L’UCCISIONE DI LUCA SACCHI

Difende la sua ragazza
e gli sparano alla testa

 

Muore Luca Sacchi per una rapina, inizia lo sciacallaggio politico Questo non è giornalismo. O si decide di fare informazione o si fa del sensazionalismo. Non si costruisce la notizia sul nulla.

È morto un ragazzo, Roma piange uno dei suoi figli, non serve reclamizzare le idee politiche di chi ha perso la vita, nulla aggiunge al fatto di cronaca nera.

Essere giornalisti vuol dire rispondere a delle norme deontologiche ferree, ad una morale che non deve mai tracimare nel cattivo gusto e nella mancanza di rispetto, ad una etica che deve consentirti di essere fiero del pezzo scritto e della tua firma a chiusura.

Le polemiche successive alla morte del giovane personal trainer, Luca Sacchi, 24 anni, ucciso dopo una aggressione mentre si trovava con la fidanzata babysitter ucraina di 25 anni, Anastasia Kylemnyk, sono sciacallaggio mediatico.

Per la cronaca, il fatto criminoso si è consumato la scorsa notte intorno alle 23.20 fuori dal pub John Cabot di via Mommsen, in zona Appio, quando due rapinatori hanno prima colpito alla testa con un oggetto contundente la ragazza e poi iniziato una colluttazione con Luca, che ha tentato una reazione.

I residenti hanno raccontato di aver udito una serie di colpi di arma da fuoco, ma in realtà uno solo è stato tragicamente fatale al giovane, raggiunto alla testa da un proiettile e poi spirato all’ospedale dopo una operazione.

Uno dei colpi ha anche infranto un vetro del locale dove si stavano dirigendo i ragazzi. Lei, più fortunata del fidanzato, se la caverà senza troppe conseguenze, almeno fisicamente, se non un cuore spezzato per l’amore che le è stato strappato con violenza.

Di tutto il resto, delle indagini, della caccia all’uomo, della paura serpeggiante in una città che non offre più percezione di sicurezza tra le strade, se ne potrà riparlare in altri momenti.

Ora non è il caso, adesso c’è solo posto per il cordoglio alla famiglia di Luca e per una inchiesta che andrà avanti nonostante tutto e tutti.

Perché anche in questa Italia la Giustizia deve farsi largo, a forza di gomiti e nel fango mediatico, strisciando nelle trincee di un malvezzo sociale che sovente dissemina paura, incertezze e odio razziale che nulla hanno a che fare con la politica amministrativa. Nulla!

Lascia un commento