«Tutte le guerre sono brutte, ma la guerra civile è la peggiore di tutte, in quanto contrappone l’amico con l’amico, il vicino con il vicino, il fratello contro il fratello», con queste parole lo scrittore Arturo Pérez-Reverte apre il suo racconto della Guerra civile che insanguinò la Spagna dal 1936 al 1939.
Si tratta di un agile libretto per ragazzi, illustrato da Fernando Vicente, scritto affinché le nuove generazioni spagnole apprendano le terribili lezioni del passato. E lo facciano nel modo corretto e non subendo le versioni partigiane diffuse dalla cultura di sinistra dominante per lunghi anni, in Spagna come in Italia.
Nei nostrani libri di testo, come sui principali media, ci si sofferma sull’appoggio di italiani e tedeschi agli insorti nazionalisti guidati da Francisco Franco, ma si sorvola sul sostegno logistico e materiale della Russia comunista alla Repubblica del Fronte Popolare.
Si parla delle uccisioni e delle violenze attribuite allo schieramento nazionale, ma si tralasciano le atrocità commesse da anarchici e marxisti contro avversari politici, falangisti, monarchici, o semplici funzionari pubblici sospettati di simpatia per gli insorti. Si sorvola sulla distruzione di chiese e conventi e sull’assassinio di seimila sacerdoti e religiosi. Si ricorda con enfasi l’uccisione del poeta Federico Garcia Lorca ma si ignora l’omicidio dello scrittore di teatro Pedro Muñoz.
Si pone l’accento sull’eccidio di Badajoz e sul bombardamento di Guernica, ma si tace sulle stragi di massa di prigionieri compiute a Paracuellos del Jarama, alla porte di Madrid, sotto la supervisione dei funzionari sovietici, fra i quali lo stalinista italiano Vittorio Vidali.
Sul piano militare si disconosce il valore di falangisti e carlisti e più in generale dell’esercito agli ordini di Franco e si enfatizza il ruolo dei volontari delle Brigate Internazionali.
Negli ultimi anni, almeno in Spagna, la storiografia sembra aver raggiunto un punto di equilibro, e si fa strada una maggiore obiettività di giudizio su quanto accadde in quei terribili tre anni.
Al lettore italiano che voglia approcciare il tema della Guerra civile spagnola, viene in aiuto sempre Arturo Pérez-Reverte, che ha tratto ispirazione dalle vicende della guerra civile per tre romanzi storici incentrati sulla figura di Lorenzo Falcò. Il protagonista è un ex contrabbandiere di armi, senza ideologia, gran donnaiolo, arruolato per le sue capacità dal capo dello spionaggio franchista. L’agente svolge le sue missioni con distaccata professionalità, permettendo allo scrittore di esporre il suo punto di vista sugli avvenimenti.
I primi due volumi, intitolati semplicemente «Falcò» (2016) ed «Eva» (2017) sono stati tradotti da Rizzoli con i rispettivi roboanti titoli Il codice dello Scorpione e L’ultima carta è la morte. Il terzo volume Sabotaje (2018) sarà presto disponibile al lettore italiano.
Salvate José Antonio
La missione che l’agente Falcò deve affrontare nel primo libro della saga è il sostegno ad un gruppo di giovani Falangisti che tenteranno di liberare dalla prigione di Alicante José Antonio Primo de Rivera, il fondatore e capo della Falange Spagnola. Josè Antonio è uno dei più limpidi e valenti esponenti dei movimenti fascisti che sbocciarono in Europa negli anni Trenta. Il suo destino fu comune a quello di molti oppositori del Fronte Popolare. Arrestato il 14 marzo del 1936, senza un’accusa precisa, fu tenuto in carcere per volontà delle autorità di Madrid. Dopo lo scoppio dell’insurrezione fu trasferito nel carcere di Alicante e il 20 novembre fucilato.
A parte il valore letterario di questo come degli altri romanzi di Perez-Reverte, la «novità» e il pregio del libro sta proprio nella descrizione del gruppo dei giovani Falangisti e dell’ufficiale che dovrebbe violare il carcere di Alicante. Perez-Reverte/Falcò lo presenta come un veterano della difesa dell’Alcázar e dei durissimi combattimenti intorno a Madrid, un giovane «sobrio e di poche parole», coscio che la guerra «sarà lunga e sanguinosa».
Nel capitolo intitolato «Volverá a reir la Primavera», un verso di «Cara al sol», l’inno della Falange, l’agente incontra il gruppo di giovani falangisti che opera clandestinamente ad Alicante. Sono studenti colti, militanti coraggiosi, pronti a sacrificarsi per liberare il loro capo. Ingenui idealisti, destinati a morte certa, penserà Falcò, che però non potrà nascondere la sua ammirazione. La stessa che traspare nel suo ultimo incontro con l’ufficiale: «Quella di Estévez era stata una stretta di mano vigorosa, molto in stile falangista. Quasi romantica, si disse con inquietudine. Una cosa del tipo arma al braccio e in cielo le stelle, sopra lo strato di nuvole basse che continuano a versare acqua sulla costa».
Ad Alicante Falcò si scontrerà con una temibile avversaria. È la bellissima agente sovietica Eva, letale quasi quanto lui, ma mossa da una fede incrollabile nel comunismo. I due si attireranno e si combatteranno durante l’intera saga.
L’oro di Spagna non arriverà a Mosca
Il tema politico della seconda puntata della saga di Arturo Perez-Reverte ruota intorno al sostegno materiale, logistico ed ideologico che i sovietici esercitarono sugli anarco-marxisti del Fronte popolare. I bolscevichi vogliono impossessarsi delle riserve auree spagnole per «custodirle» in Russia. L’oro di proprietà del Banco de España è stato pertanto caricato su un mercantile repubblicano che lasciate le acque iberiche è approdato nel porto di Tangeri, inseguito da un cacciatorpediniere dell’esercito franchista.
Nella città marocchina si svolgerà lo scontro di Falcò e la sua squadra contro gli agenti spagnoli e sovietici, arrivati a protezione del mercantile. A capo di questi ultimi c’è naturalmente la bella e temibile Eva.
La menzogna di Guernica
In Sabotaje, terzo romanzo della saga, Falcò cercherà di impedire a Pablo Picasso di contribuire con la sua arte alla propaganda repubblicana e ostacolare l’esposizione di Guernica all’Esposizione Universale di Parigi del 1937. Parleremo specificamente di Guernica in occasione dell’uscita del libro in Italia.
Per il momento basterà anticipare che Perez-Reverte/Falcò è ben consapevole che il pittore «non dipinse Guernica né per patriottismo né per democrazia, lo realizzò per molto molto denaro».
Vincenzo Fratta
Nella foto di copertina: La Vale de Los Caídos, il mausoleo che raccoglie le spoglie dei contendenti di entrambi gli schieramenti. In alto: lo scrittore Arturo Perez-Reverte e l’Alcazar di Toledo distrutto dopo il lungo assedio delle truppe repubblicane. Sopra: José Antonio Primo de Rivera