PIÙ LIBRI PIÙ LIBERI

Una giornata nella Nuvola
con Gentile e Pasquino

A «Plpl» si parla di Fascismo con E. Gentile e G. Pasquino

 

Per il mio appuntamento annuale con la fiera del libro Più libri più liberi, in corso a Roma dal 7 al 11 dicembre, ho scelto il giorno dell’Immacolata per ascoltare gli interventi dei professori Emilio Gentile e Gianfranco Pasquino. Mi ero tenuto lontano da quello che Ernesto Galli della Loggia in un significativo articolo sul Corriere della Sera del 3 ottobre ha definito il «perenne revival del fascismo a scopo etico-ammonitorio che si celebra sui banchi delle nostre librerie». La giornata nella Nuvola dell’Eur prometteva invece un approccio a dei «veri libri» di storia.

La locandina di Più Libri Più Liberi 2022A metà giornata Emilio Gentile, attualmente il più autorevole studioso italiano del Ventennio, ha tenuto sull’argomento una lectio magistralis per il lancio della sua Storia del Fascismo edita da Laterza. Il politologo Gianfranco Pasquino avrebbe dovuto presentare una raccolta di saggi da lui curata dal titolo Fascismo. Quel che è stato, quel che rimane, edito per i libri dell’Enciclopedia Treccani.

La lectio magistralis di Emilio Gentile

Il prof. Emilio gentile durante la sua lectio magistralis a Più Libri Più LiberiLa lectio di Emilio Gentile è stata molto interessante, il taglio scelto decisamente brillante, con un intervento pronunciato in parte a braccio e in parte seguendo gli appunti con la proiezione sullo schermo di alcune immagini fotografiche.

Il professore ha passato in rassegna le varie interpretazioni storiografiche del Fascismo, sia in relazione alle varie fasi del Ventennio − nascita del movimento, conquista del potere, anni del consenso, disastro della guerra e crollo del regime −, sia sul rapporto di questo con gli altri «poteri» presenti in Italia − Monarchia, Chiesa Cattolica, compagine industriale −, soffermandosi infine sul significato del termine «totalitario».

Il numeroso pubblico intervenuto ha sottolineato il proprio gradimento riservando al termine dell’esposizione un lungo applauso ad Emilio Gentile.

Il curatore «dimentica» il suo libro

Il prof. Pasquino stretto tra Simonetta Fiori e Maurizio Molinari si 'dimentica' di presentare il suo libroDopo la consumazione di un panino e diverse ore passate tra gli stand di Plpl, qualche minuto prima delle 17.30 mi sono presentato davanti alla sala riservata al libro di Pasquino, rischiando però di non entrare in quanto la stessa è risultata troppo piccola rispetto al pubblico affluito per seguire l’evento.

Se, come è accaduto agli ultimi della fila, fossi rimasto fuori, non mi sarei comunque perso proprio niente. E ciò non perché ho già cominciato a leggere Fascismo. Quel che è stato, quel che rimane − un interessante raccolta di 19 saggi di autori di diversi orientamenti  che hanno approfondito ognuno un distinto aspetto di quello che nel libro viene definito «il più importante fenomeno politico della storia d’Italia e uno dei più rilevanti del XX secolo» −, ma perché del libro non si è proprio parlato.

Gli attacchi al governo Meloni

Il politologo era stretto tra la presentatrice, la giornalista Simonetta Fiori, e il direttore di Repubblica Maurizio Molinari. La Fiori ha impostato tutto l’evento inserendo in ogni domanda un attacco al governo Meloni, fatto di accuse e accostamenti fuori luogo e in alcuni casi decisamente risibili.

Come nell’esordio nel quale ha chiesto agli interlocutori: «Il governo si appresta a riscrivere la storia [sic]. Come pensate si possa reagire?». Molinari ci è andato subito a nozze esordendo con l’affermazione che ora in Italia «non si può parlare del Fascismo» [sic].

Con la discussione così indirizzata Pasquino ha buttato là qualche generica considerazione, dimenticandosi del tutto di parlare del libro, che certamente merita e che illustreremo successivamente su queste pagine.

Molinari riscrive la storia

La brusca interruzione dell’incontro dovuta al poco tempo a disposizione e all’evento successivo che premeva, ha cancellato lo spazio riservato di prassi alle domande del pubblico. Ciò mi ha impedito di contestare come avrei voluto il cuore dell’intervento del direttore di Repubblica, tutto incentrato nel sostenere l’equazione Fascismo=Putin.

È incredibile che si pensi di spacciare l’autocrate russo per «fascista» quando la sua Federazione Russa è la diretta continuatrice dell’Unione Sovietica: nel linguaggio, nell’uso della violenza e dell’assassinio politico compiuto da sicari all’estero, nell’universo concentrazionario, nella pratica delle deportazioni e della pulizia etnica, nella disinformazione.

C’è una catena che parte da Lenin e Stalin, da Kaganovič (che cito per le sue responsabilità dirette in Ucraina) e dagli altri dirigenti sovietici per scorrere fino a Vladimir Putin, che in quanto ex funzionario del Kgb rappresenta anche plasticamente l’anello di congiunzione tra Urss e Federazione Russa.

Putin come Stalin

Vladimir Putin con il capello e i baffi di Iosif StalinOccorre ricordare che il sistema criminale che possiamo definire in vari mondi (marxista-leninista, bolscevico, sovietico, socialismo reale), ha cominciato ad «esprimersi» fin dalla sua origine con i massacri compiuti durante e dopo la guerra civile 1919-20 seguita alla presa del potere dei bolscevichi, ovvero quando il fascismo non era nato o stava muovendo i suoi primi passi.

Che l’Holodomor, il genocidio per motivi di classe ordinato da Stalin, precede di 10 anni la Shoah, il genocidio per motivi razziali. Che i metodi usati da Putin nei territori ucraini occupati, sono i medesimi usati dai bolscevichi in Crimea e in Ucraina, da Stalin contro il suo popolo e nei territori dell’Europa Orientale caduti sotto il giogo di Mosca durante e dopo la Seconda guerra mondiale.

Tutto ciò ci appare molto lontano alla triade «Dio, Patria e Famiglia» che nel corso dell’evento è stata richiamata sia per il Fascismo e sia, guarda un po’, per Giorgia Meloni.

Siamo anche convinti che tutto ciò il direttore di Repubblica lo sappia bene e che sia pertanto lui e non il governo Meloni che prova a «riscrivere la storia».

Se tuttavia volessimo concedere a Maurizio Molinari il beneficio del dubbio, gli consiglieremo due libri agili ma preziosi: Tutto scorre di Vasilij Grossman e Il viaggio più lungo di Oksana Zabužko.

Nel primo testo, il giornalista e scrittore russo Vasilij Grossman traccia in forma di racconto l’agghiacciante quadro del sistema criminale leninista sovietico.

Nel secondo, pubblicato quest’estate in lingua originale e appena tradotto da Einaudi, la scrittrice ucraina Oksana Zabužko mette in evidenza il processo di ri-sovietizzazione cominciato subito dopo l’implosione dell’Urss nel 1991 e cresciuto negli anni di pari passo con il consolidamento del potere di Putin e della sua stretta cerchia legata al Kgb. Anche su questo saggio contiamo di tornare con una specifica recensione.

Vincenzo Fratta

 

 

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