Nelle ultime settimane il nostro Paese è stato colpito da fenomeni metereologici estremi. Soprattutto al nord Italia dove le correnti di aria calda provenienti dall’Africa si sono scontrate con l’aria più fredda.
Ondate di calore, bombe d’acqua, grandinate, inondazioni, uragani, l’evoluzione della crisi climatica. Ancora c’è chi nega il cambiamento climatico, chi minimizza, chi pensa che sia tutto normale.
Invece nulla è normale, a cominciare dal pianeta che dà segnali di insofferenza.
Troppi umani, divisi tra chi il pianeta lo vuol dominare e chi, invece, cerca di sopravvivere in un ambiente sempre più ostile.
Però non si possono avallare le preoccupazioni degli ambientalisti, non si possono danneggiare le grandi imprese o multinazionali.
E non sia mai che si rinunci ai combustibili fossili, così come alla tradizionale legna da ardere.
È ancora deforestazione e cementificazione.
L’informazione «filtrata» per non ingenerare dubbi, perché tanto tutto passa.
Fenomeni metereologici estremi più frequenti
Anche se è difficile raccontare una storia diversa dopo le immagini di questi giorni. Difficile raccontarla ai parenti delle vittime e a chi ha perso tutto a causa di eventi meteorologici e ambientali.
Quello che sta succedendo da un po’ di tempo è destinato a ripetersi.
Fenomeni estremi e violenti che si ripresenteranno. È la scienza che lo dice.
Nulla è normale e soprattutto nulla sarà poi così raro.
Anche la Banca d’Italia fa il punto sul riscaldamento globale: l’ulteriore aumento delle temperature, stimato di 1,5 gradi, costerà al nostro paese l’equivalente di due o tre piani nazionali di ripresa e resilienza. Caldo e gas serra, provocheranno, nel 2100, un calo del Pil pro capite tra il 2,8 e il 9,5%.
Resteranno gli utili di chi non verrà toccato da tutto questo e la sicurezza di chi, nelle stanze dei bottoni, continuerà a pensare che bisogna perseguire il male minore, in equilibrio, come funamboli, sopra una moltitudine di consensi da coltivare.
Ernesta Cambiotti