L’INCHIESTA DI BIBBIANO

Il giro d’affari e i metodi
di Foti e della sua onlus

 

I Demoni di Bibbiano tornato alla ribalta. Come nel celebre film di George Romero «La notte dei morti viventi», questi loschi figuri escono dal sottosuolo pian piano man mano che le indagini proseguono e alcuni agghiaccianti particolari vengono resi pubblici.

È sempre più chiaro come questi loschi figuri, strutturati in una vera e propria organizzazione atta a delinquere, avrebbero strappato i bambini alle famiglie originarie, troppo spesso utilizzando false accuse contenute in relazioni fasulle dai contenuti inventati ed pesantemente infamanti per i genitori naturali. La soluzione sarebbe stata sempre la stessa: portare via «in salvo dai mostri» i piccoli, utilizzando tutti i mezzi, leciti e soprattutto illeciti.

Grazie a queste relazioni confezionate ad arte, questa «banda» avrebbe potuto poi affidare i piccoli ad amici e conoscenti oltre che inserire i bimbi in lunghi percorsi terapeutici dove gli psicologi della «Hansel e Gretel» li sottoponevano a terapie presso il centro «La Cura».

Denaro e ideologia. Insomma l’obiettivo dei «demoni» di Bibbiano, secondo i magistrati della Procura della Repubblica di Reggio Emilia, sarebbe stato la creazione di un notevole giro d’affari. Denaro, ideologia, convinzioni e malafede: questo il cocktail micidiale che ha portato tanti, troppi bimbi ad essere allontanati dai genitori.

Claudio Foti, psicoterapeuta, direttore scientifico e fondatore della onlus «Hansel e Gretel» di Moncalieri, Torino, uomo dal carisma indiscutibile, in pochi anni aveva espanso il territorio di competenza della sua associazione in mezza Italia. La onlus «Hansel e Gretel» si era, così, appropriata, tra l’altro, degli spazi del centro pubblico «La Cura».

In questo centro venivano inviati i bambini affidati ai servizi sociali per le terapie psichiatriche. Tutto questo, però, senza assegnazioni per gare d’appalto, insomma amicalmente affidate a Foti direttamente in barba alla trasparenza. E grazie a questa opacità la onlus sarebbe stata in grado di fare cassa.

Chi lo dice? il giudice del Tribunale del riesame di Bologna, che, nell’ordinanza di applicazione delle misure restrittive per Foti, circostanzia le motivazioni che hanno permesso l’emissione del provvedimento.

Foti insomma è stato messo ai domiciliari con l’obbligo di dimora a Pinerolo poiché ha «approfittato del suo ascendente per svolgere, per alcuni anni, psicoterapia su un numero elevato di minori, al fine di perseguire un ingente profitto economico, con parallelo danno per gli enti pubblici».

È sconcertante pensare che per anni, bambini siano stati sottoposti a complessi piani terapeutici, dopo essere stati strappati senza motivo alle famiglie, per mero tornaconto economico e di immagine.

Il plagio dei minori. Lo sconcerto soprassale quando si legge di una storia di una ragazzina sottoposta ad innumerevoli sedute da Foti per «far riaffiorare un passato abuso sessuale da parte del padre». Da quanto è emerso, questo «lavoro», sarebbe durato per oltre tre anni. Foti infatti ha incontrato la ragazzina nel triennio, per ben due volte a settimana.

In queste sedute Foti avrebbe cercando di plagiare la minore al fine di farle raccontare abusi sessuali che, in realtà, non erano mai avvenuti. Gli incontri con la giovane sono proseguiti anche quando questa aveva raggiunto la maggiore età.

Ovviamente gli incontri venivano regolarmente fatturati e liquidati dal servizio sanitario. Ogni seduta portava alla onlus di Foti 135 euro, «tariffa ben al di sopra e quasi doppia rispetto alla tariffa media di uno psicoterapeuta, pari a 70 euro» sostiene il giudice nel provvedimento.

Gli importi gonfiati. Si è anche tentato di ricostruire gli importi che sarebbero stati sottratti indebitamente alle casse del Servizio Sanitario Nazionale. Il Giudice del Riesame infatti afferma che «vi è stata una perdita economica per l’ente pubblico e uno sviamento dei beni pubblici dal loro uso tipico, rappresentati dalla sostanziale concessione a soggetti privati dei locali de La Cura, immobile destinato a uso pubblico e per cui l’amministrazione pagava un canone di locazione, senza ricevere alcun contributo dagli psicoterapeuti privati che da soli la utilizzavano e che percepivano alte remunerazioni per ogni seduta di psicoterapia ivi svolta, tra l’altro interamente pagata da soggetti pubblici». Ed il Giudice aggiunge che «è stato violato il principio di trasparenza e di buona amministrazione poiché l’assegnazione del servizio di psicoterapia di minori abusati, individuati dai servizi sociali, a soggetti privati è avvenuta senza alcuna regolare procedura pubblica, senza apposita gara o provvedimento motivato».

