoriamo pochissimo. Non è giusto dire che se ne andranno perché ne porteranno altri. Non siamo razzisti ma non abbiamo più pazienza. Sono italiana e voglio avere tutto quello che è necessario per continuare a lavorare. Almeno per pagare le tasse, visto che al momento non ho una clientela».

La denuncia del sindacato di Polizia

Il segretario generale della Federazione sindacale della Polizia di Stato Valter MazzettiIl segretario generale della Federazione sindacale della Polizia di Stato Valter Mazzetti scrive «Hanno appiccato un incendio, aggredito i poliziotti lanciando oggetti di ogni genere prima di allontanarsi nonostante fossero in quarantena.

La situazione attuale dovrebbe costringere a rivedere completamente i sistemi di sorveglianza in queste strutture che sono bombe ad orologeria, sul piano prima innanzi tutto sanitario, considerata l’emergenza coronavirus, ma anche sociale e dell’ordine e sicurezza pubblica».

«Quello che più ci preme denunciare – continua il rappresentante sindacale della Polizia – è l’assoluta indifferenza che traspare per le condizioni di lavoro in cui operano le forze dell’ordine in questo settore.

Sono abbandonate completamente a rischi elevatissimi, senza che si riesca a nascondere che la problematica della gestione dei migranti, aggravata enormemente dall’emergenza Covid-19, viene scaricata totalmente sulle loro spalle.

La politica dell’immigrazione compete a chi ci governa ma non è ammissibile fingere di poterla sostenere a prezzo della salute degli operatori in divisa».

I migranti in rivolta, stanno alla ricostruzione ufficiale del sindacato di Polizia, hanno lanciato contro le Forze dell’Ordine gli estintori, le reti dei letti, e parti di finestre mandate in frantumi, pietre e altri oggetti. Tre agenti del reparto mobile di Palermo sono rimasti feriti.

«Praticamente ovunque in queste strutture – conclude Mazzetti – i migranti rifiutano di rimanere in quarantena. Le rivolte e le fughe di massa sono continue e noi non siamo numericamente in grado di affrontarle, ne abbiamo protocolli chiari in tal senso. Rischiamo sistematicamente il massacro mentre vengono commessi reati gravissimi».

Tensione nella Capitale

Nella stessa giornata un episodio analogo si era verificato nella Capitale. Nel centro di accoglienza di via Ennio Porrino all’Infernetto, un quartiere situato lungo la Cristoforo Colombo tra Roma e Ostia, un gruppo di ospiti si sono rifiutati di assolvere al periodo di isolamento fiduciario ordinato dalla Asl Roma 3.

In seguito al ricovero per Covid-19 di un nordafricano ospitato nella struttura, la Asl ha eseguito i tamponi rilevando diversi positivi. Alla comunicazione della prescrizione sanitaria, però, gli ospiti hanno mostrato segni di insofferenza e volontà di non rispettare la quarantena.

Sul posto sono dovute intervenire alcune pattuglie della Polizia di Stato per riportare ordine e smaltire la tensione che era esplosa nel centro di accoglienza.

La Questura ha disposto una vigilanza 24 ore su 24 sul posto per impedire la violazione della quarantena disposta dalle autorità sanitarie. La Prefettura ha ordinato la dislocazione di una squadra dell’esercito impegnata nell’operazione «Strade sicure».

Pino Lancia

 

 

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