PILLOLE DI CALCIO/5

Il valzer
delle panchine

 

LICENZIATO SPALLETTI, ARRIVA CONTE
Qui comincia l’avventura, via Spalletti con due anni ancora di contratto e un licenziamento che costerà 28 milioni di euro, dentro Antonio Conte che ha firmato un triennale con l’Inter a 12 milioni di euro netti a stagione (!).
Essendo impensabile che Conte si prenda in carico una squadra senza una adeguata campagna di rafforzamenti, il nuovo tecnico ha subito presentato al «Paperon de Paperoni» presidente interista il foglietto della spesa, le prime richieste sono Chiesa, Lukaku, Dzeko e Barella. Icardi è sul mercato, Conte non lo vuole.

 

IL DOPO ALLEGRI DELLA JUVE
Dopo l’esonero di Allegri continuano le prove di intesa con Sarri, anche se il vero obiettivo resta Guardiola, un allenatore attraverso il quale la Juve crede possa finalmente vincere anche a livello internazionale.
Ma la trattativa Guardiola è una trattativa difficile, complessa e costosissima seppur «assistita» da grandi sponsor internazionali disposti ad investire fiumi di denaro pur di vedere Guardiola sulla panchina della Juve. Un binomio che viene giudicato perfetto anche dai guru del marketing, visto che Guardiola, a differenza del non-politicamente-corretto Sarri, potrebbe incarnare meglio lo stile Juventus. Guardiola però ha un contratto e il City non sembra intenzionato a mollarlo. Tuttavia la società è in attesa di una sentenza sul fair play finanziario che potrebbe condizionarla e penalizzarla escludendola dalla Champions. E senza Champions Guardiola potrebbe liberarsi.
Tutto è ancora in ballo, ma le difficoltà sono tante per cui la Juve ha già «blindato» Sarri, transfuga dal Chelsea dopo la vittoria in Europa League.

 

LA RIMOZIONE DI GATTUSO
Dopo la rimozione di Gattuso tiene banco la situazione panchina. In pole position ci sarebbe Marco Giampaolo, che ha comunicato alla Sampdoria la sua volontà di cimentarsi in altre esperienze.
Un altro profilo che interessa molto è quello di Simone Inzaghi, che però ha ancora un anno di contratto con la Lazio e con un presidente, Lotito, che non intende dargli via libera. In lizza ci sarebbe anche Eusebio Di Francesco, che, rispetto ai due, avrebbe esperienza anche in Champions League e offrirebbe quindi più garanzie.
Last but not least Roberto De Zerbi anche se, nella rosa dei candidati, è quello meno gettonato avendo, rispetto agli altri, meno esperienza in assoluto.

 

IL RINNOVO DI INZAGHI
Confronto molto vivace, nei giorni scorsi, tra Lotito ed Inzaghi, le voci concitate si sentivano al di fuori della stanza, Lotito avrebbe rimproverato al tecnico una posizione in campionato deludente, Inzaghi avrebbe risposto che aveva davanti cinque corazzate, al che Lotito avrebbe replicato «e Atalanta e Torino me le chiami corazzate?». Voci maliziose avanzerebbero l’ipotesi che l’attacco di Lotito sia volto a ridurre le pretese economiche di Inzaghi per rinnovare. Sembra che il tecnico laziale, oltre ad un aumento dell’ingaggio, avrebbe preteso adeguati rinforzi qualora partissero alcuni big. E si sa come il presidente Lotito non sia disposto a fare follie sui mercati. In preallarme, in caso di rottura, De Zerbi e Mihajlovic.

 

UN SASSOLINO NELLA SCARPA…
Credo che l’articolo-bolla pubblicato su «La Repubblica» nei giorni scorsi riguardo probabili ammutinamenti da parte di alcuni giocatori (capitanati da De Rossi) contro la società, siano da imputarsi a normali dinamiche di spogliatoio che avvengono in tutte le società, anche se non tutte hanno poi le «talpe» che le fanno fuoriuscire allo scoperto. Gli spogliatoi hanno dei «codici d’onore», tutto ciò che accade nel suo interno non deve uscire, chi lo fa «tradisce». Al di là di quanto pubblicato credo quindi che nessuno mai nella Roma abbia giocato «contro», magari prestazioni non troppo motivate credo ci siano state, questo sì, ma quando manca la società, quando non si sa chi comanda, quando non c’è chi ci mette la faccia, chi entra negli spogliatoi e rovescia qualche tavolo, qualche atteggiamento «anarchico» è quasi inevitabile.
Pertanto secondo me Daniele de Rossi per me è innocente ma un sassolino nella scarpa fatemelo togliere però…A detta di molti tifosi, di molti giornalisti, e di molti tifosi-giornalisti, il capitano avrebbe dato alla Roma più di quanto avrebbe ricevuto, non lo condivido e credo che in tutto ciò ci sia un pizzico di retorica. Qualche tifoso della Roma ha la memoria corta, quando De Rossi strappò un contratto a 6,5 netti molti storsero la bocca, e quando il suo rendimento nelle stagioni successive non fu all’altezza, tanti sostenevano che con un ingaggio così pesante non sarebbe stato possibile venderlo a chicchessia.
Vorrei ricordare che mentre De Rossi nei giorni scorsi ha reso pubblico che per restare un altro anno a Roma, come gesto d’amore si sarebbe accontentato di 100mila euro a partita (quello che un lavoratore normale guadagnerebbe in sette anni), un certo signor Damiano Tommasi, oggi presidente Aic, nel 2005, suo ultimo anno alla Roma, si ridusse lo stipendio al minimo federale, 1.500 euro al mese come gesto d’amore per la società. Credo che ciò offra spunti di riflessione.

Marco Biccheri

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