SCIENZE
Il futuro della plastica è bio

La plastica tradizionale sarà presto sostituita dalla bioplastica, un materiale reperibile in grandi quantità e con numerosi vantaggi per l’ambiente.

Secondo recenti dati del Consorzio Italiano Compostatori, oltre 100 mila tonnellate di materiali plastici vengono annualmente conferiti sotto forma di sacchi e sacchetti , confezioni di alimenti ed imballaggi vari agli impianti di compostaggio.

Questi materiali devono essere rimossi per evitare il deprezzamento del prodotto finito, il compost. Tale attività è costosa, non sempre efficace e provoca la perdita di grandi quantità di frazioni compostabili. Inoltre, le frazioni di plastica rimanenti rischiano di danneggiare la qualità finale del compost.

Sempre secondo alcune stime divulgate dal Consorzio Italiano Compostatori, oltre 26 milioni di euro vengono spesi annualmente in attività di selezione e smaltimento di imballaggi plastici.

L’introduzione e l’uso di manufatti plastici compostabili, a partire dai sacchetti per la raccolta differenziata dell’umido domestico, contribuiscono in maniera determinante nel perseguimento degli obiettivi di raccolta delle pubbliche amministrazioni e di commercializzazione di compost di qualità da parte dei compostatori.

L’uso di materie prime rinnovabili, infatti, è possibile anche nella produzione di polimeri tradizionali, per esempio il cosiddetto polietilene verde che si comporta, in fine vita, come quello da fonte fossile e non presenta dunque caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità. Questi prodotti possono essere qualificati come “plastiche vegetali”, per evitare confusione con le bioplastiche.

Attualmente nel mondo si consumano all’incirca 250 milioni di tonnellate l’anno di prodotti plastici tradizionali (senza considerare le fibre sintetiche). La capacità produttiva mondiale di bioplastiche è di appena 1 milione di tonnellate l’anno, ovvero meno dello 0,5% del massimo potenziale tecnico di sostituzione delle plastiche tradizionali.

I principali settori di applicazione sono quelli riconducibili alla raccolta differenziata della frazione organica e degli sfalci erbosi (sacchi e sacchetti per l’umido usati in migliaia di comuni italiani), all’imballaggio e al consumo di alimenti (film, posate, catering), al trasporto delle merci (sacchi per asporto merci, sacchi per frutta e verdura), all’agricoltura (film pacciamanti, vasetti).

Secondo l’ultimo Rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) sui rifiuti urbani, datato 2011, la raccolta differenziata della frazione organica ha superato in Italia i 3, 7 milioni di tonnellate, contro i 2,9 milioni della carta e le circa 612 mila tonnellate della plastica. La frazione organica dunque, pur essendo raccolta in una frazione minoritaria del territorio italiano, rappresenta oggi il flusso più importante dei rifiuti domestici raccolti separatamente rappresentando il 34,7 % di tutte le raccolte differenziate in Italia.

Sempre secondo l’Ispra, nel corso dell’anno 2009 è stato prodotto oltre 1,3 milioni di tonnellate di compost, una quantità che porta l’Italia al secondo posto, dopo la Germania in termini di quantità prodotta.

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