IL DOCUFILM SU SKY

Due ragazze, un suv che corre:
è morte a Corso Francia

Morte a Corso Francia. Un selfie di Gaia a Camilla e il suv di Pietro Genovese dopo l'urto

 

 

Una notte, due ragazze felici, attraversano la strada per mano, un ragazzo è alla guida di un suv. È da poco passata la mezzanotte del 21 dicembre 2019, la notte di Morte a Corso Francia.

Pietro Genovese, Camilla Von Freymann e Gaia RomagnoliLe due ragazze sono le sedicenni, Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli. Il ragazzo è Pietro Genovese, figlio del noto regista Paolo solo di qualche anno più grande di loro. Ha il cellulare stretto in mano, corre a 94 km orari, brucia il semaforo rosso.

La pioggia cade su Corso Francia e sulle strisce pedonali su cui stanno attraversando le due ragazze. Ridono. Sono le 00.29, un solo istante e le loro tre vite s’incrociano. Un solo istante e le loro tre vite cambiano per sempre. Lo schianto.

Due ragazze falciate dal suv

La dinamica del tragico incidente e le sue ripercussioni sono ricostruite nel docufilm Morte a Corso Francia, scritto da Daniele Autieri e Stefano Pistolini, con la regia di Matteo Lena, in onda il 27 e 28 febbraio su Sky (Canale 119 Crime+Investigation).

Nel docufilm ci sono i ricordi dei genitori, dei fidanzati, delle compagne e dei compagni di classe delle due ragazze.

Ci sono gli ultimi giorni, le ultime ore, gli ultimi minuti di vita. C’è quell’ultimo istante in cui le loro giovani vite sono state strappate via.

La battaglia legale

C’è la battaglia legale delle famiglie delle due ragazze e dei legali per arrivare alla verità. Inizialmente si era infatti tentato di colpevolizzare le povere vittime. E invece no, non erano loro le responsabili di quanto accaduto.

Il ventunenne Pietro Genovese è stato condannato in primo grado a 8 anni con l’accusa di omicidio stradale plurimo. L’8 luglio del 2021 i giudici della corte d’appello di Roma hanno accolto la richiesta di pena «concordata» tra i difensori del giovane e la Procura generale, riducendola a 5 anni e 4 mesi di reclusione.

La parole dei familiari di Gaia e Camilla

Rivivere quella notte non è facile – ha dichiarato Gabriella Saracina, mamma di Gaia – Ma quello che voglio ricordare è che questa tragedia era evitabile. Per una mamma vedere e immaginare gli ultimi secondi della vita di una figlia non è una cosa facile, secondi che non potrò mai dimenticare».

«Lasciate stare quel telefonino quando guidate – è invece l’appello di Edward von Freymann –, perché questa scatoletta ‘magica’ può essere un colpo in canna. Io ogni mattina ho in testa quel secondo e mezzo in cui Gaia e Camilla si sarebbero potute salvare».

Un istante in cui una guida sempre attenta e consapevole può fare la differenza in termini di vite umane.

Angela Alizzi

 

 

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