SULLE ORME DEL POETA VIRGILIO

Passeggiando fra laghi sulfurei
e antri oracolari

Virgilio. Passeggiando tra i luoghi descritti nell'Eneide

 

Quando pensiamo alle vicende narrate nell’Eneide da Publio Virgilio Marone, immaginiamo qualcosa di astratto o perso nel mito, lontanissimo dalla nostra vita quotidiana. Invece, non è affatto così: il Lazio virgiliano corrisponde al territorio dell’area metropolitana, a sud del Tevere fra Roma ed Ardea, fra la sua foce e Monte Cavo.

Passeggiando tra i luoghi descritti nell'Eneide di Virgilio
Minerva Tritonia

I luoghi virgiliani definiscono la regione come un tempio della natura orientato secondo i punti cardinali, con Roma a Nord, Ardea a Sud, Monte Cavo ad Est, la foce del Tevere ad Ovest. In questo scenario si svolgono le vicende degli ultimi sei libri dell’Eneide, dopo lo sbarco di Enea nel Lazio.

Basta percorrere una strada magica, via della Solfarata, che, partendo dall’Ardeatina, conduce fino a Pomezia, per ritrovarsi in una parte sacra agli antichi popoli latini, dal cui incontro con il leggendario eroe troiano sarebbe originata la gloria di Roma.

Albunea e il Crocevia delle Fate

Passeggiando tra i luoghi descritti nell'Eneide di Virgilio
Il lago blu

Qui, nascosta dalla vegetazione e dall’oblio, si trova Albunea, proprio all’incrocio delle vie che collegavano Ardea con Roma e la città di Lavinium con il Monte Cavo (e che il poeta chiama il Crocevia delle Fate).

Il Monte Cavo, una delle cime del Vulcano Laziale, cioè i Colli Albani, è ancora visibile nella sua imponenza come doveva apparire ai latini, sparsi in villaggi e tribù; sulla sua cima ardeva un fuoco perenne, individuabile fino al litorale: era quello del santuario di Iuppiter Latiaris. Giove Laziale, il Dio Padre, meta di pellegrinaggi.

Oggigiorno, il traffico su via della Solfarata è sempre intenso: automobili e camion entrano ed escono dalla zona industriale, che una scelta sciagurata decise di ubicare proprio in questa parte di territorio.

La sua singolarità, fin dall’antichità, risiede nella presenza di particolari acque sulfuree che ne hanno determinato una specifica vocazione a «paesaggio sacro». Era un luogo impressionante in mezzo alla Selva Laurentina, dove ribollivano le acque di un lago bianco (albus in latino) alimentato da sorgenti sulfuree ancora oggi attive.

La religiosità latina rispettò le caratteristiche geologiche del luogo (l’area è contrassegnata dalla presenza pericolosa di radiazioni ionizzanti o Radon) e valorizzò Albunea come un santuario della Natura, dove era necessario prestare attenzione alle sue mefitiche esalazioni.

Albunea era la sede delle tre Fate Latine (che presiedevano al destino degli uomini, assimilabili alle Parche romane) e dell’oracolo di Fauno.

L’Antro del Fauno

I luoghi descritti nell'Eneide di Virgilio. L'antro del Fauno
L’Antro del Fauno

All’incrocio con via del Fosso della Solforata, su una parete rocciosa si può scorgere una profonda apertura simile ad una grotta: quella è l’Antro del Fauno, la tetra vorago di cui parla Virgilio.

A lui si rivolge il re Latino, turbato dai prodigi scatenati dallo sbarco di Enea. Ascoltiamo la voce del poeta: «Ma il re turbato dai prodigi si rivolge all’oracolo di Fauno, il padre profetico, e consulta i divini boschi sotto l’alta Albunea, massima tra le selve, che risuona dal sacro fonte ed esala violenti vapori mefitici.

Di qui le genti italiche e tutta la gente Enotria nei dubbi chiedono responsi; qui il sacerdote, quando reca doni e giace nella notte silenziosa su distesi velli di vittime e cerca il sonno, vede molti simulacri volteggianti in mirabili modi, e ode varie voci ammesso al colloquio degli dei, e comunica con l’Acheronte negli abissi averni.

