GIOVANNI BECCIU

Negli occhi di Marie il crepuscolo
della colonia francese di Haiti

La rivolta servile del 1871 e il massacro di Haiti

In Italia si conosce assai poco la storia dell’America Latina e ancor meno quella delle isole del Caraibi, con l’eccezione di Cuba, osannata in passato dai comunisti di tutte le latitudini. Di Haiti sappiamo soltanto che fu duramente colpita da un terribile terremoto nel 2010 e poco altro. La sanguinosa storia che ha preceduto la nascita di quella nazione è ora argomento del romanzo storico di Giovanni Becciu, Il massacro di Haiti. Il diario di Marie, edito da Passaggio al Bosco.

L'uccisione dei bianchi ad Haiti iniziata con la rivolta degli schiavi africani nel 1791Attraverso l’espediente narrativo del ritrovamento del diario di un’adolescente figlia di un proprietario di piantagione, l’autore ricostruisce l’atmosfera dell’isola nei tre mesi precedenti l’insurrezione degli schiavi africani del 1791.

Una violenta rivolta armata che vide uomini, donne e bambini bianchi attaccati a vista, le piantagioni bruciate e le case abbattute. Dopo i massacri della prima fase dell’insurrezione, l’intera colonia francese fu sconvolta da un decennio di guerre, civili e no, che porteranno all’indipendenza di Haiti e alla scomparsa della popolazione europea.

Il romanzo di Giovanni Becciu restituisce bene l’atmosfera che si respirava nell’isola negli ultimi mesi che precedettero la rivolta, con il cambio di umore nella popolazione servile domestica, le molestie alle donne bianche per le strade cittadine, la fuga degli africani dalle piantagioni, le prime aggressioni a coloni isolati e il crescente allarme che si diffonde tra i più avveduti proprietari di piantagione.

Il Massacro di Haiti termina con scoppio della rivolta, ma il bagno di sangue sull’isola proseguirà per decenni segnando per sempre il futuro dell’isola. Ripercorriamone la storia.

L’insediamento francese sull’isola di Hispaniola

La colonia francese sull'isola di HespaniolaNel 1700 la lotta commerciale tra le potenze europee comprendeva la corsa allo sfruttamento delle materie prime che si trovavano nelle colonie. La Francia, così come l’Inghilterra e l’Olanda, avevano occupato alcune isole delle Antille sottraendole alla Spagna.

Nel 1668 i francesi si erano insediati nella costa occidentale dell’isola di Hispaniola con l’obiettivo di impadronirsene. Non ci riuscirono ma al tempo stesso gli spagnoli non furono in grado di ricacciarli in mare.

Dopo alcuni decenni di scontri le due potenze arrivarono alla consapevolezza che ormai una piccola colonia francese stabile denominata Saint Domingue coesisteva con il possedimento spagnolo che aveva come capitale Santo Domingo. Nonostante ciò, negli anni successivi ci fu una continua lotta per la definizione della frontiera tra le due colonie, in quanto la Francia mirava ad aggiungere terreni per le sue piantagioni di canna da zucchero.

Chiave per lo sviluppo dell’economia nella florida colonia francese fu il ricorso massiccio all’importazione di schiavi dall’Africa da adibire alla coltivazione nelle piantagioni.

I guadagni del commercio circolare

La tratta degli schiavi africani con le Antille procurava grandi guadagni alla borghesia marittima franceseCiò avveniva attraverso un sistema che potremo definire di commercio circolare. La borghesia marittima francese allestiva le navi e le caricava di mercanzie da inviare sulle coste dell’Africa. Qui venivano scambiate con gli schiavi appositamente catturati dalle tribù locali. Con il carico umano ci si dirigeva alle Antille dove gli schiavi erano scambiati con prodotti coloniali. Con il viaggio di ritorno questi prodotti erano portati in Francia dove erano lavorati e venduti ai consumatori europei. Così in ogni passaggio si realizzava un guadagno: prima in Africa, poi nelle Antille e infine in Francia.

Con la moltiplicazione dei mulini per la canna da zucchero i francesi aumentarono progressivamente il numero degli schiavi. Fino ad allora la colonia francese era abitata da circa tremila coloni con alcune centinaia di servitori negri e altrettanti lavoratori bianchi contrattati.

In poco tempo la popolazione schiava superò il numero dei coloni e soppiantò la manodopera salariata.

Gli ingentissimi proventi del commercio circolare arricchivano soprattutto i capitalisti negrieri della Francia, circostanza poco gradita ai grandi proprietari di piantagioni di Saint Dominque. Essi aspiravano ad una Colonia politicamente autonoma dal monopolio metropolitano, sul modello di quanto erano riusciti a fare i coloni inglesi in Nordamerica.

La crescita della popolazione mulatta

Ad essere scontento del funzionamento del sistema coloniale francese era anche il numeroso gruppo di interesse costituito dai mulatti, che controllavano un terzo delle proprietà di Saint Dominque.

Il loro numero era cresciuto velocemente portando nel 1789 la popolazione libera a 28mila unità. Gli europei erano circa 32mila mentre gli schiavi africani raggiungevano le 500mila unità.

La crescita dei mulatti era determinata dalla mancanza di donne bianche che induceva i proprietari delle piantagioni ad unirsi con le schiave più attraenti. Presto si generò l’usanza di affrancare i figli delle proprie concubine che, se riconosciuti dal padre, per la legislazione francese acquisivano diritto ereditario.

