AL CINEMA: ROSSO ISTRIA

Il martirio «scomodo»
di Norma Cossetto

 

È arrivato nelle sale cinematografiche Rosso Istria (Red Land), il film del regista Maximiliano Hernando Bruno che racconta del martirio della giovane Norma Cossetto ad opera dei comunisti italo-jugoslavi nell’ottobre 1943 sullo sfondo della pulizia etnica effettuata ai danni della popolazione italiana dell’Istria e della Dalmazia.

Vi resterà pochi giorni, aggiungendo alla sempre più breve permanenza delle pellicole sul grande schermo, la scomodità di un film che abbatte un muro di silenzio e di disinformazione che la sinistra padrona dei mezzi di comunicazioni ha steso nel dopoguerra. Non a caso il film non è stato inserito nel cartellone principale della Mostra di Venezia, ma relegato nello spazio marginale riservato alla Regione Veneto. Un film che 30-40 anni fa non sarebbe stato possibile realizzare e che oggi viene boicottato con l’arma sottile del silenzio e dell’indifferenza.

Rosso Istria è una pellicola che per il suo realismo mette alla prova lo spettatore. «Sì è vero – ha scritto Annalisa Terranova sul Secolo d’Italia – noi figli di missini cui i padri hanno raccontato che le foibe non erano innocenti fenditure carsiche ma crateri bui della terra d’Istria dove i comunisti gettarono gli italiani, lo sapevamo già. Norma Cossetto è il simbolo di quel martirio. Conoscevamo già il suo volto sorridente, quell’immagine che è stata per anni una sorta di ‘santino’ consacrato a una memoria censurata, conoscevamo la sorte disumana e feroce che si è abbattuta nei primi giorni di ottobre del 1943 sulla figlia del podestà di Visinada. Lo sapevamo già ma un film, con la potenza delle immagini, del sonoro, dei dialoghi, è un pugno nello stomaco cui non sei preparato finché non arriva».

«Un film che squaderna la realtà delle donne che diventano preda dell’istinto brutale dei maschi in guerra, che sottolinea l’impotenza delle donne vittime, in quanto stuprate, in quanto madri e sorelle di figlie stuprate, la parte debole e calpestata dello scenario bellico, mentre gli uomini non sanno che fare, non sanno come agire, dopo il voltafaccia dell’8 settembre. Un disorientamento, un senso di disgregazione e di angoscia procurato da una data che lacerò non solo l’esercito ma l’intera nazione e che fu doppiamente infausta per gli italiani d’Istria».

Pino Lancia

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