ROBERTO VANNACCI

Omofobico lui?
No, Vannacci-fobici loro

Roberto Vannacci nel suo 'Il mondo al contrario' dedica molto spazio ai luoghi comuni legati alla fluidità di genere. Nella foto: partecipanti al Gay Pride

 

«Distruggete il generale Roberto Vannacci» insieme al suo libro Il mondo al contrario. Nel mondo progressista, e tra i suoi moltissimi sostenitori in servizio permanente effettivo, la parola d’ordine è stata questa. Da subito e a oltranza.

«Distruggete il generale Roberto Vannacci». Ovvero, screditatelo in tutti i modi possibili e immaginabili. Rovesciandogli addosso ogni sorta di accuse. Formali e sostanziali.

Uno: per quello che ha scritto nel suo Il mondo al contrario. Che lui si è auto pubblicato ma che è diventato rapidamente un best seller da quasi 100mila copie, cifra fantascientifica in un mercato piccolo e boccheggiante come quello italiano.

Due: per come lo ha scritto. Con le tipiche imperfezioni degli autori fai-da-te, che di regola non sono dei professionisti e che quindi inciampano fatalmente, qua e là, nelle innumerevoli insidie del vocabolario e della sintassi.

Imperfezioni che dovrebbero essere corrette nella nuova edizione de Il mondo al contrario curata dalla casa editrice Il Cerchio e arricchita della prefazione di Francesco Borgonovo.

Tre: perché essendo un alto ufficiale delle Forze Armate non doveva esporsi in modo così aperto, e polemico, su temi tanto delicati, violando perciò i suoi obblighi (reali? fittizi?) di terzietà.

Come se essere dipendenti dello Stato equivalesse a doversi appiattire, in perfetto e ossequioso silenzio, sulle posizioni dominanti. O presunte tali, grazie al sostegno di chi, in quel momento, si trova insediato al Quirinale.

Una demonizzazione preventiva

Ancora prima, però, fate un’altra cosa. Demonizzatelo a priori. Affibbiandogli la solita, collaudatissima etichetta da appioppare a chi va esposto al pubblico ludibrio. Facilissima da usare-scandire-sibilare.

L’esorcismo più agevole e ricorrente contro chiunque osi contrapporsi al Sacro Vangelo del politicamente corretto, dell’uguaglianza di genere, delle famiglie arcobaleno e via cianciando sulla strada, e nella melassa – la melassa avvelenata – dei cosiddetti «diritti civili»: Omofobo!

La verità, manco a dirlo, è molto diversa. E il chiarimento arriva dallo stesso Roberto Vannacci, nel capitolo IX de Il Mondo al Contrario che si intitola «Il pianeta Lgbtq+++».

La fobia, quella vera, è una nevrosi. Che non va confusa neanche lontanamente con la semplice contrarietà a qualcuno o a qualcosa: se non sono favorevole agli speculatori di Borsa, o a TikTok, non è che sono Borsofobico o TikTok-fobico.

Non è che sono in preda a meccanismi emotivi-compulsivi di rifiuto, che mi impediscono di valutare con la dovuta obiettività i fenomeni su cui si indirizza il mio dissenso.

Dietro la facciata dell’egualitarismo

Significa solo che il mio sistema valoriale è un altro e che rivendico la possibilità di dissentire da questo o quel tipo di comportamento umano, senza che ciò costituisca di per sé una intollerabile discriminazione. O, peggio ancora, un incentivo all’odio.

Condivise o meno che siano, le mie sono idee. E come tali andrebbero discusse. Entrando nel merito di ciò che affermano e mettendole davvero a confronto con le tesi opposte.

Ma è proprio questo che i paladini del «va benissimo tutto, se tu sei fatto così» non riescono ad accettare. Solidali all’estremo con le loro adorate minoranze diventano intransigenti con chiunque si azzardi a non allinearsi a quello stesso atteggiamento.

Lo straordinario successo del libro di Roberto Vannacci – che pure non va affatto considerato la nuova Bibbia della destra italiana e che per parecchi altri versi è a sua volta appiattito sulle versioni mainstream, dalla competizione economica alla gestione del Covid – dovrebbe farglielo capire.

Che nonostante le incessanti pressioni del sistema mediatico ci sono moltissime persone che vedono la vita in modo diverso. Convinte che gli italiani siano una cosa e gli stranieri un’altra.

La patria una cosa e la globalizzazione un’altra. I meriti individuali una cosa e i diritti universali un’altra.

L’enorme falsificazione è dare per scontato che ogni distinguo di questo tipo costituisca la premessa, e l’avallo, di un abuso incombente e sistematico ai danni di chi si discosta dai modelli tradizionali.

L’eventualità viene spacciata per certezza. In nome dell’applicazione distorta di qualsiasi criterio si tenta di sopprimerli in blocco e per principio. Non è così.

Non si tratta di sopraffare. Si tratta di distinguere. E il resto, come sempre, lo fanno le qualità, o i vizi, di ciascun individuo. O di ciascun popolo.

Gerardo Valentini

 

 

 

Roberto Vannacci
Il mondo al contrario
Il Cerchio, pp. 228

Lascia un commento