La crescita di influenza sociale ed economica dei mulatti liberi indusse i francesi a promulgare una serie di leggi discriminatorie tendenti a qualificarli come cittadini di seconda classe.

Parigi accende la miccia

Il numero eccessivamente elevato di schiavi africani e gli attriti dei mulatti ricchi con i bianchi sarà la miscela esplosiva che la Rivoluzione francese del 1789 farà detonare nella futura Haiti.

Nel 1790 fu concessa la formazione di una Assemblea coloniale, ma non furono sancite né l’uguaglianza dei mulatti né tantomeno l’abolizione della schiavitù.

Il 14 agosto del 1791 scoppiò la rivolta degli schiavi delle piantagioni del nord di Saint Dominque che si sarebbe protratta per un decennio.

In una prima frase, di fronte ai massacri indiscriminati commessi dai rivoltosi ai danni di entrambi, bianchi e i mulatti accantonarono i reciproci rancori per fare fronte comune.

Poi l’odio fra i due gruppi sociali prese il sopravvento e ci fu la lotta di tutti contro tutti. Il 4 marzo 1792 l’Assemblea nazionale francese sancì l’uguaglianza di diritti tra bianchi, mulatti e neri nati liberi, mentre Inghilterra e Spagna cercavano di approfittare della situazione, la prima per mettere piede nell’isola e la seconda per recuperare i territori perduti durante il secolo precedente.

L’esercito coloniale è battuto

Il generale Toussaint Louverture primo comandante della costituenda HaitiLa ribellione degli schiavi si diffuse rapidamente sotto il comando di Toussaint Louverture, che si alleò con «les gens de couleur» (i mulatti) e i «maroons» (i cimarroni, come venivano chiamati gli schiavi fuggiti dalle piantagioni per rifugiarsi sulle alture della regione) i cui diritti erano ora stati revocati dal governo francese, spaventato dalle rivolte.

Le forze di Toussaint ebbero la meglio sull’esercito coloniale francese. In una fase successiva i due schieramenti si unirono, in seguito all’emanazione nel 1794 di un decreto con cui il governo rivoluzionario francese abolì la schiavitù. Sotto la guida di Toussaint, il nuovo esercito di Saint Domingue sconfisse le truppe d’invasione britanniche e spagnole.

La cooperazione tra i due schieramenti ebbe però termine nel 1802, quando Napoleone Bonaparte spedì un nuovo esercito, forte di 24mila uomini agli ordini del generale Leclerc (marito della sorella Paolina), al fine di riottenere il controllo dell’isola. L’esercito di Napoleone fu subito malvisto dagli isolani, che temevano la reintroduzione della schiavitù.

Sconfitte le truppe di Napoleone

L'esercito francese inviato da Napoleone è sconfitto Il 18 novembre 1803 nella battaglia di VertieresInizialmente le forze inviate da Bonaparte ebbero la meglio sugli isolani, costringendo Toussaint alla tregua. Tradito e catturato, morirà in una prigione francese.

Ciò non fece altro che riaccendere gli animi dei ribelli: Jean-Jacques Dessalines e Henri Christophe, a capo di altri schieramenti in lotta, decisero d’interrompere la tregua e riprendere a combattere.

Nel frattempo, le truppe napoleoniche furono bloccate da un’epidemia di febbre gialla scoppiata sull’isola, che provocò anche la morte del generale Leclerc, sostituito dall’ex governatore di Haiti, il generale Vimeur de Rochambeau.

Il 18 novembre 1803 l’esercito di Dessalines sbaragliò i francesi. Il 1° gennaio 1804 l’ormai ex colonia dichiarò la sua indipendenza, divenendo così il secondo paese del continente americano a dichiararsi indipendente, dopo gli Stati Uniti. Dessalines ne divenne il primo presidente e Saint Domingue venne definitivamente ribattezzata Haiti.

I massacri di bianchi proseguono

Il generale Jean-Jacques Dessalines raffiguarato con la spada sollevata da una parte, mentre con l'altra regge la testa mozzata di una donna biancaSotto la presidenza di Dessaliens i massacri continuarono e quasi tutti i bianchi rimasti vennero uccisi. Durante la rivolta molte chiese furono saccheggiate e distrutte e i sacerdoti cattolici dovettero lasciare Haiti, determinando un’estrema esiguità del clero, che si protrarrà fino al 1860 con la firma di un Concordato.

Nel 1806 Dessalines fu assassinato durante una lotta di potere con i suoi rivali politici aprendo un’altra fase di guerra civile che, dopo alterne vicende, si concluderà nel 1820 con l’affermazione di Jean-Pierre Boyer e la definitiva riunificazione della Repubblica di Haiti.

Haiti invade Santo Domingo

I confini odierni delle due nazioni che si dividono l'isola di HispaniolaIl 9 febbraio 1822 Boyer iniziò l’invasione di Santo Domingo. I ventidue anni di occupazione haitiana contribuirono a far crescere nella ormai ex colonia spagnola la volontà di diventare una nazione libera e sovrana.

A guidare la resistenza furono un gruppo di uomini e donne riuniti nella organizzazione La Trinitaria capeggiata da Juan Pablo Duarte.

Il 27 febbraio 1844 gli haitiani furono infine scacciati e la «nuova» nazione assunse la denominazione di Repubblica Dominicana. Ogni anno in febbraio Santo Domingo festeggia l’indipendenza con una serie di celebrazioni denominate il «mese della Patria».

Vincenzo Fratta

 

 

 

Giovanni Becciu
Il massacro di Haiti
Passaggio al Bosco, pp.191

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