AL CINEMA: THE PLACE

Un posto per
perdersi o ritrovarsi

 

Dopo il grande successo di «Perfetti Sconosciuti», che gli è valso il David di Donatello, Paolo Genovese realizza un film su certi aspetti simile: storia corale, unica ambientazione, ma con una direzione totalmente diversa.

Un personaggio misterioso siede tutti i giorni al bar «The Place». Molte persone vanno e vengono solo per parlare con Lui. Egli infatti può esaudire qualunque loro desiderio, dal curare un figlio malato fino a una notte con una modella. In cambio però richiede un’azione crudele: rapinare, uccidere, violentare. The Place è un adattamento della serie tv americana «The Booth and the End». In questo nuovo lavoro il regista, anche in sceneggiatura insieme a Isabella Aguilar, smorza ancora di più il suo tipico registro comico, processo già cominciato col precedente «Perfetti Sconosciuti», per un racconto molto duro e diretto.

La struttura del film è estremamente teatrale, elimina ogni dinamicità, vediamo solo i dialoghi tra l’enigmatico individuo, interpretato da Valerio Mastandrea, e i vari personaggi seduti con lui. Tutto ciò che avviene, e di conseguenza il percorso dei protagonisti, viene espresso attraverso il succedersi dei  resoconti. La scelta di questa pericolosa impostazione impone una grande prova attoriale da parte degli interpreti, capace di mantenere il ritmo e il pathos per tutta la durata della pellicola. Il cast stellare riesce nell’intento, si va da Marco Giallini ad Alessandro Borghi, passando per Vinicio Marchioni, l’indimenticabile Freddo della serie «Romanzo Criminale».

A spiccare tra tutti è Valerio Mastandrea, il perno dell’intero The Place, lanciato verso il quinto David di Donatello. La sua figura mefistofelica, ma ambigua e sempre più sfaccettata verso la fine, perfetta per le espressioni di Mastrandrea, pone ai personaggi un’alternativa. Le sue richieste spietate sono tese a far spingere al limite le persone, a farle trovare davanti a scelte importanti, in cui possono comportarsi liberamente, decidendo anche di rifiutare. Lui infatti non impone nulla, continuamente precisa ai protagonisti il fatto che si trovano in quelle determinate situazioni solo per loro volontà. Le esperienze vissute li porteranno poi a conoscere profondamente se stessi, a un cambiamento che in ognuno di loro sarà o positivo o negativo, fino a riconoscere ciò che realmente desiderano e che conta veramente nella loro vita.

The Place racconta quindi parabole etiche e filosofiche, con un contorno anche religioso, rivisitando in maniera originale drammi presenti spesso nel cinema italiano, come fatto d’altronde in «Perfetti Sconosciuti». Il film pone molte riflessioni, colpisce nel segno e non annoia, rischio nel quale l’impianto della pellicola poteva far cadere. Obiettivo raggiunto grazie a dialoghi intriganti e a una regia capace di non risultare troppo statica e ridondante nelle scelte. The Place è un’opera ambiziosa ma allo stesso tempo coraggiosa, osa nel trasportare sul grande schermo una serie dagli schemi poco cinematografici, e riesce a far funzionare il tutto, fissandosi nella mente dello spettatore con il suo fascino e i suoi interrogativi.

Francesco Fratta

 

THE PLACE di Paolo Genovese. Con Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Vinicio Marchioni, Sabrina Ferilli

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