CALCIO

Un bilancio delle Coppe
in attesa della Serie A

Il bilancio delle squadre italiane nelle Coppe europee

 

Potremmo definire agrodolce il comportamento delle squadre italiane nelle Coppe europee, una stagione con alti e bassi incredibili se pensiamo solo a come si sono evolute le situazioni, tipo quelle che hanno visto la squadra meno accreditata delle italiane, l’Atalanta, arrivare più lontano di tutte in Champions.

Atalanta. I ragazzacci di Gasperini sono diventati, in quella notte di coppa speciale giocata a Lisbona contro i professionisti miliardari del Psg, la squadra di un’intera nazione, una squadra simbolo di una città ferita, espressione di una pandemia che proprio da quelle parti ha volto colpire duro, durissimo, con un altissimo numero di vittime.

Una promozione quindi a pieni voti per l’Atalanta che è arrivata ad un passo da una storica semifinale, e rimarrà comunque storico il raggiungimento della qualificazione ai quarti di finale, che l’ha portata ad essere tra le migliori otto d’Europa.

Un traguardo inimmaginabile per chi, fino a qualche anno fa, si proponeva la salvezza nel campionato come traguardo massimo. Il traguardo europeo dell’Atalanta sarebbe potuto essere ancora più prestigioso, con l’accesso alla semifinale, se gli orobici, nella partita clou col Psg, avessero potuto contare anche su Ilicic (fuori ahimè per depressione post Covid) e sul Papu Gomez dovuto uscire anzitempo per infortunio.

Da rilevare, a mio avviso, anche alcuni cambi sbagliati nel finale da Gasperini, cui va dato però comunque il merito di aver portato l’Atalanta nell’olimpo del calcio che conta.

Il bilancio delle squadre italiane nelle Coppe europee. Bene il Napoli di GattusoNapoli. Bilancio invece parzialmente positivo per il Napoli che, superata la fase a gironi, si è giocato l’accesso ai quarti contro il Barcellona. Il team di Ringhio Gattuso ha resistito al San Paolo nella gara di andata, terminata 1-1, ma al Camp Nou ha incassato un 3-1 finale contro una rivale di gran lunga più forte, e aiutata anche da una direzione arbitrale sfacciatamente casalinga che ha lasciato parecchi dubbi.

Comunque in linea di massima, si può parlare di una buona annata per gli azzurri a partire da quando mister Gattuso è subentrato a Carlo Ancelotti, che ritengo uno degli allenatori più sopravvalutati che ci siano in giro (tra l’altro con figlio e genero presenti nello staff, se non è nepotismo questo…), e che, a conferma di questa mia opinione, ha fatto scempio tale di questa squadra che De Laurentis ha preferito mandarlo a casa anzitempo.

Comunque il Napoli proprio nei tornei a eliminazione ha fatto vedere le cose migliori, come la insperata conquista della Coppa Italia che ha dato un senso ad una stagione che altrimenti un senso non avrebbe avuto.

Il bilancio delle squadre italiane nelle Coppe europee. Flop annunciato JuventusJuventus. Bocciate invece quelle che sarebbero dovute essere tra le protagoniste della Champions, Inter e Juventus. I bianconeri sono stati eliminati addirittura da un Lione che prima del fermo Covid era appena settimo nel campionato francese.

La delusione Juve potremmo definirla come una «cronaca di una morte annunciata» visto l’altalenante andamento della squadra di Sarri nel campionato, vinto sì, ma con 43 gol incassati ed un numero di sconfitte mai subito dalla Juve negli anni precedenti.

Una squadra cui il tecnico toscano non è riuscito a dare un’anima per colpe però non tutte sue. Se chiami Sarri chiami un tecnico che fa del gioco la sua arma principale e devi dargli i giocatori adatti.

Non che la Juve non avesse grandi calciatori, ma sembravano più grandi artisti che suonavano ognuno uno spartito diverso. Non basta assemblare grandi campioni per ottenere risultati, e comunque in questo caso sarebbe servito più un allenatore-accordatore, tipo Allegri.

Se a dirigere un orchestra di solisti chiami un tecnico integralista addestratore come Sarri, vuol dire che c’è qualcuno in casa Juve che capisce poco di calcio. Capita anche nelle grandi famiglie. Gianni Agnelli e Boniperti non avrebbero fatto mai un errore del genere.

Il bilancio delle italiane nelle Coppe. Male l'Inter in Champions, parziale riscatto in Europa LeagueInter. Peggio di tutte, con riferimento esclusivo alla Champions, ha fatto l’Inter di Conte, uscita nella fase a gironi. Il tecnico salentino (12 mln netti di ingaggio annui) malgrado una considerevole campagna acquisti da parte della società di circa 200 mln di euro, non è riuscito a proseguire nella competizione più importante fallendo l’obiettivo massimo che la società si era prefissata.

A mitigare parzialmente la delusione, c’è stato il cammino dei nerazzurri in Europa League dove sono giunti in finale, perdendola, contro il Siviglia. Un Siviglia che, malgrado una rosa di livello qualitativo inferiore a quella dell’Inter, malgrado ingaggi, tecnico compreso, notevolmente inferiori rispetto a quelli faraonici degli avversari, ha dato la sensazione di essere più squadra. Era più corta in campo, più aggressiva, faceva più possesso palla, ed ha indubbiamente meritato di portarsi a casa l’ennesima coppa di Europa League.

Conte, abituato a non prendersi mai le proprie responsabilità, ha dato la colpa alla società che non avrebbe supportato a dovere alcune sue richieste effettuate in precedenza, mercato compreso (!). Incontentabile.

Ciò ha provocato qualche dissenso e problema con la presidenza cinese tanto che qualcuno ha pensato ad un fine-rapporto, ma non si può certo licenziare un allenatore che, con altri due anni di contratto, ti costerebbe ben 44 mln di euro, ai quali dovresti poi aggiungere lo stipendio del nuovo che saresti costretto ad assumere (si parlava di Allegri, costa caro anche lui). Tutto ciò senza contare che l’Inter ha ancora a libro paga un certo Luciano Spalletti (6 mln netti annui).

Per cui, morale della favola, la società nerazzurra ha fatto finta di fare pace con Antonio Conte, un allenatore che, dovunque ha allenato si è sempre lasciato in rapporti pessimi.

Il bilancio delle italiane nelle Coppe. Male la Roma di Fonseca, nonostante DzekoRoma. Qualcuno potrebbe dire, e non parli della Roma? Ed io risponderei, «ma non ce l’hai una domanda di riserva, abbi pietà…». Uno sfacelo nello sfacelo, a cominciare da un tecnico chiaramente non adeguato che certamente non è stato aiutato da una società assente da anni.

Lo sfogo di Dzeko contro Fonseca a fine partita con il Siviglia la dice lunga sull’anarchia che regna nello spogliatoio e sulla mancanza di fiducia che hanno i giocatori nei confronti del tecnico. Malgrado ciò, malgrado l’avvenuto (finalmente) cambio di proprietà, Fonseca rimane anche perché costerebbe troppo ingaggiarne un altro, discorsi che in genere vengono accostati a piccole-medie squadre, ma che da vari anni sembrano invece essere un leit-motiv in casa giallorossa.

Una Roma tornata Rometta, una squadra piena di debiti, e costretta a fare 100 mln di plusvalenze entro giugno 2021. Questa è la Roma lasciata dal presidente-assente, più assente di tutti i tempi, James Pallotta, non solo «zeru tituli» ma, soprattutto, tante macerie.

Così è se vi pare…

Marco Biccheri

 

 

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