ROMEO + JULIET

Un amore profondo
quanto il mare

Compie 25anni il film «Romeo + Juliet» di Baz Luhrmann

 

Venticinque anni fa, il 28 febbraio del 1997 usciva nelle sale italiane Romeo + Juliet, secondo lungometraggio di Baz Luhrmann, candidato all’Oscar per la migliore scenografia e campione al botteghino con 147 milioni di dollari incassati.

Compie 25anni il film «Romeo + Juliet» di Baz LuhrmannCome il titolo suggerisce, si tratta di una rivisitazione dell’opera forse più famosa di William Shakespeare che ha ispirato tanti registi cinematografici: primo fra tutti e il più conosciuto l’adattamento di Zeffirelli. Quello di Luhrmann è il 10º adattamento sul grande schermo per l’esattezza.

Cinquecento anni di Storia separano l’opera del drammaturgo inglese da quella del regista australiano. La prima stesura della tragedia Romeo e Giulietta, infatti, veniva rappresentata a Londra il 30 gennaio del 1595.

Baz Luhrmann è il primo regista cinematografico a prendere atto di questo lungo arco temporale e dei cambiamenti che questo avrebbe apportato alla storia se fosse stata ambientata ai nostri giorni. E così fa, riporta sullo schermo la storia d’amore per eccellenza per la prima volta in chiave postmoderna.

La storia della tragedia shakespeariana la conosciamo tutti: «adolescenti innamorati si tolgono la vita seppellendo per sempre l’odio dei loro genitori». È un notiziario televisivo a darne l’annuncio nel film declamandolo in versi rimati.

Le vicende infatti ricalcano quasi interamente quelle della tragedia shakespeariana di cui è ripreso fedelmente il testo.

Il film è ambientato negli anni novanta in un sobborgo immaginario di Los Angeles chiamato Verona Beach. Il nome di questo luogo gioca sul fatto che a Los Angeles esiste realmente un luogo chiamato Venice Beach.

Nonostante si ispiri quasi interamente all’omonima opera di Shakespeare, si riscontrano alcune divergenze, rese necessarie dal cambio dell’ambientazione.

A dare le notizie dunque non può che essere la Tv. I messaggi vengono spediti via Federal Express. Le spade vengono soppiantate dalle pistole che le richiamano nei nomi «spada 9km» e «pugnale».

Le musiche classiche diventano quelle pop di importanti band simbolo degli Anni Novanta, come i The Cardigans, i Radiohead e i Garbage che fanno da colonna sonora.

I costumi rinascimentali si trasformano in colorate camicie hawaiiane firmate Dolce&Gabbana e completi Prada che rendono l’ambientazione ancora più moderna.

Per non parlare dell’originale trasformazione di alcuni personaggi classici come Frate Lorenzo, interpretato dal compianto Pete Postlethwaite, con tanto di crocefisso tatuato sulla schiena. Mercuzio (Harold Perrineau), forse il personaggio più originale, non è solo nero ma pure gay e, come se non bastasse, travestito da donna balla e canta Young Hearts Run Free alla festa faraonica dei Montecchi.

Il mio unico amore dal mio unico odio

È a questa festa, attraverso un acquario illuminato da tubi fluorescenti che fa loro da filtro mettendo in risalto lo straordinario talento visivo del regista, che si guardano per la prima volta negli occhi Romeo Capuleti e Juliet Montecchi: lei vestita da angelo, lui da cavaliere.

La vibrante Kissing you cantata dal vivo dalla cantante Des’ree fa da sfondo musicale alla magica sequenza.

È amore a prima vista. E quando rispettivamente scoprono a quale famiglia appartiene l’amato/a è già troppo tardi…

«Il mio unico amore spunta dal mio unico odio. Ora so chi sei e non posso tornare indietro…» dirà Juliette «Mostruoso la nascita di questo amore proprio per il nemico più odiato».

Protestanti i Montecchi. Cattolici i Capuleti. Nemici giurati e padroni di Verona ne segnano sciaguratamente il destino a colpi di pistola.

Le famiglie rivali dei Montecchi e dei Capuleti sono qui rappresentate come potenti famiglie d’affari in guerra tra loro, altra divergenza del film rispetto all’originale versione Shakespeariana dovuta l’ambientazione contemporanea.

E «dai fatali lombi di due nemici discende una coppia di amanti, nati sotto cattiva stella, il cui tragico suicidio porrà fine al conflitto» recita nei versi originali un’annunciatrice del telegiornale che fa da prologo e un epilogo della tragica storia d’amore.

Versi che conservano tutta la loro originale bellezza in questo film a prova che il testo del Bardo può reggere qualsiasi ambientazione e continuare a funzionare.

Desidero quello che possiedo…

Ma oltre alla sceneggiatura vecchia di 500 anni sono i due giovani interpreti che tengono insieme questo mosaico postmoderno fatto di citazioni, videoclip, musical, «gangster movie» che per la sua assoluta novità, ovvero combinando i versi shakespeariani con l’ambientazione contemporanea, è diventato un unicum nel suo genere.

Leonardo di Caprio e Claire Danes riescono a farci commuovere in una pellicola inedita con una storia di cui sappiamo già tutto.

Di Caprio per il ruolo del bel Montecchi in camicia hawaiana fece breccia nel cuore di milioni di aspiranti Giuliette e vinse il premio per la miglior interpretazione al Festival di Berlino. Lontano dall’attore acclamato dei nostri giorni era, all’epoca, un 22enne agli inizi della sua ascesa da sex-symbol nel firmamento di Hollywood.

L’emergente Claire Danes di anni, invece, ne aveva soltanto 17. Insieme, sul grande schermo, sfidano le rispettive famiglie – i Montecchi e i Capuleti – pronti a bruciare al fuoco della loro passione e non troppo lontani dai due celebri amanti interpretrati, si abbandonano ad un amore puro e incondizionato. Un amore lungo 500 anni.

«Io desidero quello che possiedo; il mio cuore, come il mare, non ha limiti e il mio amore è profondo quanto il mare: più a te ne concedo più ne possiedo, perché l’uno e l’altro sono infiniti».

Angela Alizzi

 

 

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