La colata di fango e detriti che il 27 novembre si è staccata dal monte Epomeo ad Ischia, percorrendo tutta la valle fino a giungere al mare, ha devastato Casamicciola Terme e provocato 8 morti accertati e quattro dispersi oltre ad un certo numero di case distrutte, inagibili o a grave rischio di crollo.
Accanto all’unanime cordoglio per le vittime, sui media si è aperto il dibattito sulle cause e la conseguente caccia alle «responsabilità».
Tre sono le cause – o meglio le concause – della tragedia: la pioggia record, l’abusivismo edilizio, la mancata manutenzione del territorio.
Pioggia e abusivismo
Secondo le rilevazioni del Cnr tra la mezzanotte e le sei del mattino sono caduti su Ischia 12 centimetri di pioggia, cosa che non accedeva da vent’anni. Si tratterebbe del 130° fenomeno meteorologico estremo registrato nel 2022 in Italia avvalorando le tesi di chi punta il dito soprattutto sul cambiamento climatico.
La causa che ha avuto maggior rilievo sulla stampa è quella dell’abusivismo edilizio. Nell’area di Casamicciola ma in generale in tutta l’Isola di Ischia si è costruito troppo e senza licenza edilizia, ovvero senza criterio e fuori da ogni idonea programmazione.
Gli ambientalisti accusano il Governo Conte che nel 2018 inserì un condono per gli abusi di Ischia all’interno nel decreto emanato dopo il crollo del ponte Morandi a Genova. Secondo Legambiente nell’Isola erano ben 28 mila le richieste ufficiali di sanatoria edilizia.
La mancata manutenzione
C’è infine una terza causa che a noi sembra la più importante. La scarsa, o per meglio dire, l’inesistente manutenzione di un’area notoriamente a rischio di frane e smottamenti.
Le pendici del monte Epomeo sono costituite da terreno vulcanico, poco compatto, soggetto a gonfiarsi per l’effetto delle piogge. È possibile quindi che porzioni più o meno grandi si stacchino. La pendenza fa il resto, facendo precipitare a valle la massa di detriti.
Era successo molte volte nel corso dei decenni. L’ultima volta nel 2009, quando una colata rapida invase Piazza Bagni uccidendo una ragazza.
Proprio perché il rischio frane nella zona era ben noto da sempre, nel 1936 erano stati realizzati tre canali di scolo che servivano come per indirizzare e dividere le eventuali masse franose. Sembra però che questi canali – dagli ischitani chiamati ‘le briglie’ – non siano stati più tenuti sgombri da anni e che pertanto abbiano perso la loro funzione protettiva.
Alla circostanza della mancata manutenzione delle «briglie» si sommano poi la cementificazione dei suoli, che ha ridotto la capacità di assorbimento delle acque, e il taglio degli alberi che ha diminuito l’azione frenante delle masse franose.
Gli interventi urgenti
Non si può fermare la pioggia, è difficile pensare di riavvolgere il nastro del tempo sulla massa delle costruzioni abusive condonate o comunque abitate da decenni, mentre le amministrazioni locali e regionali possono e devono provvedere alla manutenzione dei canali di fuga delle frane.
Oltre ad interrogarsi sulle responsabilità per evitare che a Casamicciola si verifichino altre tragedie occorre agire subito. Tenere innanzitutto scombri i canali di drenaggio e cominciare a pensare a terrazzamenti con rimboschimento e vasche di laminazione che compensino il mancato assorbimento delle acque determinato dall’eccessiva cementificazione.
Erica Di Santo