Un complesso e perverso meccanismo sarebbe stato architettato per aggirare leggi e controlli e far pervenire soldi su soldi alla onlus.

Nelle carte della Procura della Repubblica di Reggio Emilia vengono spiegate le tecniche: «Gli affidatari venivano incaricati dai Servizi Sociali di accompagnare i bambini alle sedute private e di pagare le relative fatture a proprio nome».

Gli importi, sicuramente elevati e gonfiati, venivano poi rimborsati dalle Asl utilizzando causali di pagamento fasulle. Così facendo si riuscivano ad aggirare gli stretti legacci dei bilanci dell’Unione dei Comuni coinvolti. Infatti le sedute psicoterapiche «venivano pagate dalla Asl con denaro destinato agli affidatari di minori bisognosi, senza che la reale destinazione del denaro fosse palesata». Da qui l’accusa per Claudio Foti di abuso d’ufficio.

Ma tutto questo non sarebbe stato sufficiente. La sete di denaro sembrerebbe insaziabile. Infatti l’assegnazione da parte dei Servizi Sociali della Val d’Enza per le terapie della «Hansel e Gretel» effettuate all’interno del Centro La Cura avveniva con la dicitura nelle delibere che «non vi sarebbero state spese aggiuntive per la collaborazione con la onlus».

Ovviamente l’indagine ha scoperchiato un presunto giri di soldi che smentirebbe completamente questa presunta gratuità delle prestazioni. Cosa che sarebbe potuta invece essere offerta dal servizio psicologico interno delle Asl. Insomma i Magistrati hanno calcolato un danno per la pubblica amministrazione di oltre duecento mila euro.

La difesa del Guru di Bibbiano ovviamente è tutta tesa a dimostrare l’estraneità dell’elemento economico di Foti. Secondo gli avvocati, lo psicoterapeuta sarebbe stato così preso dalla propria attività professionale da non accorgersi della carambola di euro che volteggiava appena sopra le teste di tutta l’organizzazione.

Foti continua a sostenere di essere ignaro di tutto ciò che riguardava denaro e pagamenti. Ovviamente si vorrebbe dimostrare la sua completa buona fede, la discrezionalità nelle tecniche di cura scelte dal professionista da una parte e l’assenza di interesse economico dall’altra.

Forse gli avvocati di Foti dovranno faticare non poco per giustificare però la costituzione da parte del guru di Bibbiano di una società a responsabilità limitata già nel 2003. Infatti gli inquirenti scrivono che Foti «aveva formato una Srl per gestire la psicoterapia su larga scala, di cui lui era amministratore delegato, socio di maggioranza e diretto destinatario di ingenti somme elargite senza titolo dalla pubblica amministrazione per le prestazioni private camuffate da pubbliche a cui aveva preventivamente dichiarato che avrebbe rinunciato, ma aveva invece dato direttive alla segretaria per fissare le tariffe».

Meccanismo identico a quello utilizzato proprio a Bibbiano. Quindi Foti difficilmente potrà sfuggire alla affermazione di non poter non sapere dei sotterfugi strutturati per aggirare e controlli ed intascare i soldi pubblici senza averne diritto.

I rapporti tra Foti e Anghinolfi. Ed il cerchio si chiuderebbe secondo il giudice del Riesame visto che sarebbe chiara «la circostanza che vi fossero precedenti rapporti di conoscenza e collaborativi di Foti con Federica Anghinolfi, la dirigente amministrativa che aveva introdotto Hansel e Gretel nella realtà emiliana importandovi le persone che la rappresentavano, in primo luogo Foti, da Torino, induce a ritenere evidente che tra essi vi sia stato precedente accordo finalizzato a raggiungere il risultato concreto descritto».

E, per dirla con Svetonio, visto che «pecunia non olet», sono vari i rapporti instaurati dal guru di Bibbiano che gli sarebbero servito ad ottenere denari fruscianti in maniera continuativa. Foti sarebbe «riuscito a inserirsi nel territorio emiliano potendo contare sulla totale dedizione a lui e al suo gruppo da parte degli assistenti sociali e responsabili dell’Unione Comuni Val d’Enza», lo scrive il Tribunale nell’Ordinanza che continua affermando che Foti avrebbe approfittato di «tale ascendente per svolgere per alcuni anni psicoterapia di un numero elevato di minori, protratta il più a lungo possibile, al fine di perseguire un ingente profitto economico con parallelo danno per gli enti pubblici».

Che dire: i mostri di George Romero erano duri a morire, proprio come sembra essere questo sistema, speriamo che si riesca a trovare il modo definitivo per fermare l’avanzata di questi Zombie. Forse che nella penombra dell’urna elettorale si trovi l’arma letale?

Lino Rialti

 

Nella foto in alto: Claudio Foti, la psicoterapeuta fondatore della «Hansel e Gretel» di Moncalieri (To). Sopra: Federica Anghinolfi, la dirigente dei servizi sociali dell’Unione val d’Enza che ha introdotto Foti nella realtà emiliana.

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