MONZA

Assolto il pluriomicida
del tallio

 

Mattia Del Zotto è stato assolto perché infermo di mente. Il giovane, un’anno fa, tentò di sterminare la sua famiglia, riuscendoci solo in parte: ne uccise tre avvelenandoli col solfato di tallio e ne intossicò cinque gravemente. Li tentò di avvelenare con il solfato di tallio comprato sulla rete con astuzia e dimostrando capacità non certo comuni.

Una vicenda veramente sconcertante che apre uno squarcio e scopre alcune delle falle del sistema giudiziario italiano. Infatti il Gip del Tribunale di Monza, Patrizia Gallucci, ha ritenuto Mattia Del Zotto totalmente incapace di intendere e volere al momento dei fatti, a seguito della perizia psichiatrica disposta dal Tribunale. Per questo ne ha disposto il ricovero presso una struttura psichiatrica per dieci anni.

E proprio qui si scoperchia una pentola nella quale sono stati lasciati sobbollire problemi antichi conditi con altri relativamente nuovi. Infatti il 31 marzo 2015 hanno chiuso definitivamente i battenti gli ultimi Ospedali Psichiatrici Giudiziari, i vecchi manicomi giudiziari.

La chiusura avvenne in applicazione della Legge di Riforma dell’Ordinamento Penitenziario tre-ter che ne prevedeva la chiusura esattamente due anni prima, ma poi, grazie ad una serie di proroghe, l’applicazione è stata spostata in avanti di 730 giorni. Ora sono stati sostituiti, si fa per dire, dalle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems).

L’approccio, si potrebbe dire, romantico, se non fossimo di fronte a veri criminali violenti ed imprevedibili, prevede il ricovero in strutture non più gestite dal sistema giudiziario e carcerario ordinario. Ora le competenze sono passate al Sistema Sanitario Nazionale. Le Rems infatti sono emanazioni dei Dipartimenti di Salute Mentale delle Aziende Sanitarie. E ad oggi solo 17 regioni su 20 si sono organizzate ed hanno realizzato queste strutture. Pochissimi i fondi a disposizione.

L’approccio terapeutico e riabilitativo vuole che queste strutture ricordino più abitazioni che presidi sanitari, figuriamoci quanto somiglino a luoghi detentivi dei quali non hanno sicuramente le caratteristiche di sicurezza. Di solito si presentano come villette o piccole palazzine, il cui presidio e la vigilanza sono lasciati a poche guardie giurate inesperte e disarmate. Le recinzioni di contenimento dei «pazienti» spesso sono quelle destinate alle civili abitazioni. Risultato? Le evasioni sono all’ordine del giorno, i disordini pure. La cura e la cosiddetta riabilitazione, essendo le Rems sempre sovraffollate e con lunghe liste d’attesa, è a dir poco discutibile.

Insomma una riforma sicuramente partita male e che sta continuando peggio. Forse sarebbe il caso di mettere mano al problema. Lasciare le Rems ai pochi disturbati non pericolosi e istituire strutture di contenimento adeguate dove la cura del cosiddetto «pazzo criminale», quando pericoloso, sia possibile e soprattutto dove venga tutelata la sicurezza della popolazione tenendo ben custoditi gli elementi pericolosi.

Lino Rialti

Nella foto di copertina: Mattia Del Zotto.
Nella foto sopra: le tre vittime del killer

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