LA SCOMPARSA DI MONICA VITTI

Vitti d’Arte,
Vitti d’Amore

Vitti d'arte, Vitti d'amore , un documentario per i 90 anni di Monica Vitti

 

Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti, si è spenta il 2 febbraio all’età di novant’anni. L’attrice, icona del cinema italiano era nata a Roma il 3 novembre 1931.

In occasione del suo compleanno, il 5 novembre in prima serata su Rai3, era andato in onda Vitti d’arte, Vitti d’amore, un documentario un suo omaggio del regista Fabrizio Corallo.

Già presentato con successo alla Festa del Cinema di Roma, Vitti d’arte, Vitti d’amore rielabora un verso della Tosca, interpretata da un’altra interprete d’eccezione, Maria Callas.

Proprio parlando dell’amore che questa attrice ha saputo creare intorno a sé che inizia e si conclude il documentario: «Sai cosa vorrei? Tutte le persone che mi hanno voluto bene averle qui intorno a me come un muro… perché mi vogliono bene, tutti, tutti mi vogliono bene! Grazie a tutti!»

Negli anni ’90 un sondaggio la consacrò come la donna più amata dagli italiani.

Monica Vitti ed Alain Delon

L’esordio come attrice della incomunicabilità

Al centro del documentario l’arte di Monica Vitti. Arte che è andata di pari passo con gli amori della sua vita: dall’ultimo, in ordine cronologico, il fotografo Roberto Russo, al direttore della fotografia Carlo Di Palma, a cominciare dal primo fra tutti, Antonioni.

«Mi ha subito stimato, ascoltato, mi ha permesso di scrivere le mie prime battute, rispettato come individuo, mi ha dato fiducia. E si sa, se ti danno fiducia, puoi fare miracoli» sono le parole della Vitti su Antonioni lette dalla voce dell’attrice Pilar Togliatti. E di miracoli ne ha fatti tanti questa donna nella sua lunga carriera.

«Vitti d’arte, Vitti d’amore» ripercorre tappa dopo tappa il suo percorso artistico attraverso spezzoni di film, premiazioni, interviste, programmi tv.

«Monica ma come tu mi cominci facendo l’attrice comica a teatro, mi continui facendo l’attrice impegnata dell’incomunicabilità al cinema, mi continui ancora facendo la Monroe a teatro, mi finisci facendo 007. Monica mia ma tu chi sei?» le chiedono durante un programma tv. «Boh io sono un attrice ecco tutto. Se vuoi essere più chiaro dovremmo cominciare tutto da capo, dal principio».

Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti, debutta a 14 anni e mezzo a teatro con La nemica di Nicodemi. Il giorno dopo esce un articolo che ne preconizza il grande avvenire: «Questa ragazza se non diventerà una grande attrice sarà per disgrazia o per troppa grazia».

Decide di diventare attrice contro il parere dei genitori «perché in fondo non ero a mio agio» spiega «Raccontando altre storie io allontanavo un po’ la mia».

«Il segreto della mia comicità è la ribellione all’angoscia, alla tristezza ed alla malinconia della vita».

Da attrice drammatica dell’angoscia esistenziale nella tetralogia della incomunicabilità di Antonioni in capolavori come L’avventura, La notte, L’eclissi, Deserto rosso finisce così per diventare la prima vera attrice comica in Italia.

Monica Vitti

Il successo come mattatrice

Tutto inizia grazie all’intuizione di Monicelli di fargli fare una specie di rovescio di divorzio all’italiana in La ragazza con la pistola.

«Le attrici comiche erano allora delle caratteristiche e lei è stata la prima attrice giovane e bella a fare l’attrice comica al pari di Tina Pica» (Christian De Sica).

«Monica Vitti è stata l’unica attrice a tenere veramente testa a mattatori quali Sordi, Gassman, Manfredi, Tognazzi, i 5 colonelli e uno di questi era una donna, era lei» (Carlo Verdone).

Dall’esordio nel cinema comico con Monicelli è un successo dopo l’altro: Amore mio aiutami con Sordi, L’anatra all’arancia con Tognazzi, Dramma della gelosia con Mastroianni e Giannini sono solo alcune delle sue grandi interpretazioni nel filone della commedia all’italiana che la consacra regina incontrastata. La sua carriera sembra inarrestabile.

«Continuerò state tranquilli fino a 90 anni, vi toccherà vedere i miei film da ridere e da piangere…» rassicura tutti Monica Vitti quando nel 1995 all’età di 64 anni riceve il Leone d’oro alla carriera dopo 5 David di Donatello, 3 Nastri d’argento, 12 Globi d’oro, un ciak d’oro alla carriera, un Orso d’argento alla Berlinale.

Ma come dice lei stessa nei panni di Teresa la ladra nel film omonimo «Mia mamma mi diceva sempre che quando sei felice devi sempre aver paura perché viene sempre il brutto. Difatti dopo quella felicità tanto grande arrivò un periodo nero».

Monica Vitti, Leone d'Oro alla carriera nel 1995

«Recitare è la mia vita»

Era il 2002, l’anno a cui risale la sua ultima apparizione pubblica alla prima teatrale italiana di Notre Dame de Paris, quando iniziarono i primi sintomi della malattia.

«Ad un certo punto della mia vita a mia insaputa devo aver deciso di dimenticare. Non dimenticare i dolori o gli errori ma dimenticare fatti, persone, forse solo confondere tutto» legge sempre Pilar Foglietti interpretando le parole della Vitti «sono certa di aver dimenticato tutta la mia parte e questa volta non ho dimenticato solo il personaggio ma anche l’interprete».

Monica forse tu, nel silenzio di una malattia che toglie i ricordi, hai dimenticato ma noi no. E le tue indimenticabili interpretazioni rimarranno per sempre indelebili nella storia del cinema.

Grazie per averci fatto piangere e ridere, e grazie per averci fatto vivere il tuo immenso amore per la settima arte…

«Recitare per me era ed è la mia vita» Monica Vitti.

Angela Alizzi

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