CAMBIAMENTI CLIMATICI: CHE FARE?

La Penisola sferzata
dalla pioggia e dal vento

 

Ed è ancora maltempo. Sull’Italia sferza vento forte e pioggia. La conta delle vittime sembra senza fine: se ne devono aggiungere alle dodici altre quattro. Alberi che cadono un po’ dappertutto dal nord al sud, case scoperchiate, smottamenti, frane e mareggiate.

Ma cosa succede? Più o meno, in questo periodo dell’anno, la conta di danni e vittime si può considerare stagionale. Tiriamo fuori i maglioni dall’armadio e l’odore di naftalina ancora non se ne è andato che già assistiamo a questi disastri.

Ma è veramente normale? La risposta è, ovviamente, no. Due le ragioni: l’incuria, la mancata manutenzione dei boschi, degli alvei dei fiumi, delle caditoie stradali, la cattiva progettazione e realizzazione dei sistemi fognari e di allontanamento delle acque meteoriche da una parte e dall’altra l’estremizzarsi delle precipitazioni e dei fenomeni eolici dovuti alle mutazioni climatiche legate al cosiddetto effetto serra.

Le situazioni di continua allerta diramate dalla nostra Protezione Civile dovrebbero farci pensare e far riflettere noi e soprattutto i nostri governanti. Urgono politiche di governo del territorio con investimenti adeguati. Simultaneamente è necessaria una programmazione volta alla riduzione dei gas serra, unici e veri responsabili di quanto ci accade.

La mobilità, i trasporti sono responsabili per il 35% delle emissioni: urge una politica di riduzione della mobilità privata a favore di quella collettiva. Uno svecchiamento dei parchi automobilistici con l’incentivazione alla produzione di veicoli a zero emissioni da immettere sul mercato a prezzi popolari.

L’abbandono dei combustibili fossili è basilare. Comunque esistono sistemi di cattura in atmosfera e conversione del CO2 che con l’aggiunta di idrogeno ed acqua diviene combustibile da bruciare nei nostri motori termici senza dover modificare alcunché.

Questi impianti industriali, non molto costosi, dovrebbero essere installati da subito sia per la produzione di combustibile ad impatto zero, sia per la cattura e lo stoccaggio della CO2 così da ridurne la concentrazione in atmosfera e sventare lo sconvolgimento del clima del pianeta. Un’azienda, la Carbon Engeneering Ltd, in Canada, ha realizzato un impianto ed ha dimostrato che la produzione ha un’efficienza talmente elevata da produrre combustibile (benzina e diesel puliti) generando un debito nel bilancio di Co2.

I sistemi di riscaldamento hanno una grandissima importanza, producono oltre l’11% dei gas serra. Infatti il 50% del Pm10 (il particolato che resta in sospensione ed entra nei nostri polmoni) ed ugualmente il 50% del monossido di carbonio (il gas serra per eccellenza) rilasciato in atmosfera in Italia, provengono dai sistemi di riscaldamento.

È necessaria una forte e repentina opera di svecchiamento degli impianti di riscaldamento, privilegiando centrali di riscaldamento centralizzate o meglio di quartiere che considerino l’uso del calore naturale del sottosuolo (geotermia) o il riuso di calore prodotto dai cicli produttivi industriali.

È altresì fondamentale la coibentazione di tutte le strutture già realizzate. Questo è possibile e da subito ridurrebbe la necessità di una climatizzazione artificiale. L’obbligo, nelle nuove costruzioni, dell’uso di tecnologie e sistemi che portino alla realizzazione di manufatti non energivori che restino al di sotto dei 16KW/h al metro quadro, attualmente i nostri edifici consumano circa 160 KW/h al metro quadro.

L‘alimentazione: la produzione di cibo contribuisce per 18% alle emissioni di gas serra. Ma la realizzazione di alcuni alimenti è molto più inquinante di altri. Il ciclo di produzione della carne, infatti, contribuisce con un fenomenale 40%. La carne da sola insomma è responsabile di quasi la metà di tutti i gas serra rilasciati in atmosfera per produrre tutti gli alimenti messi insieme.

In conto bisogna metterci la deforestazione necessaria per realizzare nuovi pascoli per una domanda crescente. Ci sono poi le coltivazioni estensive mono-colturali energivore. L’uso massiccio di acqua (25.000 litri per produrre 230grammi di manzo) sia nelle fasi si coltivazione dei foraggi nelle varie fasi di allevamento.

Urge un ripensamento delle diete degli abitanti del cosiddetto mondo civilizzato. In Europa divoriamo 78 kg di cane e derivati all’anno contro i 27 di quarant’anni fa. Si dirà, che sono a confronto dei 222 kg che ingurgita mediamente un americano?  Se non altro incide sulla salute: obesità, malattie metaboliche, tumori sono in crescita. Oramai nessuno ha più dubbi: il nostro stato di salute è legato ai differenti stili di vita. Il movimento e l’alimentazione. Quindi sia per noi che per il pianeta dobbiamo almeno tornare alle nostre sane abitudini di 50 o 60 anni fa. Più pasta e pane integrali, più verdura e meno, molta meno carne e latticini.

Il 27% dei gas serra sono immessi dall’industria. È necessaria la modernizzazione dei processi produttivi, soprattutto delle fabbriche cinesi, indiane ma anche nord americane. Ogni azienda dovrebbe essere certificata riguardo all’efficienza energetica e sul trattamento di scorie ed emissioni in atmosfera. Una conseguente tassazione doganale sui prodotti provenienti da questi continenti proporzionale al livelli di inquinamento porrebbe fuori commercio le aziende più inquinanti e premierebbe quelle più virtuose.

Il ciclo dei rifiuti, anche se responsabile per un modesto 1%, se ottimizzato potrebbe sottrarre ulteriori punti al bilancio dei gas serra soprattutto in considerazione della cosiddetta economia circolare. Il cosiddetto riciclo e riuso dei materiali scartati che ridurrebbe la necessità di estrarne di nuovi.

Insomma se diluvia, se i fiumi esondano, se vi sono catastrofi, non è un caso. Tanto si può e si deve fare. Le soluzioni ci sono, dobbiamo tutti iniziare a fare la nostra parte. Evitare gli sprechi, ridurre i consumi e portare i consumi necessari verso quelli consapevolmente a impatto zero. Intanto noi possiamo fare la nostra parte, poi spetta ai governi la politica dei grandi numeri. Ed anche lì possiamo fare la differenza. Abbiamo poco tempo. Affrettiamoci.

Lino Rialti

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