IN LIBRERIA: OSMAN LINS

Avalovara,
l’allegoria dell’arte del narrare

Osman Lins, Avalovara, Edizioni Lindau

 

Il quadrato del Sator è un iscrizione latina, ritrovata dagli archeologi sia in incisioni marmoree sia in epigrafi, il cui significato e oggetto di diverse ipotesi ma rimane ancora oscuro. È questo l’espediente letterario intorno al quale ruota il romanzo Avalovara dello scrittore brasiliano Osman Lins, edito da Lindau.

Il quadrato magico del SatorSi tratta di una frase di cinque parole di cinque lettere, inserite in un quadrato magico, che può essere letta da destra verso sinistra e dall’alto in basso: sator arepo tenet opera rotas.

Letteralmente l’iscrizione ha un duplice senso, potendo significare «il contadino mantiene accuratamente l’aratro nei solchi» oppure «l’Artefice mantiene attentamente il mondo nella sua orbita. Inoltre il verbo tenet al centro della frase forma una croce.

Nato il 5 luglio 1924 in una cittadina nei dintorni di Recife, capitale dello Stato brasiliano di Pernambuco, dopo l’esordio letterario con il romanzo O visitante (Il visitatore) e il primo testo teatrale, Lisbela e o prisioneiro (Lisbela e il prigioniero), Osman Lins si trasferisce a San Paolo per insegnare letteratura brasiliana presso la vicina università di Marília.

Nel 1961 esce il secondo romanzo O fiel e a pedra (Il fedele e la pietra), a cui seguono nel 1966 i racconti Nove Novena, nel 1969 Guerra sem testemunhas (Guerra senza testimoni) e nel 1973 Avalovara.

Nel 1975 è la volta di un saggio e una raccolta di lavori teatrali. L’ultimo romanzo A reinha dos Cárceres da Grécia (la regina delle carceri della Grecia) è del 1976. Osman Lins muore nella capitale paulista l’8 luglio 1978.

Il titolo del romanzo, Avalovara, è una parola inventata dallo scrittore. È il nome di un uccello immaginario, «un essere composto, fatto di uccellini minuscoli come api. Uccello e nuvola d’uccelli». Così com’è frammentata la narrazione del romanzo nel quale tre storie d’amore si intrecciano tortuosamente nel tempo e nello spazio con due protagonisti narranti in prima persona.

Con la strutturazione formale di Avalovara, l’intento di Osman Lins è quello di creare un’allegoria del romanzo in grado di svelare e rompere il reale. Al tempo stesso l’autore, che scrive negli anni Settanta, per mezzo dell’elaborata costruzione letteraria intende marcare il suo distacco dalla generazione precedente. Quella del romanzo regionalista nordestino, che ha nel Menino do engenho di José Lins do Rego e in Vidas Secas di Graciliano Ramos due assoluti capolavori, oggi purtroppo non godibili dal lettore italiano.

Avalovara è dunque un testo non facile, ma che si fa apprezzare non appena superato il disorientamento iniziale.

Vincenzo Fratta

Osman Lins, Avalovara, Edizioni Lindau

 

Osman Lins,
Avalovara,
Lindau, pp.568

 

 

 

 

LETTERATURA BRASILIANA EDITA DA LINDAU: 2 RECENSIONI

Una donna in lotta tra Portogallo e Olanda del 9 agosto 2018

Machado de Assis contro lo scientismo ottocentesco del 25 luglio 2018

Lascia un commento