PINSCHER UCCISO DA PITBULL

Lamento per un cagnolino,
che non c’è più

 

Giasone non c’è più. Aggredito e martoriato da un American Pitbull a Valenzano in provincia di Bari. Giasone è un dolce Pinscher nano, sta in braccio alla sua padrona. All’improvviso un pitbull, si scaglia contro di loro cercando di sbranarlo. E alla fine ci riesce. Tra urla e inutili tentativi di strapparlo dalle grinfie di quella che è diventata una «bestia rabbiosa».

Giasone è morto, non ci sono scuse per i proprietari del pitbull, che hanno lasciato il cane incustodito e libero di aggredire chiunque e non sono neppure accorsi. È toccato a Giasone, e alla sua famiglia è rimasta l’immagine dell’amato corpicino straziato. È rimasta l’immagine del ghigno del proprietario del cane «assassino».

Siamo in Puglia una regione con un difficile rapporto con gli animali di affezione, specie randagi. Ma il pittbull ha un proprietario e, al di là della responsabilità civile nei confronti di una vita e di una famiglia ferita profondamente e irrimediabilmente, ha una responsabilità etica e umana, sempre che abbia una coscienza.

L’episodio, che non è né unico né raro, rimette in discussione, anzi rende indispensabile la reintroduzione del patentino per alcune razze canine. Quando si verifica un’aggressione orribile, come questa a un cane o a persone, i più se la prendono con i cani. Non è così che deve andare. La colpa è sempre dei padroni.

Non esistono cani «aggressivi» o «assassini», ma solo padroni «cattivi» e a volte, pure, «ignoranti». Non è neppure giusto prendersela con i pitbull, con il dogo argentino, con il mastino napoletano, eccetera. Loro, in fondo, non sono cattivi, ma lo possono diventare come qualsiasi altro animale mal educato, o maltrattato. I cani sono spugne, assorbono le nostre tensioni, le nostre ansie, le nostre paure, la nostra rabbia. Se non siamo capaci di controllarci e di controllarli, evitiamo di prenderli.

Da parte nostra, la necessità di proteggere questi pelosi, ma anche gli umani e le altre creature, perché non ci sia più nessuno da piangere. Perché Giasone abbia giustizia, perché chi ha lasciato compiere un simile gesto al suo cane, qualora se ne appuri la colpa o il dolo, non possa più detenerne altri.

Giasone povero amore! Quanta paura, disperazione e dolore in quei tuoi ultimi istanti di vita! Chiediamo che il tuo sacrificio serva a salvare altre creature. Ora tutti insieme, dobbiamo batterci per pene più severe e regole più stringenti per allevatori e detentori di alcune razze di cani. Lo dobbiamo a «Giasone», lo dobbiamo agli altri.

Ernesta Cambiotti

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