LA SENTENZA DEL BORSELLINO QUATER

Ergastolo ai boss,
condannati i falsi pentiti

 

La Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, ha confermato non solo la sentenza di I grado bensì ha condannato all’ergastolo i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino, entrambi imputati della strage di Via d’Amelio a Palermo, dove il 19 luglio del 1992 perse la vita il giudice Paolo Borsellino ed i suoi cinque uomini di scorta. I «falsi pentiti» Francesco Andriotta e Calogero Pulci, accusati di calunnia, sono stati condannati a dieci anni.

Una storia che mi tocca da vicino. L’esito della sentenza mi tocca molto da vicino perché anche il mio nonno naturale era un magistrato illustre come il giudice Borsellino, è stato suo collega nel passato sebbene sia morto nel luglio del 2011. Sono nata come Antonina Concetta Vittoria con un cognome ingombrante e un’eredità molto pesante ma forte della verità sono andata avanti e continuerò a farlo a testa alta.

«Brutta persona» a detta di molti quello stesso magistrato corrotto che «odiava Falcone e Borsellino» nella realtà dei fatti. Stesso sottile filo conduttore che lega indissolubilmente nella storia famiglie che vivono a metà con radici strappate.

Lo scopo generale del suo operare è sempre il medesimo: soldi, potere, ambizioni e bella vita poco importava se a farne le spese era la pelle di anime innocenti. Il vero ed unico colpevole di tutto, colui che ne era il regista e burattinaio principale resta questo magistrato che non è come ha voluto far credere in tutti questi anni.

Sacrificare e uccidere tante, troppe vite umane-innocenti in cambio di un pugno di mosche in mano, di promesse non mantenute e bugie colossali che hanno generato dei danni ingenti (nel mio caso una stalker che in modo ossessivo ha condizionato per intero la mia esistenza, anch’essa soggiogata da questo magistrato-corrotto).

Il mio nonno naturale fondò il pool-antimafia e a differenza di questo magistrato, che ha perseguitato anche la mia esistenza, era dalla parte «giusta» insieme ai giudici Falcone e Borsellino, lieta che a distanza di ben 27 anni si è potuto far luce su due delle stragi più efferate che potessero compiersi.

Questo magistrato-corrotto, che lega la mia vita con un filo rosso a quella di gente così illustre, resta un magistrato-corrotto che per andare avanti nei procedimenti chiedeva le mazzette, cosa riferita da un testimone chiave che dopo anni di codardia ha deciso di pulirsi la coscienza rendendo una confessione audio registrata dove ammette tutte le malefatte orchestrate dallo stesso ai miei danni, spalleggiato dalla stalker come anche da numerosi altri affiliati mafiosi; è un losco personaggio che amava manipolare e millantare, controllare la vita degli altri, credendosi onnipotente.

Scoperchiare l’atroce verità. Era doveroso oltre che necessario scoperchiare l’atroce verità da tenere gelosamente nascosta perché non è possibile che per coprire le magagne di un magistrato-corrotto, ci abbiano rimesso anime innocenti (bambini, donne e categorie deboli e svantaggiate facili prede di un manipolatore seriale di quel calibro).

Sono autrice del testo d’inchiesta autobiografico, dal titolo «Vite strappate in Italia dagli anni ’70 ad oggi» dall’illustre prefazione della senatrice Paola Binetti, la quale mi ha guidato verso la rivelazione della mia verità scomodo a lungo celata, ebbene uno dei personaggi chiave è il Nibbio, il quale non può rimangiarsi questa verità, né tantomeno può tornare indietro.

Lui era colui che ha fatto servizio scorte per conto di questo magistrato-corrotto fino al 2016, anch’esso soggiogato, manipolato e controllato tutti i santi giorni, lavorò sotto copertura ed ha evitato due trasferimenti per coprire le magagne di questo magistrato corrotto. A suo dire è stato usato da questo magistrato corrotto.

L’esempio di Borsellino. Paolo Borsellino resta uno dei giudici più illustri e veri della storia della magistratura italiana, quella dove a regnare non era la corruzione bensì la moralità, l’integrità, la lealtà, l’onestà e la giustizia. Sono ormai lontani gli anni della tirannide di questo magistrato-corrotto che ha sulla coscienza tanta corruzione e diverse morti sulla coscienza, la mia sola esistenza è la prova che sebbene a metà la mia resta una vittoria assoluta.

