MEMORIA STORICA

Gli omaggi partigiani
alla statua riconvertita

L’arroganza e la stupidità della cosiddetta Legge Fiano che vorrebbe vietare ogni simbologia che in qualche modo ricordi il ventennio fascista, ha scatenato la fantasia del popolo del web. Sui social media compaiono insulti più o meno mascherati, c’è un fiorire di caricature, ma c’è anche la «riscoperta» degli edifici pubblici e delle altre realizzazioni del razionalismo italiano. Infine c’è il vanto per l’obelisco che introduce al complesso del Foro Italico e per gli altri monumenti sopravvissuti alla caduta del regime.

Ma i post più curiosi e simpatici sono quelli che riprendono su Facebook la storia del monumento ai partigiani di Imola «svelata» dal quotidiano «La Verità»: la statua rappresenta in realtà un soldato fascista riconvertito come partigiano dopo il 1945.

Si tratta infatti di un opera realizzata nel 1936 da Angelo Biancini, detto Anzulé, per rendere omaggio ai legionari caduti nella guerra d’Etiopia. Quello rappresentato nell’opera quindi non è affatto un partigiano, anzi, è proprio l’opposto. «Il guerriero – si legge nell’articolo de La Verità – aveva nelle mani un’arma, forse un gladio, spada d’ordinanza dei legionari, e uno scudo. Nella versione attuale le armi romane sono sparite e il guerriero impugna, al posto della spada, la punta della canna di un mitra rovesciato, con il calcio appoggiato sulla spalla. Si tratta di una posizione innaturale al quale lo stesso artista è ricorso, nel 1946, per riadattare l’opera».

In pratica a guerra finita gli antifascisti hanno fatto sostituire le armi legionarie con un mitra e la statua è stata intitolata ai «combattenti per la libertà». Dietro al monumento è tuttavia rimasto un bassorilievo che omaggia proprio le campagne militari d’Etiopia. Che disdetta, qualcuno si è scordato di cambiare anche questa parte del monumento, magari facendovi incidere qualche stella rossa qua e là.

Il paradosso è veramente simpatico: ogni anno il 25 aprile c’è chi manifesta, senza saperlo, davanti alla statua di un legionario fascista, credendo che rappresenti un partigiano. Non ditelo a Fiano e Boldrini, magari sono passati da Imola recentemente con una corona di fiori. Scoprirebbero di averla posta di fronte ad una statua che vorrebbero abbattere.

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