Qui anche allora il padre Latino chiedendo responsi, sacrifica ritualmente cento lanose bidenti, e giace con il dorso poggiato sui velli distesi; una voce improvvisa giunse dal profondo del bosco…».

Il responso divino si poteva dunque ottenere attraverso il rito dell’incubazione, cioè addormentandosi davanti alla grotta consacrata che metteva in comunicazione il mondo dei vivi con quello sotterraneo degli antenati.

I fedeli devoti al culto di Fauno, dopo aver sacrificato piccoli animali alla divinità, si addormentavano nella caverna, entrando così direttamente a contatto coi vapori velenosi emanati dalle sue acque e, solo dopo essere caduti in un «sonno profondo», ricevevano risposta in sogno direttamente dal dio alle loro domande.

Sempre Virgilio narra che la grotta in questione era sormontata da un bosco sacro, la leggendaria Selva Albunea. Attualmente l’antro si trova in una proprietà privata e non è visitabile.

I diversi colori dei 3 laghi

I luoghi descritti nell'Eneide di Virgilio
Il lago bianco

Un’altra meraviglia si trova a poche centinaia di metri più avanti, all’interno della Riserva Naturale di Decima Malafede. Non ci sono cartelli che indicano il posto: si deve lasciare l’auto sul ciglio della strada per inoltrarsi avventurosamente nella rada vegetazione, ammirando il violento contrasto fra la terra rossa e lo zolfo giallo sulle rocce.

Proprio la presenza dello zolfo stimolò qui un’attività mineraria estrattiva, ora terminata. Quest’attività ha profondamente mutato la morfologia originaria della zona, dando origine ad alcuni laghi di acque meteoriche accanto ad un moderno fosso artificiale.

Dopo aver superato eucalipti e felci, si incontra un lago talmente bianco da sembrare ghiacciato, a causa degli acidi emergenti dal cuore della terra fino a raggiungere la superficie e le rive.

Passeggiando tra i luoghi descritti nell'Eneide di Virgilio
Il lago rosso

Il lago successivo, che riempie un’antica cava, è rosso. Le acque hanno infatti un particolare color ruggine, dovuto alla presenza di solfobatteri, anche se in passato il fenomeno era ancora più intenso.

Infine, si resta sorpresi da un altro lago dalle bellissime tonalità blu.

Oggi questa località è ancora meta di pellegrinaggi effettuati dai moderni adepti del culto di Fauno, i quali nella notte del 21 dicembre celebrano ancora oscuri rituali legati al solstizio d’inverno, al Sol Invictus, dove si mescolano religiosità arcaica, cristianesimo e magia bianca, in un sincretismo religioso che affonda le sue radici in un passato mitologico.

Qui è stata infine girata nel 2020 la serie televisiva Romulus andata in onda su Sky.

Un patrimonio trascurato

I luoghi descritti nell'Eneide di Virgilio. Terra e Zolfo
Terra e Zolfo

Ciò che stupisce è l’incredibile trascuratezza in cui è tenuto un tale patrimonio storico, archeologico e geologico.

La maggior parte degli abitanti della zona non sa nemmeno che esiste. Si va per passaparola oppure avvalendosi delle escursioni di archeo-trekking organizzate annualmente da qualche associazione, che riesce anche a strappare l’autorizzazione per vedere da vicino l’Antro del Fauno.

Al contrario, l’area dovrebbe essere fruibile in toto. Potrebbe inoltre costituire un’attrazione per un turismo a forte vocazione naturalistico-culturale, magari inserita in un circuito che colleghi tutti i luoghi virgiliani, da Torvajanica, dove sbarcò Enea, ai santuari del Sol Indiges e del XIII Altari, a Lavinium (l’attuale borgo di Pratica di Mare), fino ad Albunea e al Monte Cavo.

Non bisognerebbe tralasciare una visita al bellissimo Museo civico archeologico Lavinium, vicino al borgo, che ospita pregevoli reperti relativi agli scavi dell’antica città, fra cui la spettacolare statua di Minerva Tritonia.

Adesso che la pandemia impone prudenza e costringe solo a piccoli spostamenti all’interno della propria Regione, sarebbe una grande opportunità attirare gli abitanti della Capitale in questi luoghi, per ripercorrere le orme di un passato fondativo mitico, affascinante e cantato da Virgilio, sommo poeta dell’antichità.

SR

 

 

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