Questo magistrato è quello che aveva le indagini di Falcone e di Borsellino, forse è spiegato il motivo per il quale per troppi anni la giustizia è stata silente sulle stragi di Capaci e Via d’Amelio come anche per quanto concerne il calvario che a causa sua abbiamo subito, con le mie sorelle gemelle nate con sindrome di down. Oggi finalmente è cambiato tutto si respirano altri venti, rispetto a prima dove per il denaro si cambia tutto, partito, modo di vedere e ci si vende al miglior offerente.

Le condanne definitive. La confessione del Nibbio ha aperto la strada affinché oggi si è giunti al Processo Quater di Borsellino dove sono arrivate le condanne definitive. Nulla ridarà indietro persone così illustri ma almeno il cuore lentamente può trovare pace.

Non sta vincendo il male sul bene. Non sta primeggiando la tirannide del più losco magistrato-corrotto, provato sulla pelle che sia mai esistito sulla faccia della terra ed ormai non sarà più in grado di silenziarmi; un uomo che ha preso in giro deliberatamente persone deboli e bisognose, al quale ha promesso soldi ed il mondo a discapito di chi inconsapevole ha subito tutto questo.

Mi rincuora sapere che la giustizia c’è, implacabile ed in grado di ripristinare l’ordine, com’è giusto che sia. Spero che la coscienza di questo magistrato lo faccia dormire la notte, perché ha agito indisturbato anche troppo, doveva prevedere che seminando vento avrebbe raccolto tempesta e che questa verità scomoda sarebbe stata scoperchiata; a causa di questo magistrato-corrotto e dai suoi seguaci aizzati contro ho rischiato la mia vita quasi quotidianamente, ha provato a silenziarmi in più modi possibili ma con queste condanne s’è riaccesa in me la speranza che qualcosa è cambiata davvero, e che nulla di ciò che ho fatto sia stato vano. Il Nibbio oggi si pente di quello che ha fatto, di non aver capito la situazione in cui era entrato, di aver seguito delle persone, e per fortuna la resa dei conti arriva per tutti.

La piaga resta la corruzione. Intrecci di vite ben collegate, tutte incastrate da un filo di un burattinaio che a causa della sua vuota vita ha usato quel potere solo per nascondere tutte le malefatte, usando chiunque a suo piacimento. Con coraggio e determinazione riporterei altre 1000 volte la confessione con la denuncia che ha scoperchiato tutto questo perché è da qui che avverrà e sta avvenendo il cambiamento vero e proprio.

La vera piaga sociale è e resta la corruzione, fenomeno sempre più dilagante. Con questa sentenza che conferma la precedente di I grado dell’aprile 2017, si è fatta luce sulla più spigolosa vicenda, hanno ragione i familiari di Borsellino: «confermato il più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana». Tutto questo avrebbe dovuto restare silente e coperto, faceva comodo ed avrebbe continuato a far gioco a questo magistrato-corrotto che avrebbe scongiurato che giungessi fino a qui. «Chi ha paura muore ogni giorno chi non ha paura muore una sola volta» direbbe il giudice Borsellino e quindi nonostante la paura di ogni giorno provata sulla mia pelle sono andata avanti ben lieta di sapere che oggi tutto questo è verità.

La conferma della sentenza di I grado. Il depistaggio sulla strage di via d’Amelio ci fu, a conferma c’è finalmente la sentenza di II grado della Corte d’Assise di Caltanissetta, il cui verdetto è arrivato dopo circa cinque ore di camera di consiglio, che di fatto conferma la famosa sentenza di I grado dell’aprile 2017 come chiesto dalla procura generale.

Ora posso sentirmi in pace e a posto con la mia coscienza, fiera di aver denunciato, di aver messo nero su bianco tutta questa triste, ingarbugliata e connessa storia, questo magistrato-corrotto nonostante le sue manipolazioni e bugie non ha vinto, probabilmente non vincerà mai ed è ora che taccia e sparisce nell’oblio.

Questo processo Borsellino Quater mette in evidenza che si è trattato del più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana. A legarci resterà sempre che come per Borsellino anche per mio nonno naturale i nemici restano gli stessi, ed è un’amarezza constatare che tali tradimenti e nefandezze possano essere frutto di uomini delle istituzioni. Era un esito scontato e sperato per chi nel suo piccolo ha fatto la sua parte.

Antonella Betti

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