IL VIRUS DEL POLITICAMENTE CORRETTO

La Disney scomunica
i suoi classici

La Disney scomunica i suoi classici amati da generazioni di bambini

 

La Disney rinnega se stessa e mette al bando i classici che hanno reso famoso il suo marchio nel mondo. Anzi mette alla gogna lo stesso Walt Disney, l’uomo senza il quale l’attuale multinazionale non esisterebbe, in nome di un asfittico e intollerante politicamente corretto che sta imperversando a Hollywood. Tutta l’industria dell’entertainment è ormai infettata dal virus della censura. Non si abbattono le statue ma si mettono i bollini, i marchi di infamia.

Ora alcuni classici sul canale Disney+ vengono infatti preceduti da una dicitura che suona come una scomunica: «Questa trasmissione include rappresentazioni negative e/o trattamenti negativi di persone o culture. Questi stereotipi erano sbagliati quando sono stati messi in scena e lo sono ora. Piuttosto che rimuovere il contenuto, vogliamo riconoscerne l’impatto dannoso, impararne una lezione e avviare una conversazione, per creare insieme un futuro più inclusivo».

Bollino rosso per Dumbo e Peter Pan

La deriva era cominciata un anno fa, a novembre, quando la piattaforma è stata lanciata in 30 Paesi nel mondo: la dicitura che colpiva alcuni film Disney era: «Questo programma è presentato come è stato creato in originale; potrebbe contenere rappresentazioni datate».

Ma quali sono i classici colpiti? E perché? Per Dumbo la pietra dello scandalo è la scena in cui volano con lui i corvi neri che rimanderebbero ai neri delle piantagioni. Nel film Peter Pan sono invece sono i pellerossa ad essere giudicati offensivi dei nativi americani.

Ma anche per Lilli e il Vagabondo e Il libro della giungla

Nel Libro della giungla finisce sotto accusa invece l’orangotango Re Luigi. Il motivo – scrive Irene Soave sul Corriere della Sera – sarebbe la sua «danza intorno a Mowgli nello swing stile Dixieland». «Voglio essere come te» e che «è doppiato con una voce che ricorda quelle delle ‘blackface’ dei vecchi film in bianco e nero, così come le sue movenze».

Da censurare anche i perfidi gatti siamesi con gli occhi a mandarla del film Lilli e il Vagabondo: una caricatura razzista degli orientali.

Così si distrugge un immaginario che ha nutrito la fantasia di legioni di bambini i quali non sono certo diventati dei cattivi razzisti adulti ma hanno semmai imparato dai film Disney il rispetto della natura e degli animali. Ma dinanzi a questa orgia di stupidità nociva e iconoclasta nulla è possibile fare tranne un boicottaggio culturale dell’indottrinamento globale di cui la Disney è ormai diventata la più importante paladina.

Vittoria Belmonte

 

 

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